il signore è il mio pastore 10. MA NEL NOSTRO CODICE PENALE LO “STALKING GIORNALISTICO” ESISTE O È SOLO L’INVENZIONE DI UN PM E DI UN GIP CHE MI HANNO PRESO DI MIRA?

L’unico che ha capito il problema è stato Mauro Banchini, che si è posto una sola, semplice, risolutiva domanda che neppur sfiora la zucca degli uomini della procura pistoiese.  Èccola: come mai fra i 16 miei accusatori non ce n’è neppure uno, e sottolineo uno, dei signori tecnici del Comune di Quarrata a cui rimprovero da mesi di avere creato e diffuso falsi documentali d’autore? Né loro né i loro servi e schiavi, gli amministratori della famosa «giunta in ciabatte» dell’Anpi, si sono ritenuti offesi? Che strano!

 

In tutta questa kafkiana vicenda, in cui il potere ha voluto vedere quello che ha voluto fuorché la verità, l’unico giornalista che ha avuto l’onestà intellettuale di pronunciar parola, e l’unico che ha davvero compreso la questione nella sua interezza, è stato Mauro Banchini

 

QUANLCÙN DI CONDANNARMI A FORZA TENTA

E SE NON C’È IL REATO. . .  SE LO INVENTA

 


 

Capperi, quanti ne abbiamo offesi! Siamo proprio dei delinquenti incalliti! Un prete, qualche monaca – anche se non di clausura. Mio dio, mi pento e mi dolgo dei miei peccati! Manca solo un padre cappuccino Fedele a san Francesco… Forse non sarebbe stato male che la Procura, a corpo e non a misura, avesse pubblicato un “Bando pubblico di interesse a far querela a Linea Libera” per toglierla di mezzo una volta per tutte. Sai quanto sarebbe stato felice il famoso assessore Agnellone/Panettone/segatura di Agliana? Ovviamente, per chi non ci arrivasse a capirlo, questo elenco è uno sfottò: o la sàtira richiede la castrazione automatica di chi la coltiva? Per un “padre cappuccino Fedele” cliccare qui o in alternativa scaricare il pdf da qui

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LEGGO, con grande attenzione e il massimo rispetto per i legislatori e il potere giudiziario, il primo comma dell’art. 612 bis del Codice Penale (Atti persecutori). E resto allibito e angosciato:

Art. 612 bis Codice Penale. Atti persecutori

 

Riflessioni di persona agli arresti domiciliari

 

La legge dice Io rifletto e penso
 

Salvo che il fatto costituisca più grave reato, è punito con la reclusione da sei mesi a cinque anni chiunque,

 

e si indica la pena e la persona
con condotte reiterate,  

cioè: ripetendo ogni giorno e tutti i giorni lo stesso comportamento in maniera ossessiva e ossessionante

 

minaccia o molesta taluno  

cioè: il comportamento ripetuto deve essere di minaccia o di molestia – Domanda: ma io ho mai minacciato o molestato il signor ragionier non-dottor Romolo Perrozzi di Lecceto? O mi sono limitato a scrivere (e a continuare a scrivere, perché il Comune di Quarrata è cieco, sordo e muto) che il ragionier non-dottor Romolo Perrozzi ha ottenuto privilegi non spettàntigli in sede di autorizzazioni per opere varie eseguite in area protetta sul Montalbano?

 

in modo da cagionare un perdurante e grave stato di ansia o di paura  

cioè: rappresentare un’oscena situazione fattuale e documentata (cosa che il signor Claudio Curreli non intende accertare) e sostenere (con documenti) che il ragionier non-dottor Romolo Perrozzi ha avuto privilegi dal Comune, come può cagionare un perdurante e grave stato di ansia o di paura? Ce lo spieghi lo psichiatra, non l’avvocato Elena Giunti (figlia dell’ex-sindaco Marco di Agliana?) e tantomeno un Pm o un Gip

 

ovvero da ingenerare un fondato timore per l’incolumità propria o di un prossimo congiunto o di persona al medesimo legata da relazione affettiva  

cioè: dove sta il fondato timore per l’incolumità propria o di un prossimo congiunto o di persona al medesimo legata da relazione affettiva?

