FIRENZE-OŚWIĘCIM. Stazione di Santa Maria Novella. 19 gennaio 2015, ore 13.45: il Treno della Memoria parte per Auschwitz con due ore e mezzo di ritardo. Tempo passato dagli oltre 500 ragazzi del viaggio, tra i 15 e 19 anni, in maniera spensierata, come è giusto che sia a quell’età, ma anche con la compostezza dettata dalla consapevolezza del significato del viaggio.
Due ore in attesa della partenza, con bagagli alla mano e i pensieri in testa che inevitabilmente tentano di figurasi quei momenti angoscianti ed atroci di 70 anni fa.
La stazione, luogo normalmente di passaggio, vissuto con la frenesia del lavoro o come tappa inevitabile per altra destinazione, diviene inaspettatamente un’area di visita e riflessione e ti accorgi di particolari mai notati fino ad ora – e ti interroghi sul perché solo ora emergono. Un primo segno, forse, di una diversa sensibilità che si fa avanti e ti permette di notare quelle testimonianze mute che rimandano alle vicende della Shoah.
All’inizio del binario 16 è infatti collocato un monumento con una targa in bronzo che diventa occasione di sosta e di riflessione e ricorda che: “Da questo binario partirono, nei vagoni piombati, centinaia di uomini, donne, anziani e bambini ebrei verso le camere a gas e i forni crematori di Auschwitz. Un monumento non ci restituirà le loro vite innocenti, ma potrà aiutare a non dimenticare, nella speranza che tutto ciò non si verifichi mai più. 9 novembre 1943, 11 cheahvan 5704, 9 novembre 2013, 6 kialev 5774”.
La memoria del passato da conservare, non meramente come fatto storico da conoscere ma come valore pedagogico, per tenere presenti quei meccanismi che hanno portato la generazione dei nostri nonni ad essere parte di un meccanismo raffinatissimo di sterminio, per applicarla all’oggi e al domani, perché il rischio, basta guardare a cosa succede oggi in molte Paesi del mondo, è sempre presente.
Questo è il senso del giorno della memoria.
La scelta del treno, la stazione di partenza, un’umanità varia rappresentata dai ragazzi di tutte le scuole toscane, l’arrivo nella stazione di Auschwitz e il trasferimento diretto nel tristemente famoso campo di concentramento.
Ma per quante similitudini si possano trovare, niente potrà mai avvicinarsi all’orrore provato da quella massa inerme ed innocente: “vagoni merci, chiusi dall’esterno, e dentro uomini, donne, bambini, compressi senza pietà, come merce di dozzina, in viaggio verso il nulla, in viaggio all’ingiù, verso il fondo” (Primo Levi, Se questo è un Uomo).
La domanda che riecheggia ancora oggi, posta come momento di riflessione nell’incontro, svoltosi in viaggio con i rappresentanti della comunità ebraica, per voce della ex-presidente Daniela Miller e da Renzo Bandinelli, è perché e di conseguenza, per chi è credente, dove era Dio ad Auschwitz.
Ma per contro e per risposta è doveroso domandarsi dove era l’uomo a cui è stato consegnato fin dall’inizio della sua creazione il proprio destino con la possibilità di scegliere attraverso il libero arbitrio.
Un viaggio che è appena all’inizio, un viaggio nella storia, ma anche e forse più nel nostro profondo per conoscerci meglio…
[19 gennaio 2015]
___________
OŚWIĘCIM-BIRKENAU
[20 gennaio 2015]
Il primo fabbricato visitato è stato quello dei bambini: qui è dove dormivano senza le loro mamme. E la foto di un bambino dei tanti.
Tatiana e Andra (Alessandra) Bucci. Quando furono deportate, nel 1943, avevano 4 e 6 anni. Sono sopravvissute all’inferno in cui hanno passato 10 mesi.
Appena arrivati, inconsapevoli del destino, attendevano di essere chiamati per la “doccia”…