PISTOIA. “Oggi la salvezza è entrata in questa casa” … il regno dell’amore è dentro di noi, una grande speranza che ci sostiene sul baratro del nulla è nata, ringhiera toccata nei momenti di solitudine e angoscia, dai cuori stanchi e oppressi.
“Si attendò” fra noi, vermiciattoli di Giacobbe, una luce che rischiarava e illumina ancor oggi dopo venti secoli, un Dio inatteso prese le sembianze di un uomo giudeo in carne e ossa in una oscura provincia dell’Impero Romano.
Camminava insieme agli altri, sulle strade polverose e soleggiate della Galilea, umile carpentiere per trent’anni, in un nascondimento silenzioso, il figlio dell’uomo camminava facendo del bene, senza lasciare tracce di pietra, ma solo spargendo amore, istruendo ma senza parole scritte.
Ogni notte dopo di lui non fu più notte oscura, se non per salire verso la vera luce che squarcia le tenebre della solitudine, ogni slancio d’amore divenne un palpito del suo cuore per ogni creatura battuta ai margini della strada. In fondo ad una taverna impregnata di tanfo vinoso, nella solitudine più abbandonata, insieme ma soli con compagni di sventura, lui sarà con te al tavolo a bere il calice amaro del tradimento, sarà con te quando gli amici più cari ti volteranno le spalle dopo che si saranno ricreduti sul tuo conto e tu sarai in compagnia di nuovo con un certo Giuda Iscariota.
Con lui uscirai da quel luogo per cercare altre consolazioni, per venderti quella speranza intravista. Con lui getterai le trenta monete, ma lui ti aspetterà sempre, “starà alla porta del tuo cuore e busserà”, non darà tregua alle tue insoddisfazioni, le sue parole durano da venti secoli, sembrano eterne rispetto alle chiacchere dei filosofi.
Ti accoglierà con un “amico per questo sei qui” mite e umile di cuore, e tu non potrai nasconderti al suo sguardo. Una speranza è sorta sul mondo, da allora questo Dio è in “agguato sulla vita di ogni uomo”… Natale: alfine noi crediamo che tutta la luce si sia concentrata in un sol punto, come una lente d’ingrandimento ha infiammato molti cuori tiepidi, che ciò che aneliamo nel profondo prenda le sembianze di un Dio inatteso che ciò che professiamo la domenica non sia così banale né scontato!
Un Dio che esce dalle nostre chiese piene di attese, un Dio abitudinario che non conosce per noi amore più di un bel canto, dentro libri di preghiera e catechesi, sommerso e savrastante da tanto. Se liberato dagli incensi e dai pesi si mostrasse nudo, inchiodato ancora
Nel volto segnato, nel disoccupato, nell’emigrante di ogni etnia, nel povero disgraziato, nel giovane sazio e divorato dalla noia, oggi, lo riconosceremo fuori da ogni sacrestia?
[massimiliano filippelli]