IL SINDACO-COCCODRILLO

Lacrime di coccodrillo
Lacrime di coccodrillo

LE LACRIME di coccodrillo del ragazzo/Sindaco Samuele Bertinelli e, ci spiace dirlo, anche dell’insegnante Caterina in merito alla solita assunzione raccomandata al San Jacopo fanno sorridere.

L’insegnante Caterina svolge sicuramente la sua professione in quella scuola dell’obbligo post riforma dove tutti sono uguali e dove fino ad oggi tutti, più o meno, vengono promossi, inviati nelle fabbriche di disoccupazione che sono le Università frutto del 68 dove, niente affatto paradossalmente, la vera meritocrazia avrà sempre il sopravvento per doti naturali e non indotte nonostante la miserabile riforma scolastica del “tutti uguali”. Una rondine non fa primavera e l’esercito dei laureati/disoccupati potrà solo sperare in qualche posto da cameriere sulla Sala ed in una madre Assessore che poteva non sapere (a differenza del Berlusca?).

Che però si indigni anche il Bertinelli, giovane/vecchio compagno, fa un po’ senso.

Il ragazzo/Sindaco non era ancora nato: si faccia raccontare chi veniva assunto – metodo ancora in vigore – negli enti pubblici nel 99% dei casi in Pistoia e Provincia. Non lo sa? Glielo diciamo noi: la cricca dei compagni e dei papponi Dc. Venivano assunti con il metodo Cencelli e con la compiacenza dei sindacati; con un PCI che faceva la parte del leone, la Dc che cercava di prendersi la sua parte e anche più (vedi Breda e qualche solerte maneggione…) e qualche concorso veramente disinquinato da queste logiche per poter dimostrare le trasparenti virtù dei padroni del vapore.

Il metodo è poi transumato, con gli anni e la sofisticata metodologia nata, cresciuta e favorita dal compagno Bassanini e (non ci spiace affatto dirlo), con i vari Biagi e Fornero.

Siamo così arrivati, come nel caso dell’Azienda Asl 3 ad un guazzabuglio di pubblico/privato dove il privato, rigorosamente scelto dal rosso Rossi privatizza gli utili, “sfrutta” con il permesso delle leggi vigenti il lavoro precario con contratti da fame e senza prospettive per il futuro, e accolla sul cittadino solo gli oneri.

Questa non è impresa, tecnicamente concepita: è solo una associazione dai dubbi contorni etici e piena di intrecci economico/politici senza rischio ma anche senza prospettive. Questo è il “capitalismo rosso”. Il risvolto tragico è che questi “signori” viaggiano come trattori pensando che la mucca sia ancora da spremere, stremando invece le tasche degli italiani, una comunità ancora troppo vile e prona per potersi finalmente ribellare.

Pistoia, diciamolo francamente, è una città, anzi un paesone, dove la borghesia impaurita ed egoista ha concesso alla peggiore rappresentanza di un proletariato un tempo combattivo e militante, di poter compiere, sotto l’ombrello dell’ideologia marxista e del buonismo cattocomunista, perfido (alla don Milani per intenderci), il saccheggio sistematico di quello che era un tessuto, certamente non perfetto, ma quantomeno titolare di valori e di principi che si sono persi e, quelli rimasti, in via di disfacimento.

Paradossalmente l’unica àncora di salvezza rimasta è questa crisi che, prima o poi, esploderà nelle mani di coloro che la stanno pilotando e gestendo (Ue, Fmi, grandi banche e leccapiedi nostrani) e potrà, quali che siano i modi e le forme, prospettare un futuro migliore.

Perché peggio di così, neppure a Kiev!

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