PISTOIA. Con quelle facce un po’ così, quell’espressioni un po’ così, che hanno Sara Bonaventura e Claudio Cirri, il più è fatto. Se poi, a quei due tipi semiseri, aggiungete la loro creatività, musicale e fantastica, l’operazione-teatro esce alla perfezione.
Domenica 5 luglio, nella sfruttatissima Sala delle Carrozze di Villa di Scornio – location ideale, soprattutto per il naturale refrigerio da sotterraneo, per le rappresentazioni estive – è andata in onda (si replica da domani a giovedì 9 luglio, alle 18:30) – esperimento parecchio televisivo –, la prima delle quattro puntate Il giro del mondo in 80 giorni, ambientamento, a dir poco fantastico, del capolavoro di Jules Verne messo all’anima e in scena da quelli del Teatro Sotterraneo, che sono i due showgirlman e l’adattatore Daniele Villa.
Mezz’ora scarsa, cronometri alla mano, per raccontare l’improvvida sfida del protagonista di riuscire, alle soglie dell’800, di compiere il giro del mondo, tra ferrovie, battelli e spostamenti improvvisati, il giro del mondo in ottanta giorni. Ma solo il primo tratto, quello che conduce il gentiluomo Fogg e il suo maggiordomo, Passepartout, da Londra a Bombay. Per chiudere il cerchio, riuscire nell’impresa e conquistare le 20.000 sterline scommesse, il pubblico, almeno, dovrà pazientare fino al 15 dicembre, in Palazzo Fabroni, per l’esattezza, dove si consumerà il quarto e ultimo tratto della spedizione, da New York a Londra.
Perché Fogg e Passepartout da Bombay si dirigano a Yokohama e poi da Yokohama arrivino a New York da dove ritorneranno al punto di partenza, la scenografia, minimalista, a quiz, spassosissima, bisognerà pazientare fino al 28 settembre, rappresentazione della seconda tappa e poi all’11 novembre, terzo e penultimo step.
Ogni rappresentazione, come quella di cui vi stiamo raccontando, sarà puntualmente replicata quattro volte ed è per questo che non ci permetteremo mai di svelare gli angoli di suspense, conditi da maestria ironica, di ogni singolo spostamento.
Sofia Morano, al violino e Emma Longo al flauto, giovanissime strumentiste della scuola Gabellini, sono gli altri due elementi indispensabili alla vicenda: il sottofondo sonoro, ricercato, colto, ma sfrontato, fa parte del gioco complessivo di trattare, con l’intelligente simpatia che si deve all’autore, la trama fantastica di un romanzo che ha appassionato milioni di adolescenti; le contaminazioni contemporanee sono pertinenti, mai invasive, sistematicamente e puntualmente opportune, perfettamente allineate agli sguardi, distaccati, dei protagonisti, che mettono in risalto il loro camaleontismo, arma vincente della filosofia che dagli esordi contraddistingue la giovane compagnia teatrale.
E ogni rappresentazione, molto probabilmente, confiderà nel mega schermo del mondo spiattellato, dove si appuntano identikit e banconote, come un vecchio Monopoli, con tanto di imprevisti e quiz, con i quali Sara e Claudio interagiscono ancor più massicciamente con il pubblico, preda, consapevole, della loro ilarità.
Uno sketch lungo meno di 30 minuti, un susseguirsi di storia racconta e letta su apposite brochure teatrali e battute improvvise, che sembrano appartenere al lirismo onirico di Verne, che si presta idealmente alla voglia di corretta rivoluzione che anima la coppia sul palcoscenico.
Il Groove è esemplare, il risultato, stupefacente: vanno par che tornino, Sara Bonaventura e Claudio Cirri, sincronizzati alla perfezione nei tempi di un cabaret da piccolo schermo, dove incombe, regina, la pubblicità, che è l’anima commerciale delle loro rappresentazioni. Un lord inglese e la sua lady, che animano le conversazioni didattiche di Fogg e Passepartout e queste continue incursioni che altro non fanno che appassionare ulteriormente il pubblico già fortemente predisposto a lasciarsi cullare lungo la circumnavigazione della terra, con una calma incredibile nonostante la scena sia costellata dalla falsa ma riuscitissima adrenalina dei tempi tecnici, tanto del giro del mondo che della rappresentazione.
L’uscita di scena, a bordo di una Lancia Fulvia che arriva da dietro una volta spalancati i portoni, è il degno epilogo a questo primo tratto di strada. Mancano gli altri tre, il viaggio è ancora lungo. Ci sarà da divertirsi.