PISTOIA. Fa gli onori di casa, il dottor Luigi Egidio Bardelli, al nuovo vescovo Fausto Tardelli.
Lo riceve e lo ospita nell’ex-Aias di via San Biagio in Cascheri; poi forzatamente (e sconfessatamente – dal Tribunale di Roma) Apr; poi forzatamente (per trasferimento di “banco e chicchi” e dopo che era stato detto e ripetuto che l’Apr non esisteva) Maic-Maria Assunta in Cielo.
Nei giorni scorsi avevano scritto (Apr e Maic) al popolo e al contado, invitando tutti a raccolta per garantire una claque sufficientemente televisiva – l’evento è andato, ovviamente, in diretta con commento, anche, del collega Francesco Rossano – e tale da creare adeguata suggestione.
Tardelli si muove sicuro e disinvolto, mostrando di saper stabilire rapporti sobrii, per non dire semplificati, con tutti: pragmatico davvero, come ce lo avevano descritto mesi fa, quand’ancora era solo in odore di nomina.
Abbraccia, bacia e benedice i disabili, il vescovo. Viene accolto dalla Pistoia che conta e che più che “da bere” dà a bere (il prof. Paci, dispensatore di benefìzii attraverso la Fondazione Caripit; il signor Stefano Morandi, commerciante dei Commercianti e della Camera di Commercio; altri, e forse un po’ meno noti, che si confondono tra la folla; l’Assessora alle politiche sociali, Tina Nuti, graziata dal caso per un fortunatissimo caso o – se credete – miracolo; l’Assessore Mario Tuci, vice-Bertinelli universale/passepartout, ma non quanto a bilancio: quello tocca, solo e soltanto, alla Belliti); poi si siede e ascolta il discorso di Luigi Egidio che da oltre quarant’anni è il «tutto in uno», o quello che Petronio definirebbe, come Fortunata, la moglie di Trimalchione, il topànta, ovvero un’entità quasi superiore a Dio stesso.
Il Direttore (dell’Aias-Apr/Maic-Tvl-Tv Pistoia Libera e quant’altro), il capo delle Tv-Corallo, bonariamente ammiccante, parla in maniera confidenziale di discorsi da fare e da leggere; poi fa una battuta su papa Giovanni; fa rimbalzare la pallina del ping-pong su Geremia, ma in buona sostanza ricorda – con rispetto, eh! Non c’è dubbio – che anche la Stella Maris, struttura simile all’Aias-Apr/Maic, ha da ringraziarlo perché il direttore sanitario d’essa, prof. Giovanni Cioni, s’è formato a Pistoia e ovviamente (visto il quarantennale servizio oblativo-manageriale bardelliano) sotto di lui, Luigi Egidio. E parla, Herr Direktor, prima di sole (il sole è tornato e il vescovo, che è il sole della diocesi, è arrivato) e poi di pecore. Delle pecore di cui è fatto un gregge – che, fisiologicamente, non possono essere sempre tutte bianche e immacolate (questo lo aggiungiamo ipercriticamente noi, sia chiaro).
Parla. Egido parla a ruota libera, com’è suo tenore da quarant’anni, e dice e loda e incensa i suoi dipendenti: i meglio del mondo. Sono voluti restare lì – sottolinea – con lui e tutti loro (i dirigenti, vuol dire). Non sono voluti andar via. Magari via ne dovrà, forse, andare uno solo, massimo due – dopo la minaccia (a effetto?) di mandar via a bomba (Renzi non c’entra) tutti i fisioterapisti – ma mamma-Cgil l’ha spuntata.
Si dimentica di avvertire – il padrone del baccellaio, espressione tipica pistoriense – che per mesi non ha fato altro che far tirare la cinghia ai suoi fisioterapisti bravissimi e ai medici: li ha pagati poco e male. E – ci hanno detto – quando gli è parso e piaciuto. Può ben dire che sono i meglio del mondo: o gli avrebbero rovesciato la sede.
E si dimentica – anche – di confessare, dinanzi al suo vescovo (ma sarà solo per l’emozione), che nel giro di poco più di due anni ha ricevuto dall’Asl 3 (quella di Enrico Rossi, Scarafuggi, Cravedi, Abati) una quindicina di milioni di €: eppure il Tribunale di Roma gli aveva vietato di toccarli e, infine, ha sentenziato che lui-Apr non esisteva e dunque quel che ha preso lo ha preso senza titolo alcuno.
Senza scomodare Geremia, verrebbe di dire che il patron non ha dato a Cesare quel che era di Cesare né a Dio quel che era di Dio: ma ha fatto come gli pareva e gli tornava comodo “a prescindere”.
Tutto questo, però, dinanzi alla Pistoia che conta e che [non è da bere ma] dà a bere, sono semplici bruscolini, grani di pane caduti dalla mensa del ricco epulone. Sì, insomma, quisquilie.
Tanto “Dio perdona tante cose, per un’opera di misericordia!” (Manzoni)…