PRATO. Quando hanno iniziato ad avvicinarsi alla musica, vigeva la dittatura dei Beatles e anche Italo Nencioni, nel tempo diventato chissà per qual motivo Elio, Fabrizio Pieraccini e Alessio Vitali, sono rimasti strumentalmente scossi da quel regime.
Ora che è tornata la libertà però, The Outsiders sono diventati degl’inguaribili nostalgici, tanto che anche ieri sera, venerdì 27 giugno, in piazza Mercatale, nella terza delle quattro serate di Tutto un altro tondo, hanno ribadito e rafforzato il concetto: che la bellezza strumentale e poetica di quegli anni, al di là del fatto che allora si fosse tutti giovani, o parecchio meno vecchi d’oggi, è stata e rimarrà, per sempre, pietra miliare di una generazione di artisti, poeti, navigatori e santi, pochi, che ha rappresentato forse l’ultimo colpo di assestamento.
Bando a nostalgie, comunque, anche se quando un concerto si presenta al pubblico con Cocaine, di Eric Clapton, c’è ben poco da tenersi lontano dai ricordi, per non parlare del secondo brano in scaletta, Here comes the sun, quello della straordinaria raccolta dei quattro ragazzi di Liverpool, Abbey Road.
Anche Sting, nella duplice veste di anima dei Police e solista, è generosamente rappresentato dal terzetto che ne ha viste così tante, di cose, in giro, che anche se all’orizzonte sembri voler infuriare la tempesta, loro, proseguono tranquillissimi la serata. Ci si mettono anche i contrattempi elettrici a provare ad innervosire la band, per ben due volte. Nulla da fare: Elio Nencioni, alle percussioni, aspetta che la corrente torni a fare il proprio dovere; con lo stesso identico aplomb, anche Fabrizio Pieraccini e la sua chitarra, così come Alessio Vitali e il suo basso, che si dividono con approssimativa equità l’interpretazione canora del repertorio e sono entrambi parecchio bravi, non possono fare diversamente. Alessio però, ne approfitta per accendersi una sigaretta: nemmeno due tiri ed ecco che per magia, si può riprendere a suonare.
Si riprende da dove eravamo rimasti? Chissà, dall’intro non si direbbe, però, perché si intrasente Pink panther, di Henry Mancini. È solo una piacevolissima divagazione tematica e semantica della serata; si torna a parlare di rock and roll, lo si fa con i Led Zeppelin. Un po’ di Steve Wonder non guasta e chissà per quanto tempo ancora ne avrebbero, i tre amici, se solo le minacce temporalesche non si trasformassero in reali goccioloni obbligando gli spettatori – chissà per quale inspiegabile motivo costretti in piedi: le seggioline sono assiepate ai lati del palco, da dove non si vede e sente nulla! – a cercare e trovare riparo sotto i portici della piazza.
Comunque, a mezzanotte, non mancava poi così tanto; anche senza le bizzarrie di Giove pluvio, il concerto sarebbe volto, lo stesso, al desio. Stasera, 28 giugno, quarta e ultima serata, sul palco di piazza Mercatale, dell’evento giunto alla sua terza edizione. È una tribute band, in memoria di Janis Joplin, ma non è Arianna Antinori: si tratta di The Rose. Anche di lei, come della romana da tempo emigrata a Vicenza, se ne dice un gran bene.