Del sindaco, alla fine, resta l’augusto profilo di giocatore di burraco e l’idea di un lettore di libri di narrativa (frottole o Favole al telefono di Rodari?) e di romanzi d’avventura (ma non mi spiacerebbe interrogarlo un po’ alla cattedra, per approfondire il discorso…)
BASSANINI, BASSANINI…
HAI TU FATTO SOL CASINI!
IL PARTITO LI HA ORDINATI
E IN CASÌN CI SIAM TROVATI!
DEVO DIRE (e fare) un mea culpa, mea culpa, mea maxima culpa. Ma non preoccupatevi: non recito un atto di dolore per il puttanaio che ho sinora stampato sul tema snaturamento/stupro del Montalbano e del territorio quarratino più in generale; un’inchiesta che stamattina un caro amico ha ben definito con questa frase azzeccata: «Ciao Edoardo! Stai aprendo il vaso di Pandora…».
No. Il mio atto di contrizione non è per questo, anche perché, nonostante tutte le puttanate che vengono dette su ciò che scrivo da parte dei “servi del sistema”, le carte false non le faccio io: le confeziona, giorno dopo giorno, con merdosa costanza da Inferno dantesco, un apparato burocratico che non è certo una luminosa placca di ottone, tirata a specchio, come se ne vedono ai portoni delle ville signorili sui viali di Firenze.
Il bello, amici cari (alla Sen. Razzi) che vi fate li cazzi vostri, ha ancora da venire a giudicare i vivi e i morti. Il bello sarà in aula, quando qualcuno dovrà trovarsi con il culo scoperto e sentirà freddo proprio in quel neo a grinze che il democratico Crocetta si fece sbianchettare a spese del popolo della Regione Sicilia.
E allora – chiederete – perché tanta sollecitudine per un mea culpa? Presto detto: perché non avevo mai letto il curriculum con cui si presenta un sindaco responsabile della vita e della morte di 26.727 elettori che, da buoni piddini e democratici di sinistra, lo votano per la seconda volta soltanto per il fatto che, come l’Ornella Vanoni, si sono innamorati di lui perché non avevano niente di meglio da fare (o da faVe, se uno ha l’èrre/èVVe di Tremonti).
È per questo che mi batto il petto: per non aver mai letto, prima d’ora, la totale inconsistenza del primo cittadino della bandiera (ma a mezz’asta) di Quarrata: bianca e rossa, dato che Quarrata si regge sui Dc passati attraverso i campi di margherite; ma, ancor più e peggio, sui Pci passati al nulla attraverso il passatutto con cui dalle patate si fa il purè e dai pomodori ’a pummarò.
Di Mazzanti, alla fine, resta l’augusto profilo di giocatore di burraco e l’idea di un lettore di libri di narrativa (di frottole o di Favole al telefono di Rodari?) e di romanzi d’avventura (ma non mi spiacerebbe interrogarlo un po’ alla cattedra, per approfondire il discorso…).
Catto-com focatissimi di Mazzanti, non prendetevela con me se lo piglio a pesci in faccia: forse lo merita, anche per quello che va in giro a dire sullo sverginamento istituzionale del Montalbano in gran parte dovuto ai suoi uffici tecnici da cui geometri e architetti andavano (e forse vanno ancor oggi) a fare il cottimo da professionisti: geometri, ingegneri e difensori dell’ambiente. E chi ha contemporaneamente lavorato in questo modo per lo stato e una sua appendice come il Comune, chi avrà servito meglio: la collettività dei cittadini o chi, a cottimo fiduciario, gli chiedeva di legare il ciuco a un anello piuttosto che a un altro? Non sono credente né praticante, ma ricordo bene che qualcuno ha parlato di dio e di Mammona (in questo caso specifico meglio mammellona o puppa).
Eppure, come Bettino Craxi non poteva non sapere, neanche Mazzanti – dal 2002 ad oggi, che fanno 18 anni – non poteva non sapere ciò che sapeva tutto il popolo e il contado di Quarrata: che mezzo ufficio tecnico (edilizia e lavori pubblici) lavorava più fuori che in casa. Non era… smart working!
Eppure, nonostante tutto, le marce (plurale di marcio al femminile) della legalità e della giustizia, sono sempre state una madornale presa di culo da parte di un politico (?) oggi sindaco per la seconda volta, che ha un curriculum non più esteso e impegnativo di quello del presidente della Festa dei pastori e della tansumanza al Lago Scaffaiolo.
