MONTALE. «L’Italia non è una repubblica democratica e non è fondata sul lavoro».
Questo deve essere il primo periodo grammaticale della nuova Costituzione, quella che ormai hanno scritto le sinistre da quando ci hanno imposto 4 (dico 4) governi non eletti (Monti, Letta, Renzi, Gentiloni); un parlamento illecito da Rosatellum, e un non-presidente della repubblica che si è fatto acclamare da un parlamento dichiarato illecito dalla corte costituzionale di cui lui stesso, Mattarella, faceva parte.
Aggiungeteci che:
1. in Europa non contiamo una minchia;
2. abbiamo un governo che somiglia di più a un branco di braccianti rissosi nei campi della raccolta dei pomodori che non a un organo istituzionale.
Questo è il quadro di riferimento.
E ora veniamo a quella specie di vergüenza che è stata la “sacra rappresentazione” del venerdì santo montalese; una notizia che ha turbato profondamente l’anima tenera di Don Ferdinando e di Donna Paola: tutto quello che hanno dovuto subìre da un attacco fascista e strumentale.
Ripercorriamo, passo passo, gli eventi o rischiamo di non capire bene.
- Il 6 maggio scorso, Alessandro Romiti – un rompiballe peggiore della Gretina di Feltri – pubblica fondi pubblici. Betti e Nanni indagati?
È un articoletto in cui si parla di una certa situazione di insoddisfazione per la suddivisione di fondi destinati alla Protezione Civile: rileggetelo attentamente.
Si dà tutto per “probabile”, incerto, insicuro, da verificare, da approfondire e quant’altro.
Non è detto da nessuna parte che, in ipotesi, a segnalare certe anomalie alla Procura della Repubblica siano stati Vab, Croce d’Oro o Misericordia. È semplicemente uno «stiamo a guardare cosa succede». La comandante Nanni è appena citata di striscio. - La cosa più normale da fare per Don Ferdinando e Donna Paola? Un comunicato immediato, congiunto, chiaro; e la pubblicazione – per trasparenza che non c’è e non c’è nemmeno mai stata – di tutto il fascicolo dei fondi.
Ma né Betti né Nanni odono la voce di colui che grida nel deserto: preferiscono ignorare. Al contrario ecco i tre, della Trinità di Montale, rizzare il capo come un cobra pronto a scattare. - Il 7 maggio nel pomeriggio compare, infatti, una nota stizzita e un po’ schizofrenica in montale & fondi pubblici. Protezione civile e sindaco Betti? Macché, sono tutte rose e bacioni alla Salvini! Viene onestamente da chiedersi: li ha mandati Don Ferdinando in avanguardia e avanscoperta? Chissà.
Donna Paola è muta come un pesce; anche perché sembra che in questi giorni sia stata e sia in ferie.
Si noti soprattutto questo: noi abbiamo ufficialmente invitato, con mail Pec, i due interessati a replicare e chiarire, se del caso, ai sensi dell’art. 8 della legge 47/48 (Risposte e rettifiche): macché.
Pare che sia l’uno che l’altra non sappiano né leggere né scrivere: silenzio; «infinito silenzio» e «profondissima quiete», direbbe il vate di Recanati, «ove per poco il cor non si spaura».
Nessuno scrive al colonnello; nessuno ritiene di dover, civilmente e democraticamente, intervenire, forse perché i giornalisti – questi mentecatti – se non la pensano Proprio iDenticamente a chi esercita il potere, sono dei buzzurri cialtroni e beceri. -
il 10 maggio Romiti scrive teatro dell’arte. Ferdinando, la Donatella e la Paola.
Vi si parla del duo che si precipita in Procura a sentire se c’è nulla in giro a loro carico.
Lo fa in maniera ironica, il Romiti; un po’ – diciamo – a presa di culo: ma che volete? Saggezza contadina (quella dei veri uomini di sinistra e non dei democratici borghesi della Ztl) vorrebbe che, se la loro coscienza era in perfetto equilibrio, non ci fosse tanto silenzio e tanta fretta di andare a far visita, come Renzo e Lucia, a don Abbondio per uscirsene con un matrimonio a sorpresa!
Ma ci vuole tanto a calare le carte in tavola? Non avevamo chiesto a nessuno dei due di calare le brache, ma in tutto questo “protezionismo reticentoltranzista” e silenzio sprezzante, non c’è il rischio di far pensare che non si vogliono calar le brache perché il Pampers che sta sotto non è lindo e candido come il marmo di Carrara?
Donna Paola, addirittura, pur essendo – a quanto si dice – ufficialmente in ferie, indossa la divisa per salire a corsa le scale del Kgb. - Alle 17:37, sempre del 10 maggio, ecco che on line appare – su Report Pistoia – un articolo a sigla i.l. (Ilaria Lumini?) dal titolo Montale, nessuna indagine a carico del sindaco e del comandante della Pm – Betti: “Strumentalizzazione politica volta a screditarmi”.