 

ovvero da costringere lo stesso ad alterare le proprie abitudini di vita.  

cioè: chi è che ha costretto il ragionier non-dottor Romolo Perrozzi ad alterare le proprie abitudini di vita? Non mi risulta proprio che io abbia causato tutto questo in nessun istante, dal 1998 in poi, anno in cui quel signor ragionier non-dottor Romolo Perrozzi acquistò le sue proprietà (in parte condizionate dall’area protetta) sul colle di Lecceto a Montorio

Molto aldilà di ciò che sostiene la cosiddetta – secondo il signor Claudio Curreli e la signora Patrizia Martucci – persona offesa, gli unici ad essere costretti ad alterare le proprie abitudini di vita e a vivere in uno stato di angoscia, oppressione e violenza privata, sono stati io in persona e i miei familiari, che da tempo immemorabile vivevamo pacificamente, come avevamo sempre vissuto, a Lecceto: finché non vi arrivarono e il ragionier non-dottor Romolo Perrozzi con figlie & Signora e finché, nel 2008, dopo avere ostruito e chiuso illecitamente tre strade interpoderali/vicinali aperte dai secoli dei secoli, ottennero – e dovrebbe essere spiegato come… – dal Comune di Quarrata (gruppo: Franco Fabbri, Giorgio Innocenti, Nadia Bellomo – col supporto della polizia municipale e dell’allora comandante Oliviero Billi) l’illecito diritto a impedire ad altri l’uso delle servitù da sempre operati in loco.

Le vedete o no? Le strade vicinali/interpoderali devono restare aperte. E se son chiuse devono essere riaperte. Ma sarete duri tutti quanti? Qual è il vero motivo per cui il signor Claudio Curreli non vuole intenderla? Provi a spiegarcelo, prima di metterci agli arresti domiciliari

Pertanto: per quale motivo il signor Claudio Curreli, senza essersi documentato con la massima diligenza e cura, ha preteso e pretende di farmi passare per un volgare stalker stupido e senza cervello? E perché e come ha convinto il Gip, Patrizia Martucci, a seguirlo su questo viscido e pericoloso terreno?

Non è il Perrozzi che è stato costretto a cambiare il proprio regime di vita, ma chi, a secco, ha dovuto rinunciare al proprio pacifico modo di vivere serenamente nelle sue proprietà: troncato da tre fattori – il Comune di Quarrata, da decenni fuori controllo; il signor ragionier non-dottor Romolo Perrozzi, noto nel Tribunale di Pistoia in quanto Ctu; i signori Mara Alberti, Gioni Dainelli, Margherita Ferri e Sergio Luciano Giuseppe Meoni che, nella loro compulsiva mania di costruire, non possono contare su uno straccio uno di permesso o autorizzazione, dato che il caos comunale quarratino ha loro permesso e consentito di operare a discrezione e, di conseguenza, a danno di altri.

Se questo non si intende accertare da parte della procura, e se il signor Claudio Curreli insiste nella sua insostenibile-illogica posizione, non per questo io devo essere crocifisso vestito da stalker, preso a sputacchi in faccia da tutti e dileggiato da dipendenti comunali deviati e infedeli ai loro doveri costituzionali. È chiaro o no?

Oltre a questo vorrei ricordare al signor Claudio Curreli e alla signora Patrizia Martucci, che in più occasioni – e dovrebbero ben saperlo aggiornandosi puntualmente per onorare le funzioni che svolgono – la Cassazione ha ribadito a chiare lettere che lo “stalking giornalistico non esiste”.

Montalbano area protetta. Il Comune di Quarrata come ha potuto consentire lavori inammissibili in questo luogo da cui hanno perfino fatto sparire il cartello che indicava il vincolo ambientale?

Eppure in Procura a Pistoia questi due signori, senza tenerne conto in alcun modo con il dovuto rispetto verso il legislatore e verso la norma (lo ricordo a loro in primis e subito dopo ai lettori); con il rispetto che si deve alla magistratura, ma al tempo stesso con il senso dell’obbedienza che è dovuta alla legge e alla sua logica; questi due signori dimenticano che, essendo i giudici soggetti soltanto alla legge (art. 117 Cost.), in quanto tali essi non possono certo esimersi dall’applicarla alla lettera e non – come stanno facendo – a piacere e discrezione, cosa che danno a vedere con questo mio paradossale stato di arresti domiciliari sine die e di infamanti accuse sine sensu.

Torno, perciò, a ripetermi la stessa domanda che mi sono spesso posta nel corso del mio insegnamento universitario: come, cioè, sia possibile che uomini (non magistrati) a cui sono affidate le vite di quel popolo in nome del quale dicono di agire, possano permettersi strafalcioni così grossolani (è una opinione e una libera critica – art. 21 Cost.) come questo che mi stanno ingiustamente infliggendo pur essendo già stati richiamati, nelle dovute sedi, al rispetto delle questioni in punto di diritto.

