IL PRE-DISSESTO DEL SUICIDA ENTUSIASTA (E DEI LECCHINI CON LA MAIUSCOLA)

Renzi e gli italiani [www.finanzaonline.com]
Il suicida entusiasta e gli italiani
DUNQUE si vola… dritti nel burrone.

La settimana appena conclusa ha visto le borse di tutto il mondo sull’orlo del precipizio, fermarsi un attimo prima di franarvi dentro.

La situazione è davvero al limite dell’isteria e solo in Italia sembra di vivere ancora nel paese delle favole, dove una narrazione (o Renzi, vedi di piantarla con gli inglesismi che nemmeno comprendi: e basta con lo story telling, le varie step child… e il job act lascialo agli americani e comunque, in un Paese dove l’inglese è insegnato da italiani e non da madrelingua eviterei…) sempre meno credibile e sempre più frutto di disperazione, ancora fatica a rivelarsi agli occhi delle persone per ciò che è: una farsa che potrebbe finire in tragedia.

NEL MONDO

E non è questione di anni, ma di mesi. Ma andiamo come sempre con ordine. Riepiloghino della situazione mondiale. In questa settimana la borsa cinese era chiusa per il capodanno (o… capo-danno?).

Tolta di mezzo la Cina, però, è esplosa in maniera violenta la bomba del sistema bancario: di noi già si sapeva, ma ciò che è venuto fuori in maniera devastante è lo stato ancora pietoso di tutto il sistema bancario dei Paesi avanzati. C’è una fuga generalizzata dalle borse e soprattutto dalle banche.

«Dio, come mi diverte il Bomba! È convinto di salvare la nazione!»
«Oddio, come mi fa divertire il Bomba!»

Capofila sono sempre le nostre, visto che, nonostante l’urgenza, i nostri bravi politici solo ieri l’altro hanno finalmente varato il decreto per costituire il veicolo che permetterà una parziale soluzione al problema dei crediti deteriorati.

Poi c’è il resto, e il resto si chiama per esempio Deutsche Bank, un colosso già pieno di titoli tossici e già salvato nel 2012 che però pare ancora lontano dallo smaltimento dei suoi rifiuti tossici.

Attenzione cari politici italiani che gioite (essendo voi profondamente ignoranti) di questo… Se salta quella banca viene giù tutto e noi siamo i primi a dichiarare bancarotta. Ma naturalmente non è solo una questione di titoli tossici in giro per il mondo.

Il problema dei problemi è che stanno venendo al pettine una serie di situazioni, che mentre i cari leader mondiali erano distratti perché occupati a combattersi l’un l’altro nelle numerose guerre e guerricciole sparse per il mondo o più semplicemente a battibeccare su regolamenti europei ed affini, venivano a gonfiarsi sino allo stato attuale, quello che precede l’esplosione di una supernova. Ricapitoliamoli ed aggiungiamo le news.

CHINA E NON SOLO

Della Cina, abbiamo detto: si sta svenando per sostenere lo yuan che s’indebolisce a causa della fuga dei capitali dalle borse cinesi. Circa il petrolio, il discorso va allargato a tutte le materie prime minerali: un crollo generalizzato. I paesi produttori sono il 40% del Pil mondiale e sono quelle che investivano i loro proventi nei Paesi avanzati: Usa, Europa in primis.

Renzi: « Ci s’a una crescita grossa così...!»
Renzi: «Noi ci s’ha una crescita grossa così…!»

Ora cosa accade? Accade che, siccome i loro bilanci statali vanno a rotoli, per puntellarli, stanno vendendo le loro partecipazioni azionarie acquisite appunto nei Paesi avanzati.

È facile capire allora il perché le borse smottano in tutti i settori e quali conseguenze economiche ciò può avere per noi: se c’è un rallentamento questa è una bella mina per accelerare e finire di nuovo in recessione. Abbiamo anche ricordato il dollaro forte, che mette in crisi i Paesi emergenti che hanno debiti sovrani in dollari.

Poi ci sono due fatti, uno nuovo e uno che inizia a mostrare gli effetti collaterali di una politica monetaria espansiva. Il fatto nuovo è stata la testimonianza di Janet Yellen al Congresso Usa di mercoledì, una pratica normale e periodica che serve a riepilogare la politica monetaria seguita dalla Fed e che permette ai parlamentari di porre domande circa gli intendimenti futuri.

Bene, consideriamo che solo due mesi fa la Fed ha alzato per la prima volta da anni il tasso di riferimento del dollaro, come logica conclusione della fine di un percorso di risanamento economico che ha riportato gli Usa a crescere già dal 2010 in modo costante. Bene: controordine soldati, abbiamo scherzato… Avevamo detto che avremmo alzato i tassi altre 3 volte nel 2016 invece no… Ci sono segnali di rallentamento anche in Usa, fuori è un casino, ci è presa la strizza… Fermi tutti e, nel caso, indietro tutta. Questo fatto è stato, per le borse, come sparare sulla Croce Rossa… Io ero davanti agli schermi e quello che ho visto sugli indici non è stato bello.

