«IL FIOCCO ROSA» DI LAURA LOPES SIERA

Laura Lopes Siera
Laura Lopes Siera

PISTOIA. È scesa dal treno, preso a Viareggio, alla stazione di Pistoia in completo nero, con un trolley rosso. Si è guardata intorno. Poi, dai sorrisi, ha capito che eravamo andati a prenderla e così ci siamo incamminati, con tutta calma, alla libreria Feltrinelli, in via degli Orafi, dove Laura Lopes Siera era attesa per la presentazione del suo primo libro, Il fiocco rosa che passò da Medjugorje (Akea edizioni, 16 euro).

“Non sono mai stata con una donna – racconta Laura Lopes Siera, diventata Laura nel 1998, dopo che a Londra la chirurgia riuscì a cancellarle le origini sessuali – e questo mi manca un po’. Scherzo, naturalmente, sono felice di essere quella che sono anche se, onestamente, arrivare fino a qui mi è costata molta fatica, tanto dolore e parecchia cattiveria. A cominciare dal coraggio che non ho avuto, dalla scarsissima collaborazione e comprensione che ho ricevuto, soprattutto in casa, dai miei genitori. Certo, non erano ancora i tempi, forse. E non è ancora finita, pare”.

Ha ragione, Laura, è vero, perché anche recentemente, purtroppo, la storia racconta la brutale aggressione di cui è stata vittima fuori da una discoteca della provincia di Pisa. I segnali sono ancora lì, sotto l’occhio sinistro e nel cuore.

“Nel viso non si vede quasi più nulla, ma le cicatrici del cuore non se ne andranno tanto facilmente, forse mai – aggiunge – ed è giusto così, mi preme sottolineare. Questa strisciante intolleranza che agita il sottobosco umano è una delle cose più viscide e pericolose che possano ancora esistere. E invece che essere ormai ultimi bagliori incivili e violenti di schegge impazzite, la società sembra avere tutta l’intenzione di ripresentarli come cultori e tutori della razza. Sarebbe meglio che ognuno di noi pensasse alla propria anima, quella che ci abbandonerà, tutti, un attimo prima di morire: saranno le anime la nostra eternità, ma perché possano volare chissà dove è necessario che si presentino libere e linde. Non certo dal peccato”.

Non è diventata una moralista, Laura. Anche nel suo libro non fa certo mistero del suo rapporto frenetico, folle e assurdo con la prostituzione e la cocaina.

“Ero riuscita ad inserirmi nel mondo del lavoro – dice ancora –. Poi, improvvisamente, un inaspettato licenziamento. E allora, via in strada, a fare la vita. E a sniffare, parecchio. Sono quasi inscindibili, quei due mondi, ma ora, con non poca fatica, posso dire di essere riuscita ad abbandonarli entrambi”.

Nel libro c’è questo e molti altri tasselli della vita di Laura Lopes Siera: dall’infanzia mai vissuta come avrebbe voluto alle prime ribellioni, incomprensioni, fughe. Poi ci sono i viaggi, di piacere, le conoscenze, gli amori, le passioni, le delusioni, le sconfitte. Cocenti. L’intervento a Londra, una vita che nasce a 38 anni, con un corpo che finalmente è diventato altro, altra, ma che ora, finalmente, si riconosce, si piace, si ama e soprattutto ha voglia di essere amato. Il lavoro, nel mondo del turismo, l’illusione di poter cancellare il passato e la realtà che si ripresenta, improvvisamente, in tutta la sua cruda imprevedibilità.

“Ho toccato il fondo, ma sono riuscita a risalire. Non è ancora finito, il tragitto della rieducazione, ma credo di essere sulla strada giusta. I viaggi in Africa e a Medjugore hanno rappresentato molto nella mia vita in questi ultimi anni: ho conosciuto il dolore, quello vero e ho capito che occorra voltarsi indietro, sempre, per capire da quale parte vogliamo andare. E arrivare”.

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2 thoughts on “«IL FIOCCO ROSA» DI LAURA LOPES SIERA

  1. La teoria del “giustificazionismo” a me non piace e se tutte le donne/uomini che perdono il lavoro devono andare a ” battere”, noi dove andiamo a “sbattere?”.

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