AGLIANA-PIANA. Sono state inutilmente attese le considerazioni dei Sindaci dei tre Comuni proprietari dell’impianto – oltre a quello di Montemurlo – che, evidentemente, preferiscono tenere, anche loro, un “basso profilo” (vedi) come l’ex capo della Procura della Repubblica di Pistoia, Renzo Dell’Anno, poi delegittimato dalla decisione a sorpresa del Consiglio Superiore della Magistratura (vedi), su via Tobagi.
L’unico politico del Pd, che ha riscontrato la nostra richiesta formulata per Pec, è stato l’Assessore regionale Federica Fratoni. Silenzio assoluto dunque da quattro Sindaci, Ferdinando Betti, Giacomo Mangoni, Marco Mazzanti, Mauro Lorenzini e altri politici: da Rinaldo Vanni (Presidente della Provincia), a Alessandro Cialdi (UdC, Quarrata), Gianna Risaliti (Centro-destra Montale), Alberto Guercini (Agliana in Comune), M5S Montemurlo, Lucia Salaris e Alberto Gorgeri (Presidenti delle Commissioni Ambiente Agliana e Montale).
Gli altri hanno risposto così:
Massimo Bartoli – M5S Agliana
Sulla vicenda dell’inceneritore sono stati versati “fiumi di inchiostro” e non possiamo che riconfermare la nostra apprensione e inquietudine per le criticità che saranno destinate a un sicuro aggravamento della salute della cittadinanza dei comuni circostanti all’impianto, già chiaramente compromessa. Invitiamo i cittadini a seguire il lavori del prossimo consiglio Comunale di Agliana, previsto il 10 novembre con una serie di interrogazioni dedicate alle incredibili vicende di via Tobagi.
Maurizio Ciottoli – Fdi/An
Sull’inceneritore di Montale è stata finalmente statuita una, anzi due, sentenze chiare e inoppugnabili che dimostrano – se mai ce ne fosse stato bisogno – la pericolosità dell’impianto. La risposta del Sindaco Mangoni, in relazione alla vicenda dei carboni attivi della soc. Gale, non è solo inquietante e paradossale, diviene confessoria perché conferma la completa anarchia gestionale in cui versa l’inceneritore.
Ormai affidata alla conduzione più approssimativa della “Ladurner/Hafner”, il CdA del Cis deliberò – per resistere alle evidenze – una temeraria azione giudiziaria contro la Gale, poi rivelatasi spericolata, oltreché onerosa: come al solito, i costi degli avvocati, assegnati alla soccombente Cis sono stati solo l’ultimo dei problemi per i sindaci proprietari, che sanno di non pagare, comunque.
La vicenda dimostra la spericolatezza gestionale dell’impianto, improntata a bieche manipolazioni politiche delle lobby inceneritoriste, condotte sulla pelle – e sulle tasche – dei cittadini. Le amministrazioni – solo formalmente proprietarie – sono informate sempre a “cose fatte” e comunque, omettono di informare i Consiglieri di opposizione, per evitare fastidiose critiche.
La storia dei “carboni attivi” è stata scoperta, appunto, dopo quasi un anno dalla sentenza del Tribunale di Milano oramai passata in giudicato, ma sarebbe andata nel dimenticatoio, visto l’atteggiamento omissivo e l’irresponsabilità dei Sindaci piddìni che hanno rinunciato a garantire la tutela della “Salute Pubblica”.
Fabrizio Volterrani – Obiettivo Agliana
Come Nanni Moretti in Ecce Bombo faceva dire a Michele “ce lo siamo meritato Alberto Sordi”, io dico che purtroppo Agliana, Montale e la Piana si meritano l’inceneritore: da quando sono arrivato a vivere ad Agliana (2007) non si parla, non si scrive e non si legge che di sforamenti, inquinamenti, ceneri e morti sospette… Ciononostante, quando si tratta di votare, i cittadini continuano a metter crocette su chi li affumica da anni con becere menzogne… Allora vuol che siamo o sciocchi e conniventi, comunque ci meritiamo l’inceneritore. Dimenticavo, ma i risultati dell’esame epidemiologico stanno al vaglio di qualche premio Nobel?
Federica Fratoni – Assessore ambiente Regione Toscana
Preso atto della sentenza della Corte di Appello, vale la pena ricordare che già all’indomani dello sforamento del 2007 la Provincia di Pistoia avviò un tavolo istituzionale con Comuni, Asl, Arpat, Ordine dei Medici e rappresentanti dei comitati per il monitoraggio dell’impianto di incenerimento di Montale, con l’obbiettivo di creare uno spazio condiviso e di confronto.
