IL RUGGITO DI PETRUCCI IN UN’AGLIANA CHE CONOSCE LA STORIA

Petrucci Agliana
Petrucci a Agliana

AGLIANA. Metti una sera a cena… il passato. Nello sport, come nella vita, se non conosci il passato non puoi capire il presente né immaginare (o tentare di programmare) il futuro. Ad Agliana, invece, sanno che la storia è importante e non si può trascurare: le sue lezioni sono lezioni di esistenza.

Ecco che dopo quasi 70 anni, Agliana, e in particolare il Circolo Arci Catena, ha riabbracciato il proprio campione di ciclismo, il pistoiese Loretto Petrucci. Che a dir la verità, all’epoca in cui vestiva all’aglianese, era un talento in fieri, in divenire: non un campione. Il due volte vincitore della Milano-Sanremo s’impose da dilettante proprio con l’Associazione Ciclistica Catense, con cui, tra l’altro, vinse un’importante corsa pre-olimpica a Porto Sant’Elpidio (e fu convocato in azzurro per disputare i Giochi Olimpici di Londra 1948. “Un’esperienza pessima – ha sempre rammentato lui – perché non ci davano da mangiare”).

Petrucci è stato accolto da Raffaello Giuntoli, Torello Bartolini e Luciano Bonacchi, che hanno fatto gli onori di casa, ritrovando in sala i dirigenti dell’allora società ciclistica Emilio Bessi ed Emilio Nistri. Presente l’assessore allo sport del Comune di Agliana, Massimo Vannuccini, ha intervistato il corridore il sottoscritto, che ne ha tratteggiato la figura anche nel libro “Volti e storie dello sport pistoiese” (Settegiorni Editore).

Petrucci ha ricordato i tempi belli della giovinezza, le vittorie e soprattutto l’umanità della gente di Agliana, in primis dei dirigenti, deceduti da tempo, Dino Bonacchi (“da cui andavo a mangiare e dormire. Grande Dinone!”) e Chiocchini.

“Sono soddisfatto della carriera, pur breve, che ho avuto, sia da dilettante che da professionista – ha asserito Petrucci –. Purtroppo mi sono imbattuto nella Bianchi, che mi propose un gran bel contratto (30 milioni dell’epoca per due stagioni – n.d.r.) a patto che fossi gregario di Fausto Coppi. Non accettai, andai altrove e mi fecero la guerra, in gara e fuori. Ho sempre conservato un bel ricordo di Agliana, che all’epoca puntò forte su di me”.

È stato uno spasso ascoltarlo (anche sulla Dama Bianca). Divertente, ma istruttivo. Ci vorrebbero più cene con il passato: sbaglieremmo meno.

[Gianluca Barni]

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