PISTOIA. Rosanna Magrini dell’associazione culturale Mimesis interviene nel dibattito attorno alla vicenda del Museo Marino Marini:
La grave vicenda che sta interessando il Museo Marino Marini è l’ennesima prova dell’incapacità del Sindaco Tomasi di gestire i rapporti con i privati (in particolare le Fondazioni) che a vario titolo partecipano alla gestione del settore culturale.
Quanto sta accadendo con la Fondazione Marini – e che ha visto apparire il Sindaco solo quando oramai era impossibile continuare a far finta di niente — rischia di essere solo l’inizio dato che Tomasi sembra aver ceduto la delega alle politiche culturali direttamente alle Fondazioni private imponendo, attraverso un bizzarro Piano Strategico della Cultura, un modello culturale (e sociale) che altera l’intero settore e relativo mercato e apre la strada a conflitti difficili da governare, come quello aperto sul fronte Museo Marini.
Esagerato? Vediamo.
Il sindaco Tomasi ha nominato come Presidente dell’Associazione Teatrale Pistoiese il Prof. Giuseppe Gherpelli, il quale, oltre ad essere stato manager per Pistoia Capitale della Cultura, ricopre incarichi retribuiti per conto della Fondazione Caript.
E infatti non sorprende che l’offerta di ATP sia ricca di proposte della Fondazione e delle sue strumentali, con il rischio di creare un sistema di monopolio in un settore così importante per la società civile.
Se il presidente dell’Associazione viene pagato dalla Fondazione, a quali interessi ci aspettiamo risponda? Difficile che lo stesso soggetto possa rappresentare all’interno della partecipata sia il socio pubblico che quello privato. Anzi, con il nuovo statuto (redatto da Gherpelli), la Fondazione diviene socio fondatore, mentre i comuni associati perdono qualsiasi reale possibilità di intervento all’interno di ATP, nonostante versino la quota associativa.
Possibile che una partecipata che gestisce notevoli risorse pubbliche – anche regionali e ministeriali — non consenta l’equilibrio nella governance? Strano statuto, sulla cui legittimità abbiamo dei dubbi dato che non è certo stato approvato in tutti i consigli comunali.
E purtroppo il problema non riguarda soltanto il museo, il teatro o la musica, grazie al gran pasticcio del Piano Strategico della Cultura di Pistoia e dell’area pistoiese, immancabile mantra per il sindaco Tomasi.
Ma di cosa si tratta esattamente? Secondo Tomasi il Piano dovrebbe indirizzare le priorità su cui investire le risorse (pubbliche) e le azioni da intraprendere in un’ottica intercomunale.
In realtà si tratta dell’ennesima confusione di ruoli e rapporti tra pubblico e privato visto che il coordinatore e responsabile della stesura del Piano è sempre il Prof. Gherpelli, il quale non ha ricevuto questo incarico da nessun ente pubblico pistoiese coinvolto, ma dalla Fondazione Caript che è la prima ad avere immediati ed importanti interessi in merito.
Il conflitto di interessi pare evidente e la mancanza di altre realtà operative in campo culturale e la totale assenza di un controllo pubblico, mettono a repentaglio il principio di libertà amministrativa che gli enti pubblici devono avere nei confronti dei privati, ostacola la meritocrazia e le pari opportunità, altera l’intero settore e rafforza il pericoloso processo di impoverimento e omologazione culturale già in essere.
Ma la situazione, nelle ultime settimane, si è fatta ancora più assurda e ingarbugliata.
Il sindaco di Pistoia ha firmato un accordo con la Regione Toscana per il quale riceverà 20.000 euro a titolo di cofinanziamento per la redazione del Piano Strategico della Cultura, in cui si ribadisce che ad esso è affidato il compito di orientare la selezione dei progetti prioritari, effettivamente realizzabili, su cui puntare, per l’intero territorio provinciale di Pistoia.
Ora, siccome è stato fatto notare a Tomasi che, dato l’interesse pubblico in gioco, al vertice di tutto questo non poteva stare un manager incaricato da un ente privato, che cosa ha ben pensato di fare? Facile, erogare tutto il contributo all’Associazione Teatrale Pistoiese (presieduta da Gherpelli).
Infatti ora spetta ad ATP la redazione del piano. Possibile che Tomasi non abbia pensato, anche in considerazione di quanto sta accadendo al Marini, a soggetti super partes e magari alla valorizzazione di competenze diffuse e realmente radicate sui territori, in un’ottica di più ampia partecipazione?
Possibile che la politica culturale non sia per Tomasi responsabilità degli enti pubblici (che pure ci mettono importanti risorse)?
Se non interveniamo subito i cosiddetti grandi attrattori culturali si trasformeranno in grandi accentratori di risorse e patrimonio (sempre meno nostro) e ai cittadini toccherà ancora una volta accompagnare il sindaco in una protesta verso se stesso e la sua politica.
Rosanna Magrini (Associazione Culturale Mimesis)