
PISTOIA. Nell’affrontare la questione movida a Pistoia occorre distinguere due piani: uno immediato, a questo punto emergenziale, e uno di lungo respiro. Sul primo fronte occorre fare quello che ancora non si è fatto, vale a dire controllare, sia in termini di inquinamento acustico e decoro urbano, sia in termini di ordine pubblico.
È tutta italiana l’idea che i controlli siano un limite allo sviluppo. I controlli sono lo strumento per un sano equilibrio, perché solo le cose che avvengono nel rispetto della legge riescono a bilanciare gli interessi in gioco. E se da un lato si controlla, dall’altro gli esercenti hanno diritti di avere regole chiare da seguire per evitare che subiscano sanzioni che non riescono a spiegarsi. Ma è soprattutto sul lungo respiro che si deve operare. Nessuno è contro la movida, anzi.
Ma tutti dobbiamo essere contro una movida selvaggia, contro uno snaturamento del centro storico che diviene un grandissimo bar o un grandissimo ristorante con la scomparsa di negozi storici. Il rischio è che il centro viva di notte e muoia di giorno.
È stato commesso un grande errore: La Sala è stata inflazionata di ristorazione e questo alla lunga rischia di avere conseguenze negative anche per gli stessi ristoratori. Ecco allora che Pistoia si deve dotare di un piano delle funzioni, l’unico strumento che anche in altre città ha consentito di delineare un progetto consapevole del centro storico che si vuole realizzare, creando un disegno complessivo capace di diffondere non solo in tutto il centro, ma anche oltre, fino al di fuori della terza cerchia muraria, una vitalità che ormai si è concentrata in un solo punto.