Se i suoi focatissimi sostenitori pensassero che lo stia offendendo, riflettano su questo: non mi sono mai rivolto a lui, indicandolo come «suino, gran cinghiale, secerni-marciume, diffonditore di materia fecale, vanesio Gran Cinghiale, repertorio di sudiciumi, Maiale Stercorario, Maiale subinfeudato», tutte gentili e finissime espressioni che un autorevole magistrato pistoiese ha ritenuto (documento ufficiale alla mano) che «non raggiungano la soglia di offensività tutelata» dal codice penale. Quindi, zitti e puce!
Tutto ciò che personalmente scrivo da 53 anni a questa parte; tutti i documenti che pubblico (anche se lo staff di regime ritiene, dichiara e giura che sono falsi) hanno il crisma della assoluta verità e certezza, in quando documenti ufficiali del Santo Comune di Quarrata, dei suoi dirigenti, dei suoi funzionari, dei suoi impiegati.
Non posso dire altrettanto dei suoi politici/amministratori che vanno a Tvl a raccontare cazzate soffiàtegli nelle orecchie a sventola dai loro padroni: dopo la riforma Bassanini, infatti, i Comuni li comandano schiere di robot scelti dal Pd e lì sistemati perché servano fedelmente la causa comunista. Non sono storie. Succede anche altrove, pensate a Palamara. Oppure segretari comunali, come la signora Razzino, che – teoricamente – legge tutto, ma in pratica non batte ciglio.
Angolino dell’Educazione Popolare
Credo che, però, dato il suo più che lauto compenso (gli emolumenti che superano le svariate decine di migliaia di €, non sono stipendi: personalmente li considero vergognosi privilegi senza adeguate controprestazioni), un piccolo sforzo per rispondere non a vanvera (come i suoi subordinati), ma a ragion veduta (come un vero giurisperito) potrebbe anche farlo.
Ecco perché questa mattina – dopo nuove, ulteriori mega-stronzate sparate dalla contraerea dell’Ufficio Tecnico di Mazzanti – ho deciso di inoltrare una richiesta ufficiale per chiedere, a questo sindaco muto (e mentitore), le fonti grazie a cui va in giro a raccontare che il puttanaio di Lecceto è solo una cagata pazzesca (Fantozzi) di gente che litiga per misere questioni personali di confini. Ma che cazzo dice?
Gliel’ho chiesto in forma di accesso agli atti stile-Foia. Vedremo se, almeno questa volta, il suo personale (di Mazzanti) «Grande Architetto dell’Universo» (qui immortalato da William Blake, The Ancient of Days setting a Compass to the Earth, 1794) riuscirà a trovargli delle risposte che non si limitino a essere emanazioni gassose di puzzolenti soffioni solforosi di Larderello, che il sindaco, come impiegato Enel, dovrebbe ben conoscere.
Caro amico che mi ha scritto stamattina: qui non siamo a scoperchiare il famoso Vaso di Pandora. Purtroppo la realtà – che tutti conoscono da sempre, per il fatto che, come il povero Bettino, non possono non sapere – in questo caso somiglia di più a quella famosa coccia (scaldino di terracotta senza manico), che serviva per pisciarci di notte a Lecceto come in tutte le altre campagne d’Italia, ai tempi in cui il Duce, bontà sua, impose al popolo di costruirsi uno di quei gabinetti nell’orto, che qualche geometrO zelante ritiene essere un abuso edilizio, mentre è solo un abuso d’ufficio…
O anche a un orinale, un vaso da notte, insomma. Per le vicende di Lecceto sicuramente colmo di merda.
Edoardo Bianchini
[direttore@linealibera.it]
Art. 21. Un sindaco deve sapere rispondere:
quando è stato eletto, ha infatti dovuto dichiarare
di sapere anche leggere e scrivere.
Il Regno (piemontese) d’Italia era burocraticamente pesante: ma i comunisti lo hanno di gran lunga superato con la teoria e la tecnica secondo cui il popolo deve essere tenuto con la testa sotto il piede, dato che il partito ha sempre ragione a prescindere.
Non è forse vero, non-presidente Mattarella & C.?