BANCHE CENTRALI

«Renzi, quando ti becco, te lo fo vedere!»
Draghi: «Matteo, quando ti becco, te lo fo veder io!»

E qui ci colleghiamo all’altro fatto: le banche centrali sono alla frutta. Negli ultimi 8 anni hanno scatenato una guerra valutaria le une contro le altre armate, a suon di espansione monetaria, ovvero hanno stampato trilioni di denaro (stampato no, perché ormai tutto è elettronico, ma il senso è quello), facendo deprezzare a turno o tutti insieme le rispettive valute. Hanno portato i tassi a 0 o anche sotto. Gli obbiettivi erano di far risalire l’inflazione e dare il via a un nuovo ciclo economico espansivo.

A distanza di anni vediamo i risultati:

  • Giappone: inflazione vicino a 0 e Pil che non riparte
  • Usa: buona ripresa economica e disoccupazione sotto il 5%, ma con inflazione ben sotto l’obiettivo e segni di rallentamento: il Pil attuale è frutto più che altro dell’Obama Care che ha immesso 100 miliardi di dollari nel circuito economico
  • Ue: disoccupazione intorno all’11%, e soprattutto inflazione ferma vicino allo 0 (ricordiamoci che l’unico mandato della Bce è la stabilità finanziaria e nello specifico ottenere un’inflazione costante attorno al 2%… Draghi ha fatto miracoli e soprattutto ha impedito il default di Paesi come il nostro e l’esplosione dell’Ue)

Dunque risultati non esaltanti ma con una “chicca”… evidentemente non prevista o adeguatamente valutata: in un periodo di crisi, dove la richiesta di finanziamenti da parte delle imprese è scesa molto, i tassi alti garantivano una buona remunerazione alle banche.

Questo canale è stato spazzato via dai tassi sotto 0 di Draghi. Quindi remunerazione da tassi azzerata, remunerazione da prestiti alle imprese ridotta ai minimi termini dalla mancanza di richieste (oltre che dalle sofferenze bancarie) hanno mandato in crisi tutto il sistema bancario europeo (ma anche in Usa non ridono).

Ma tanto io rido uguale!
Renzi ridens: «Ma tanto io son ganzo uguale!»

Quindi abbiamo un’Europa dove alle sofferenze specifiche di chi è imbottito di crediti inesigibili (Italia) e chi lo è ancora di titoli spazzatura (Germania: qui però colgo una importante differenza rispetto a noi; il bubbone è emerso proprio perché la dirigenza, a differenza nostra, ha preso il toro per le corna e svalutato in bilancio questi titoli, che insieme alle multe miliardarie comminate per brutti casi di manipolazione del Libor ha mandato pesantemente in rosso i bilanci) si somma questo effetto collaterale della politica monetaria della Bce.

Direi che la presa di coscienza di questo fatto, unito alla consapevolezza che le banche centrali saranno costrette ancora per anni a tenere i tassi a 0, sta determinando un’ulteriore avvitamento delle borse e purtroppo presto anche dell’economia reale.

Ciò va nella direzione di una profonda ristrutturazione bancaria, che in altri Paesi procede rapida, per esempio la stessa Deutsche Bank in un territorio di 90 milioni di abitanti ha annunciato la chiusura di 500 sportelli (da 1300 a 800).

E da noi? Da noi no. Le Popolari, a un anno di distanza dalla nuova legge, non ne vogliono saperne di fondersi e una banca come Intesa mantiene 1400 sportelli in una nazione con 60 milioni di abitanti… Ognuno continua a coltivare l’illusione della conservazione dell’orticello privato: saranno spazzate via. Questo può sembrare una dura condanna alle politiche monetarie e in parte lo è.

Infatti i banchieri centrali hanno dato, con i loro provvedimenti, il tempo, il tempo necessario perché i politici facessero le cose necessarie per risolvere la crisi: è sotto gli occhi di tutti come hanno usato questo tempo. Ne abbiamo ancora? Poco, molto poco. Si deve cambiare marcia, metodo e scopi: il mainstream economico ha fallito e prima ne prendono atto lor signori meglio è per tutti.

IL NOSTRO BENEAMATO CAMPIONE

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«Ho sbagliato Papa…?»