- E qui comincia il divertimento.
Scopriamo sùbito che «La notizia [è stata] divulgata sui social [e che] parlava di un’inchiesta avviata in seguito ad una segnalazione delle associazioni di volontariato montalese (Croce d’oro di Montale, Misericordia di Montale e Vab)».
Amici di Report, non ci siamo proprio. Sappiamo bene che non volete pronunciare il nome di Linea Libera (come del resto Don Ferdinando), ma da qui a definire genericamente «social» una testata che prende a testate anche i muri, scusate, ce ne corre un bel po’!
E poi quando mai Alessandro Romiti ha asserito che a segnalare la cosa alla Procura erano stati i tre della Protezione Civile di Montale? Ma prima di scrivere, non ci si informa un po’ di più e un po’ meglio?
È vero che la frenesia di fare prima e di essere i primi a pubblicare, per bruciare gli altri, urge e morde le chiappe, ma non bisogna eccedere: ci sono già i politici che lo fanno fin troppo bene… -
i.l. inoltre scrive: «Non solo, Betti e Nanni hanno richiesto alla Procura della Repubblica di avere comunicazione delle eventuali iscrizioni esistenti a loro carico (numero del procedimento, reato contestato, persona offesa e magistrato che se ne occupa) nel registro delle notizie di reato, ai sensi dell’art. 335 del codice di procedura penale.
- “Non risultano iscrizioni suscettibili di comunicazione” si legge in risposta nei due documenti», scrive i.l..
E qui si apre un altro capitolo: se un semplice cittadino – e si noti il semplice – si presenta in Procura e chiede le informazioni di cui sopra, si sente rispondere «faccia una richiesta ex art. 335». Ma questo comporta normalmente un’attesa di tre settimane circa per la risposta.
Dunque, risposta a razzo per Don Ferdinando e Donna Paola; risposta a piedi scalzi e sul breccino per tutti gli altri cittadini semplici? - Ma i.l. scrive «Non risultano iscrizioni suscettibili di comunicazione” si legge in risposta nei due documenti».
E allora le domande sono due:
1) i.l. ha davvero letto i due documenti di cui parla o li ha solo sentiti rammentare da Don Ferdinando e Donna Paola? i.l. ha avuto la copia della risposta fra le mani o no? E perché i due presunti innocenti non hanno diffuso in rete la documentazione eventualmente rilasciata loro dalla Procura?
2) Ma, a questo punto, la seconda domanda è: perché io, o anche i.l., se andiamo in Procura a chiedere, dobbiamo attendere tre settimane per un 335, mentre invece altri ottengono le stesse notizie con privilegi che testimonierebbero, se veri, nei fatti, che la legge non è uguale per tutti e che «L’Italia non è una repubblica democratica e non è fondata sul lavoro»? - Don Ferdinando ha subito indetto una conferenza stampa e, guardandosi bene dall’invitarci (un vero coraggio da leone!), ha fatto altrettanto ben vedere quanto onorevole rispetto civile e quanta sincera democrazia verace come le vongole, scorrano nel suo sangue rosso.
- Ma nessuno dei giornalisti invitati (e quindi graditi al sistema) gli ha chiesto perché non aveva chiamato lì, in quella sede, anche chi aveva tirato il sasso nello stagno?
Se ne sono dimenticati? Ma tu guarda! Eppure noi di Linea Libera saremmo stati in prima fila – forse però con troppo imbarazzo per Don Ferdinando, il Sindaco della allegra Bouvette a palazzo comunale. - Stupefacenti, infine, le conclusioni dei presunti innocenti: «è mia intenzione rivolgermi a vie legali», dichiara Betti nell’articolo di i.l.; “Io mi reputo danneggiata, questa è calunnia e non è più diffamazione” ha detto il comandante della Municipale, Paola Nanni».
Ne prendiamo atto. A Don Ferdinando rispondiamo con un: ma non era più semplice parlare con noi, piuttosto che tirarla fino alle minacce con un modus operandi indegnamente inaugurato, decenni fa, da quel bel tomino di democratico di Massim[in]o D’Alema allorquando citò Forattini?
Non si copra di ridicolo, Sindaco Betti: come vittima innocente del complotto, ci ha guadagnato e fa perfino una bella figura sotto elezioni! Ma… che lo abbia fatto apposta…? - Per Donna Paola il discorso è un po’ più complesso e finanche pesante, dato che non si tratta di un politico, ma di un funzionario con funzioni tecniche di dirigenza politicizzato.