E come – vista e rilevata una conclamata ed evidente insufficienza logico-analitico-deduttiva legata a certe norme del codice penale: e posso dirlo in quanto professore di lingua e stile – siano stati in grado di raggiungere certi titoli accademici e certe privilegiate posizioni sociali di carriera, che niente hanno di democratico ove in esse non sia rigorosamente rispettato il criterio dell’obbedienza e della sottomissione alla legge.

Non si scandalizzino, e non diano in escandescenze, i signori Claudio Curreli e Patrizia Martucci. Sto semplicemente battendo la via già aperta e sostenuta – come costoro potranno vedere – da un loro ineccepibile, autorevolissimo collega, Carlo Nordio.

In tutta questa kafkiana vicenda, in cui il potere ha voluto vedere quello che ha voluto fuorché la nuda e cruda verità, l’unico giornalista che ha avuto l’onestà intellettuale di pronunciar parola, e l’unico che ha davvero compreso la questione nella sua interezza, è stato Mauro Banchini.

Mauro Banchini sulla sua Trebisonda è stato lucidamente definitivo: nessuno del Comune di Quarrata ha querelato Bianchini e Linea Libera. Ci sarà un perché?

L’ordine dei giornalisti è rimasto più immobile di una moglie frigida nel talamo nuziale: perché all’ordine interessano solo i giornalisti di chiara fede Pd o non avrebbero mai salvato, più e più volte, anche in maniera raccapricciantemente vergognosa (opinione, critica ex art. 21 Cost.), la pubblicista Daniela Ponticelli – anche lei oggi accolta a braccia aperte dal signor Claudio Curreli fra le persone offese, ma, in buona sostanza, mie persecutrici – una “giornalista”, la Ponticelli, notoriamente e provatamente incapace di svolgere un mestiere impegnativo e delicato come quello del cui titolo pomposamente si fregia quale capA dell’ufficio stampa di Paolo Morello Marchese.

La signora non-dottoressa (anch’essa) Ponticelli scrive male, in una prosa rozza e zoppicante, non di rado contaminata con nessi ed espressioni dell’insopportabile gergo burocratico, e spesso dando indicazioni confusorie, non vere se non addirittura false, ai lettori: gli atti – signori della procura – sono all’ordine dei giornalisti della Toscana, in vicolo dei Malespini 1. Ma la commissione di disciplina, la ha salvata (e non pur solo una volta) per la di lei incrollabile fede catto-Pd.

Altri – e dico i “poverissimi” politici dell’area pistoiese –, tutti volti solo a riscuotere le decine di migliaia di euro per i loro inutilmente assunti mandati in un parlamento che fa solo dissoluzione della legalità, hanno pensato bene di guardare ai propri interessi come l’asin bigio di carducciana memoria. La gente, il popolo le libertà costituzionali, la civiltà: possono andare a farsi tranquillamente fottere, per loro. Per tutti loro, senza distinzione.

L’unico che ha capito il problema – ripeto – è stato Mauro Banchini, che si è posto una sola, semplice, risolutiva domanda che neppur sfiora la zucca degli uomini della procura.  Èccola: come mai fra i 16 accusatori (qui da me satiricamente mascherati, ma tutti coalizzati perché forse toccati sui nervi scoperti) non ce n’è neppure uno, e sottolineo uno, dei signori tecnici del Comune di Quarrata a cui rimprovero da mesi di avere creato e diffuso falsi d’autore? Né loro né i loro servi e schiavi, gli amministratori della famosa giunta in ciabatte dell’Anpi, si sono ritenuti offesi? che strano!

E questo cartello è sparito… Chi è stato? A chi stava stretto? Perché non c’è più? E l’inchiesta del comandante Bai è stata chiusa in un cassetto?

Mauro Banchini ha fatto centro e, se permettete, qui concludo il suo ragionamento. Se il signor Claudio Curreli, invece di fare tante chiacchiere e autopropaganda mediatica uscendosene “a pavone” con un roboante comunicato stampa dei carabinieri risalente al novembre scorso, avesse svolto e fatto svolgere delle serie indagini sui documenti, ancor prima di ascoltare e prendere per buone le lacrime del signor ragionier non-dottor Romolo Perrozzi, si sarebbe accorto, senza troppa fatica e troppi mescoloni, che Bianchini, il giornalista insopportabile, il cattivissimo me, non è un cretino, ma parla solo a ragion veduta e in punto di diritto. Diversamente da certe propaggini della procura.

E se avesse fatto questo, il signor Claudio Curreli non si sarebbe infilato in quel culo di sacco in cui, a questo punto – mi spiace tanto per lui – si trova e si dimena sempre più scompostamente.

Il popolo sovrano, signor Claudio Curreli, non ha bisogno di censori del suo stile.

Dallo Spielberg con onore, Edoardo Bianchini
[direttore@linealibera.it]


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