
PISTOIA. In piazza San Bartolomeo, torneo di burraco. Lungo via Bozzi, l’esposizione delle auto d’epoca, seguite, dopo la chiesa di San Paolo, da quelle delle indimenticabili Vespe, della Piaggio. In piazza del Duomo lo spettacolo assortito in favore dell’Avis con Giobbe Covatta, mentre in ogni altro angolo contaminabile della città bar aperti con tavolini fuori.
La città ha risposto come peggio non avrebbe potuto, e cioè, riversandosi in strada e riempiendola fino alla sottrazione delle più elementari molecole di ossigeno. Però, almeno dalle facce – non tutte trasudanti acume, a onor del vero – ci è parso di scorgere felicità, soddisfazione, compartecipazione. Di nulla, d’accordo, ma è quello di cui ormai se ne sente maggiormente la necessità.
È la nuova idea di cittadinanza: stare fuori la sera rimbalzando da un locale a un altro nell’augurio di imbattersi nelle persone che ci auguriamo di incontrare, senza una meta fissa, senza una meta.

Un oceano di persone, cose e animali (che Montale avrebbe descritto come zampante greggia) trasportate dalle correnti olfattive del commercio, fisso e ambulante; un corteo di anime sprovviste di battesimo a caccia di se stesse che pensano di potersi ritrovare, prima di rincasare, nel fondo di un bicchiere, nel filtro di una sigaretta, in uno sguardo ammiccante o ancor meglio nei tatuaggi immortalati lungo i quadricipiti, tra la bassa colonna vertebrale e il culo, sulle caviglie o sulle fiocche, i più audaci sul collo, raffiguranti folletti, scritte incomprensibili, nomi di ricordi mai coltivati, promesse non mantenute, ordini, dettagli catapultati in tempo reale sulle pagine di facebook.
Il prima e il dopo, nulla…