- La dottoressa Nanni non ha ben chiaro cosa significhi calunnia, art. 368 c.p.:
«Chiunque, con denuncia [c.p.p. 333], querela [c.p.p. 336], richiesta [c.p.p. 342] o istanza [c.p.p. 341], anche se anonima o sotto falso nome, diretta all’Autorità giudiziaria o ad un’altra Autorità che a quella abbia obbligo di riferirne o alla Corte penale internazionale, incolpa di un reato taluno che egli sa innocente, ovvero simula a carico di lui le tracce di un reato, è punito con la reclusione da due a sei anni.
«La pena è aumentata se s’incolpa taluno di un reato pel quale la legge stabilisce la pena della reclusione superiore nel massimo a dieci anni, o un’altra pena più grave.
«La reclusione è da quattro a dodici anni, se dal fatto deriva una condanna alla reclusione superiore a cinque anni; è da sei a venti anni, se dal fatto deriva una condanna all’ergastolo; [e si applica la pena dell’ergastolo, se dal fatto deriva una condanna alla pena di morte]». - Evidentemente non basta essere laureati in scienze motorie né fregiarsi di un «Master di 1° livello modulo giuridico-criminologico-sociologico-Programmazione di azioni interforze all’istanza di sicurezza da parte della cittadinanza; mediazione dei conflitti, coesione sociale e civile convivenza» e svolgere le funzioni di comandante per capire la legge e i suoi trucchi e risvolti…
- tantoché Donna Paola dovrebbe riflettere su queste circostanze: la Signora Nanni, ufficialmente, pubblicamente, on line annuncia e denuncia, dinanzi al Sindaco (autorità che ha «obbligo di riferirne» al magistrato), che Linea Libera la ha calunniata; dunque ci «incolpa di un reato» che sa che noi non abbiamo commesso.
Da ciò zampilla la domanda: chi è che calunnia, Linea Libera o la Signora Comandante Nanni? - E poiché Don Ferdinando era presente alle affermazioni pubbliche della Nanni, e anzi la sosteneva (vedi sempre articolo di i.l.), avendo il Sindaco, come pubblico ufficiale, l’obbligo di riferire al P.M. riguardo a questa accusa, se non lo farà, non potrebbe rischiare di picchiare il naso nell’ipotesi di cui all’art. 328 c.p. (Rifiuto di atti d’ufficio. Omissione)?
- Anzi: in nome della democrazia e della legalità di cui Betti è severo e rigoroso custode, e a mente di quanto disposto dal cit. art. 328 («il pubblico ufficiale o l’incaricato di un pubblico servizio, che entro trenta giorni dalla richiesta di chi vi abbia interesse non compie l’atto del suo ufficio e non risponde per esporre le ragioni del ritardo, è punito con la reclusione fino ad un anno o con la multa fino a milletrentadue euro. Tale richiesta deve essere redatta in forma scritta ed il termine di trenta giorni decorre dalla ricezione della richiesta stessa»), si fa, qui, formale istanza pubblica e pubblica richiesta acciocché, onorando i suoi doveri, Don Ferdinando riferisca, diligentemente e senza indugio frapporre, al P.M. che un suo pubblico ufficiale, la Dott.ssa Paola Nanni, comandante della polizia municipale di Montale-Agliana, ha pubblicamente accusato Linea Libera, e chi vi lavora, incolpandoli di averla calunniata; questo pur sapendo che nessuno di noi, giornalisti mentecatti, ha mai presentato denuncia, querela, richiesta o istanza diretta all’Autorità giudiziaria nei di lei confronti e ai di lei danni.
Il termine dei 30 giorni di legge per provvedere, decorrerà, per il Sindaco, dalla data delle ricevute della posta certificata che inoltreremo. - Anzi 2: lo stesso obbligo di riferire al P.M. incombe – curiosamente e tragicamente –, oltre che su Don Ferdinando, sullo stesso Comandante Nanni, in quanto pubblico ufficiale e ufficiale di P.S. E non si scappa.
Ce la farà, il Comandante, a farcela…?
Ci fermiamo qui, chiarendo e ribadendo che è così che, in questa testata, intendiamo onorare la professione giornalistica. Altri particolari in séguito, probabilmente.
Buon pranzo e buona domenica a tutti – ma cercate di non farmi perdere troppo tempo, perché, per me come per Vittorio Feltri, ultrasettantenne, il tempo, ormai, è prezioso e va speso bene e in soste gratificanti lungo gli ultimi chilometri della tappa!
Edoardo Bianchini
[direttore@linealibera.it]
Diritto di critica
Chiediamo scusa al povero lettore massacrato da questo lunghissimo “fascicolo da Tribunale”, ma… quanno ce vo’, ce vo’ !
7 thoughts on “il gioco delle parti. BETTI, NANNI & C.: «È TUTTO UN COMPLOTTO!»”
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