Il tavolo negli anni, grazie al contributo di tutti i soggetti, ciascuno per le rispettive competenze, ha portato avanti un importante e costante lavoro di presidio ed ha permesso di restituire alla comunità informazioni, dati e studi scientifici.
Si è dato vita ad esperienze originali, a partire dal convegno nazionale sugli impianti di incenerimento del 2011, con la presenza di studiosi ed esperti, per rendicontare i risultati delle indagini ambientali e veterinarie di Asl e Arpat e confrontarle con altre realtà, fino all’indagine epidemiologica tuttora in corso.
Un’indagine per la quale questo Assessorato, come condiviso nell’ultima riunione del tavolo tecnico e istituzionale, si è impegnato a mettere a disposizione ulteriori risorse per i nuovi approfondimenti che Arpat porterà avanti.
Gruppo “Sinistra Unita per Montale”
Sulla questione dell’inceneritore, la sentenza “Tibo-Capocci” mette il re a nudo e pone l’attenzione su una verità fondamentale: l’impianto fa male alla salute.
Hanno la stessa potenza di un sasso gettato in uno stagno peraltro già molto agitato, le motivazioni della sentenza della Corte d’Appello di Firenze che confermano la condanna dei due imputati per gli episodi di sforamento del 2007.
È un destino quasi beffardo quello che vuole che tale sentenza venga conosciuta e pubblicata proprio nei giorni in cui si è verificato un episodio simile a quello che dette l’origine alle indagini e alla successiva condanna, e che si ripropone oggi in tutti i suoi aspetti inquietanti e preoccupanti, tanto far esclamare che – purtroppo – niente è cambiato sotto questo sole, sempre più offuscato da fumi incontrollati di diossina e inquinanti vari.
Vari i punti di rilevo che caratterizzano le motivazioni della sentenza, che non possono non richiamare alla mente i recenti episodi verificatisi:
- La storia del mancato funzionamento dei carboni attivi (utilizzata anche per l’ultimo episodio e poi smentita) è rigettata dalla corte come inconsistente, dal momento che, come si legge, “non è certo che la cattiva qualità di tale prodotto fosse l’unica causa del superamento dei valori delle emissioni tossiche perché non vi era la prova che il carbone attivo in uso nei filtri al momento di tali superamenti provenisse dal nuovo fornitore, e non poteva neppure escludersi che venisse utilizzata una quantità di carbone insufficiente per abbattere le diossine dei fumi prodotti dall’inceneritore”
- È appurata – e finalmente, ci viene da dire! – la responsabilità civile ma soprattutto penale nei confronti di coloro che “avevano il dovere di evitare con qualunque mezzo l’emissione di sostanze inquinanti (…) e avrebbero dovuto intervenire immediatamente per ricondurre tali emissioni nei parametri di legge, qualunque fosse la causa di tale evento”.
La corte ha finalmente messo nero su bianco che chi sbaglia paga: soprattutto quando c’è in gioco la salute dei cittadini! Assolutamente confortante è quanto si legge a pagina 3 e successive, nelle quali viene respinta l’idea che “non era dovere, per il presidente del Consiglio di Amministrazione del Cis, attivarsi per conoscere il risultato delle analisi, ma solo un dovere dei tecnici che gestiscono materialmente l’impianto”.
Viene finalmente invece specificato che le autorità preposte “hanno il preciso dovere di essere sempre informate e di informarsi circa il corretto funzionamento dell’impianto”. Insomma, c’è un richiamo, forte e chiaro, alla responsabilità civile, penale e sanitaria dei responsabili istituzionali a vari livelli; richiamo a cui ancora oggi i ‘nuovi’ responsabili sembrano essere sordi. - Infine la Corte d’Appello riconosce “l’instabilità” dell’impianto di Montale e soprattutto la pericolosità per la salute degli inceneritori, alla faccia dello “Sblocca Italia”, di chi lo ha votato e di chi lo ha sostenuto implicitamente o esplicitamente: “l’evento suscitò notevole allarme nella popolazione che viveva in prossimità dell’inceneritore, a causa dei notori sospetti in merito alla pericolosità delle emissioni di simili impianti, circa le quali non è escluso che concorrano a provocare patologie tumorali nel lungo termine”.
One thought on “il coraggio dei conigli. INCENERITORE: O QUANDO IL SILENZIO È MEGLIO DELL’EVIDENZA”
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