PISTOIA. Domenica scorsa, a Pistoia, è accaduto ciò che doveva accadere.
Ha vinto la destra? No, non è quello l’importante. Ha vinto l’alternanza e quindi la democrazia? No, nemmeno questo è importante.
La democrazia si manifesta col voto e chi vince ha diritto di governare.
Ed allora cosa è successo di veramente importante? Ecco…, io direi che il significato vero di quello che domenica si è verificato si può riassumere in una sola parola: “coraggio”.
Sì, finalmente il coraggio dei cittadini di andare contro la propria storia, contro l’abitudine ad affidarsi ad un ipotetico rappresentante dei propri ideali per dare, invece, sfogo ad un disagio che da tempo, da molto tempo era presente in loro, nella città, nella nazione tutta.
Ed allora Alessandro Tomasi è stata la persona giusta, al momento giusto.
Niente è valsa la campagna, anche assurda e fuori da ogni attuale contesto politico, che voleva dipingere il Sindaco come portatore di chissà quale ideologia xenofoba, razzista, squadrista e quant’altro.
Certo, è persona di centrodestra e quindi lontana dalla mia ideologia e dai miei valori che, ad esempio, prediligo più il pubblico al privato.
Ma il Pd rappresenta davvero il partito dell’acqua pubblica? Della scuola pubblica? Della sanità pubblica? Della difesa dei diritti dei lavoratori? Della difesa della Costituzione?
E potrei continuare per molto ancora, ma la risposta sarebbe sempre e solo no.
Ed allora, ben venga questo bagno di umiltà. Capire che non tutto è lecito o permesso, tanto si vince a prescindere.
Tutto questo avrà però senso se riusciremo a capire davvero dove abbiamo sbagliato, ripartendo da zero e ricostruendo quella fiducia giustamente perduta.
Da tempo è necessaria una sinistra vera, dai sani principi, che parta dalla base e che cerchi di rispondere ai reali bisogni della gente: il lavoro, la giustizia sociale, la famiglia, i diritti civili.
Che non abbia come interlocutori privilegiati invece le banche, l’alta finanza, le lobby in genere. Mentre fino ad oggi si sono spacciati per sinistra ed anche quella estrema, molto spesso solo coloro che volevano poltrone e campare di politica.
Ed allora ben venga la ripartenza, ma che i partecipanti siano diversi da coloro che fino ad oggi hanno condotto il gioco.
Le stesse facce, gli stessi cognomi che troppo hanno avuto e molto poco hanno dato.
Perché la politica è passione e chi l’ha intesa finora come professione, è bene che si rivolga ai centri per l’impiego.
Oggi è tempo di cambiare, di riscoprire sani principi, senza ambiguità e false promesse.
Non c’è più margine d’errore per la sinistra.
Michele Parronchi