Ma veniamo al nostro campione. Ho letto questa settimana alcune incredibili dichiarazioni. Eccole in ordine sparso:

  • «Il +1 per cento tendenziale, la crescita più alta dal 2011, il rispetto finalmente dei parametri europei, sono il segno che l’Italia sta ripartendo su basi solide.
    Le riforme stanno dando il risultato atteso e la strada intrapresa è quella su cui andare avanti. Siamo in contesto internazionale complesso e la nostra azione a livello europeo e internazionale è determinante al pari delle riforme attuate per consolidare la ripresa e continuare a guardare con fiducia ai prossimi mesi».
    Lo dichiara la vice capogruppo Pd alla Camera, Silvia Fregolent (Ansa, 12 febbraio 2016)
  • «Come si sa i decimali contano poco, l’importante è la direzione di marcia che è di crescita, dopo tre anni di profonda recessione, che è confermata e rafforzata nel 2016» (Padoan, Ansa)
  • «Deve essere chiaro che l’Italia è cambiata, è ripartita», ha detto il premier (?) Matteo Renzi.

Come avete capito si riferiscono all’uscita del Pil dell’ultimo trimestre 2015. Bene. Vi metto i dati e poi giudicate da soli:

  1. +0,4% variazione Pil primo trimestre 2015
  2. +0,3% variazione Pil secondo trimestre 2015
  3. +0,2% variazione Pil terzo trimestre 2015
  4. +0,1% variazione Pil quarto trimestre 2015

La variazione annuale pare (perché questo è un dato preliminare) sarà +0.7 grezzo, ovvero +0.6 depurato. Ovvero circa 3 decimali in meno di quanto previsto.

Attenzione, perché il governo ha costruito la sua legge di stabilità sul Pil a +0.9% e quindi… e quindi come ha ben detto Padoan… Mano al portafoglio signori! In ogni caso concordo con lui: l’importante è la direzione di marcia… niente di meglio di un bel conto alla rovescia per capire di che marcia si tratta.

Tra le altre facezie, a dimostrazione che l’Italia riparte sì, ma con la retro inserita, ci sono questi dati emessi in settimana:

  • Produzione industriale annuale rilevata a dicembre passa da +1.1% della precedente rilevazione a -1%
  • Produzione industriale mensile di dicembre passa da -0.5% a -0.7%

Qui è interessante notare che, in presenza di tale dato, il settore auto ha fatto un +42% sull’anno… Ciò significa? Ma che l’Italia riparte!

AL CAPEZZALE DEL MORIBONDO

Care Signore e cari Signori, la situazione è grave! Se salta il banco noi siamo i primi (come testimonia lo spread salito del 60% in una settimana) e probabilmente siamo vicini a prendere strade nuove; essenzialmente 2:

  • salta tutto e il caos diventa ingovernabile e dagli esiti imprevedibili
  • monetizzano i debiti sovrani

Sarebbe interessante sapere cosa ne pensa Renzi: ora si capisce bene perché litiga con Juncker e quale posta c’è in palio.

Attenti a quei due: «A noi!»
Attenti a quei due: «A noi!»

Ha chiaramente sbagliato i suoi conti e nel 2017 lo aspettano e ci aspettano 40 miliardi di clausole di salvaguardia che ha costantemente spostato in avanti e che servono a rispettare i nostri impegni di contenimento del debito.

Renzi, se non avete capito, non intende rispettarle. Ma allora cosa vuol dire questo? Che il rapporto deficit/Pil schizzerà al 5%? Quindi? Se così fosse è pensabile che la Bce continui a comprare titoli di Stato italiani? Renzi pensa di portarci fuori dall’Euro? Sono cose che sarebbe bello sapere.

Personalmente, in generale, penso che bisognerebbe tentare strade nuove, anche perché gli economisti che hanno diretto la baracca fino ad oggi vedono le loro teorie ormai sconfessate: non si continuerà a crescere all’infinito nel modo che conosciamo oggi; la popolazione invecchia e questo è un dato strutturale che non si risolve (a meno che qualcuno non pensi di fare pulito con una nuova guerra mondiale).

CRESCERE O CONTINUARE A CALARE?

La crescita ormai può avvenire solo per salti tecnologici (chi pensa di poter tornare al bel tempo che fu, che poi era bello solo per alcuni, è un illuso oltre a non risolvere i problemi attuali) che portino all’abbandono di alcune pratiche obsolete per portare nuovi posti di lavoro in settori dove ci sia un’alta tecnologia unita a un forte bisogno di persone che sappiano gestirla.

Ma, a parte questo, e poi chiudo, pongo all’attenzione il nome del Nobel per l’economia 2015, l’economista scozzese Angus Deaton, il quale tra le altre cose, dimostra che, sopra i 70mila dollari di reddito mensile, i consumi non cambiano.

In altre parole ci dice che, sopra una certa fascia di reddito, non si spende di più. La conclusione a cui porta è che l’enorme concentrazione di ricchezza in mano a pochi danneggia l’economia e la crescita del benessere, in quanto non crea altra ricchezza ma al contrario la impedisce.

Che strano! Non ne parla mai nessuno…

P.S. – Altro punto critico per le nostre banche: sono imbottite di titoli di Stato che rendono nulla. Tutte risorse sottratte al rilancio dell’economia…

[Massimo Scalas]

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