IL PCI DALL’INTERNAZIONALE SOCIALISTA AL LECCA-LECCA DELLA CLEROCRAZIA

Alla fine un lecca-lecca
Alla fine un lecca-lecca

PISTOIA. La “questione Porrettana”, i Comitati sorti in sua difesa e le notizie falsamente rassicuranti sul suo ripristino (sui quotidiani locali), ci inducono a pensare che la famosa “terza classe” che la mia generazione ben ricorda, si tramuterà, sempre nei sogni, in un “Freccia Rossa” ad alta velocità.

Pensate: Pistoia-Valdibrana-Piteccio-Corbezzi-Castagno-San Mommè-Pracchia-Biagioni/Lagacci e giù a scendere fino a Bologna. Tutti “rami secchi” che non rendono e che quindi devono essere tranciati. In ossequio al principio che la spesa sociale non può essere parassitaria.

Era un principio liberale, scusate, liberista, che aveva una sua ragione di essere in funzione del “profitto” e dei tempi. Roba da inizio ventunesimo secolo, contrastato dai “compagni” duri e puri che dicevano che tutto doveva essere pubblico e che la proprietà privata era un furto.

Vi rendete conto che “buffoni e cialtroni” sono i loro eredi? I Pci, Pds, Ds, Pd che governano (si fa per dire) i nostri territori e che si sono “volontariamente accaprettati al nuovo pensiero?” neo-liberal/marxista? In compenso hanno resuscitato la “terza classe” dove quotidianamente viaggiano i pendolari che da Pistoia a Firenze impiegano un’ora per nemmeno trenta chilometri di binario, stipati come bestie e costretti a prendere il carro-bestiame precedente per sperare di arrivare in orario al lavoro.

Questa è la realtà dei fatti e se qualcuno desidera obiettare, è il benvenuto. Il problema è, cari amici dei comitati a sostegno della Porrettana (e voi lo sapete) che il 40% delle stazioni ferroviarie italiane, un tempo gestito dallo Stato, è adesso di proprietà di una società che possiede due milioni di metri quadri delle maggiori stazioni.

Carro-bestiame?
Carro-bestiame?

Corbezzi e San Mommè, ovviamente, no! Stesso discorso vale per i caselli ferroviari e le stazioni maggiori, cedute a società che devono solo produrre profitto. Come Firenze.

L’Uomo al centro del progresso? La privatizzazione come dogma? Poveri, sciocchi, mentalmente incapienti, “odierni compagni”, vi siete chiesti chi mai sia il “privato”? Siete voi stessi e i vostri compagni, “rosso Rossi” in primis.
Gli imprenditori, quelli seri, non hanno la vostra tessera (che un tempo per voi era motivo di orgoglio): se ne sono andati o se ne stanno andando. E fanno bene. Perché voi, tanto, visti come dei poveri fessi, alle prossime elezioni renderete il voto a un altro Bertinellum!

I capi-cellula, da Roma, stanno privatizzando, a modo loro, Finmeccanica, Ansaldo Energia, Ansaldo Breda, Ansaldo s.t.s, tutti soldi e mano d’opera a rischio per ripianare il debito di questa Eurocrazia e di questi deputati-idrovora che succhiano 20-30mila auro al mese in nome del popolo. E la sinistra è passata dall’internazionalismo proletario al “lecca, lecca”: bella fine!

Vade retro, operaio!
La coscienza del peccato di un tempo

I compagnucci della parrocchietta hanno solo due attenuanti: la prima è che si sono messi in mano alla “clerocrazia” (di cui, a Pistoia, mons. Ivano Paci pare essere il Papa/Papà) e in cellula (!) recitano il rosario secondo i dettami del Concilio Ecumenico Vaticano II; la seconda è che, in qualsiasi consesso civile, l’opposizione comunque espressa, pure con rischio, è naturale, fisiologica e in qualche modo esistente. Ma a Pistoia, salvo casi eccezionali, come nel resto dello “Scarpone”, non esiste, e si va “per mode”.

I compagni che governano Pistoia, i suoi Comuni, la Provincia e la Regione con il rosso Rossi, si mettano per tempo allo sportello per un biglietto. Ovunque sia, ma sicuramente di sola andata.

Per il “gommone” San Jacopo, il biglietto è gratis ma l’accoglienza è un rebus!

Print Friendly, PDF & Email