PISTOIA. Fondazione Tronci e Associazione Culturidea organizzano una serata di analisi e confronto sull’ultima fase della guerra di liberazione, quella, in sostanza, che ebbe luogo successivamente al 25 aprile.
Durante la serata del 26 giugno poi sarà anche possibile sviscerare il ruolo dei fascisti toscani a Salò argomento di altri due testi di Andrea Rossi con particolare riguardo per alcuni illustri pistoiesi.
Occasione per sviscerare questo avvincente tema è la presentazione dell’ultima fatica dello storico ferrarese Andrea Rossi “Il Gladio spezzato” che avverrà proprio in corso Gramsci 37 venerdì 26 giugno alle 21.
Il tema del testo vuole sfatare quella che nella memoria collettiva del Paese è considerata una verità storica. “Il 25 aprile 1945 è la data che segna la conclusione della guerra”. Quel giorno, in realtà, commemora l’insurrezione generale proclamata dal Comitato nazionale di liberazione e la fuga da Milano di Benito Mussolini assieme alla maggior parte degli uomini del governo della Repubblica sociale italiana. Furono questi gli atti che segnarono la fine del regime fascista, ma non il termine delle ostilità.
Il conflitto si concluse soltanto sette giorni dopo, il 2 maggio 1945, al termine di complesse trattative segrete fra tedeschi e americani, mentre ancora continuavano i combattimenti in tutto il nord Italia. In quelle giornate cruciali, Rodolfo Graziani, capo delle forze armate di Salò, delegò il comandante delle SS in Italia, Karl Wolff, a trattare la resa anche per le truppe sotto il suo comando: oltre cinquecentomila uomini, suddivisi in quattro divisioni e decine fra reggimenti e battaglioni nominalmente autonomi ma nei fatti sotto stretto controllo della Wehrmacht.
La ricerca del testo di Andrea Rossi, condotta tramite indagini su bibliografia e documentazione d’archivio inedita, italiana e tedesca, mette a fuoco il collasso e la fine di queste formazioni, indagate da una storiografia ufficiale non sempre puntuale, o da agiografie nostalgiche lacunose e imprecise.
Dallo studio, che segue la cronologia delle giornate successive all’insurrezione nel nord Italia, emerge chiaramente come al momento in cui il gladio (la mostrina dell’ultimo esercito di Mussolini) si “spezzò”, poco o nulla era stato programmato per gestire la resa della repubblica fascista; ci furono quindi ingenuità, tradimenti, voltafaccia, doppi e tripli giochi, furbizie dei capi ai danni dei loro sottoposti, fughe ignominiose a caccia di vestiti civili; ma anche – sarebbe ingiusto dimenticarlo – atti di estremo coraggio, isolati gesti di coerente responsabilità, e talvolta dimenticate azioni a difesa degli interessi nazionali.
Il tutto mentre i nazisti, occupanti rapaci e spietati, osservavano quanto accadeva ai loro ex alleati ad oltranza con l’indifferenza di chi ha separato la propria sorte da quella di chi invece andava incontro alle inevitabili rappresaglie successive ad ogni guerra civile.
[culturidea]