PISTOIA. La ViBanca di Pistoia ha festeggiato i suoi primi cento anni finanziando il recupero dello storico organo Agati-Tronci del 1891 nella chiesa del Sacro Cuore e la pubblicazione di un volume, edito a fine 2013 da Settegiorni Editore, sul complesso monastico della Visitazione in via delle Logge.
Si tratta quindi della prima volta in assoluto che il monastero salesiano viene fatto oggetto di ricerca da parte della letteratura storica e artistica locale, e anche dell’occasione, per molti pistoiesi , di scoprire la forza della fede di una comunità arrivata fino ad oggi, lontana dal clamore mediatico.
Il libro, a cura di Francesca Rafanelli, con contributi di Nicola Gori, Carlo Pellegrini, Paolo Benassai, Iacopo Cassigoli e Samuelel Maffucci, offre la panoramica a trecentosessanta gradi di un microcosmo alla luce del quale si può ripercorrere la storia sociale di un’intera città come Pistoia. L’indagine parte dalla storia delle madri fondatrici del monastero, inizialmente agostiniano, dedicato a Santa Maria della Neve, Sant’Orsola e alle Vergini sue compagne, e situato tra il Corso e via Postierla, l’attuale Via Vannucci, nell’isolato per intenderci dove oggi si trova il cinema Lux. Oggi rimangono solo antiche fotografie di quelle strutture perché, come tanti conventi locali –si pensi a quello dei Servi di Maria, l’ex distretto, ancora proprietà del Demanio, o a quello di San Lorenzo-, anche quello della Visitazione venne riconvertito a caserma, la Umberto I, a seguito delle soppressioni post unitarie. Circostanza che attirò i violenti bombardamenti aerei degli alleati, particolarmente devastanti sugli edifici dell’odierno corso Gramsci.
Inedite memorie ottocentesche, registrate da una suora, documentano il clima culturale nel quale si verificarono le soppressioni napoleoniche prima, ad eccezione di chi si occupa di istruzione ed assistenza degli infermi, e del regio decreto dello stato italiano poi. Quest’ultima di fatto espropriò molti enti ecclesiastici cittadini del loro patrimonio immobile, causando anche l’irreversibile dispersione di quello mobile, come descritto da Alice Parri sul numero 15 della rivista ‘Storialocale’, il pregevole periodico promosso dalla Fondazione Cassa di Risparmio e curato dal prof. Petracchi.
Le Visitandine si trasferirono allora nel palazzo di Via delle Logge, provvidenzialmente ceduto da Stefano Corsini e riadattato con vari restauri alla nuova esigenza di clausura, preghiera ed educandato. L’immobile era appartenuto alla famiglia Rospigliosi che lo utilizzava come casino di delizie, diffuso tra la nobiltà delle città toscane, un eden urbano lontano dai clamori urbani dove si poteva apprezzare la vita campestre e organizzare la logistica delle derrate alimentari. Proprietario era stato anche il Balì Camillo Rospigliosi, fratello del più noto Giulio, alias Clemente IX, di cui è ancora conservata una penna donata in occasione di una visita ufficiale. La chiesa del Sacro Cuore venne eretta ex novo nello stesso periodo
Attualmente sono rimaste in sei le suore salesiane, dedite in passato alla sartoria e destinatarie addirittura di un riconoscimento dalla locale Confartigianato per la produzione di ostie liturgiche, ad uso di alcune diocesi toscane, tramite un sofisticato macchinario.
Infine spazio al recupero, da parte della ditta di restauro di organi storici di Samuele Maffucci, dell’ antico strumento, e ad uno spaccato sull’eccellenza dell’artigianato musicale locale di allora, famoso al punto che Verdi, Mascagni e Puccini erano spesso a Pistoia per ammirare i lavori di Filippo Tronci, l’ultimo esponente e artiere della ditta Agati-Tronci. Come ha notato don Umberto Pineschi nella prefazione del volume è solo dagli anni Settanta che gli organi della scuole pistoiese vennero riconosciuti meritevoli di attenzione e studio. Fino ad allora erano stati quasi tutti smantellati anche perché non si era a conoscenza delle indicazioni di registrazione per l’uso e non era ancora stata scoperta l’esistenza di un’ apposita letteratura scritta per l’originale esperienza pistoiese da vari esponenti della famiglia Gherardeschi. La cultura organistica, quantunque in sordina, rimane una delle più ragguardevoli esperienze prodotte nel nostro territorio. Completa la pubblicazione un apparato fotografico costituito non solo da immagini d’epoca dei collezionisti Paolo Bresci e Giovanni Tronci ma anche da inediti scatti raffiguranti l’interno del monastero e dell’orto monastico, con la terra, l’insalata e il frutteto…