PISTOIA. Allora, il destino del padule di Fucecchio mi sembra rappresenti perfettamente il banco di prova di tutte le forze ambientaliste in vista delle elezioni regionali.
Intervengo per ribadire un concetto già espresso: il centro di documentazione e ricerca del Padule deve poter continuare la propria attività perché il patrimonio di competenze sviluppato attorno ad una delle più importanti aree umide europee è una delle poche cose funzionanti in questa Toscana colabrodo.
Non sto a ripetere l’importanza delle ricerche faunistiche e l’alto livello di collaborazioni che il centro del Padule ha stretto con enti scientifici italiani e non; mi limito a segnalare le tante occasioni che una guida responsabile del centro del padule può portare a tutta l’area e ai comuni interessati.
Non è accettabile vedere la candidata al Consiglio Regionale Federica Fratoni praticamente ostaggio del pacchetto dei voti dei cacciatori che detiene il sindaco Galligani, ras dell’Anchione e oscurantista oppositore del Padule e di tutte le sue risorse. Non ha senso nemmeno continuare con la logica dei campanili, piccolissimi e divisi, e degli accordicchi sottobanco. È di dominio pubblico che il sindaco Vanni di Monsummano pare abbia barattato i sani propositi sul destino del Padule per diventare futuro presidente di una Provincia ormai sempre più senza risorse, funzioni e senza bussola politica.
Ripeto ancora, le forze responsabili e interessate a dare speranze e progetti alla Valdinievole devono lavorare assieme e permettere a professioni ed energie locali gravitanti nelle filiere del sistema naturalistico di fare quello che hanno dimostrato di saper fare, magari ampliando con il cicloturismo, ippovie etc.
Altri temi fondamentali per il futuro della provincia di Pistoia sono i parchi agricoli: quello della bioregione Valdinievole sta iniziando il suo iter burocratico ma penso si debba riparlare anche di quello abortito delle Limentre e in generale di qualcosa di simile per la montagna.
In Italia Expo 2015 è la solita occasione per dividere la solita torta cucinata col debito pubblico, cementificando il territorio e lasciandolo costellato di padiglioni che diverranno inutili appena finita la manifestazione. Io penso invece che si debba subito ragionare sul tema della manifestazione, cioè il cibo, la nutrizione e le politiche alimentari.
La politica deve tornare a parlare e a investire in orticoltura, frutticoltura, viticoltura, olivicoltura, zootecnia, caseifici, frantoi e in tutte le attività primarie che si legano alla salute e all’occupazione. Bisogna tradurre i piani di sviluppo rurale in occasioni per rivedere i modelli di distribuzione logistica e consumo. Le mense scolastiche, pubbliche o collettive devono davvero essere indirizzate sulla stagionalità e sulle produzioni locali.
Basta infine al vergognoso finanziamento ai cacciatori dell’ultima finanziaria regionale (o elettorale?) che ha tagliato su tutto, ma proprio tutto fuorché foraggiare la gestione delle attività venatorie, privatizzando gli ambiti territoriali con elargizioni ulteriori ai cacciatori che continuano a sparare nei terreni privati imperversando armati fino ai denti. Ricordiamo che tutti i danni da cinghiali che subisce oggi il mondo agricolo vengono proprio dall’aver assecondato per anni la iper proliferazione di ungulati, irrazionale e sciagurata, voluta dai 90mila cacciatori toscani.
[*] – Ex consigliere comunale