Il tutto grazie a inquirenti che non svolgono il loro lavoro con la dovuta diligenza e cura, coadiuvati anche da certa polizia giudiziaria che riferisce non ciò che è, ma solo quello che si vuole che sia detto
SEGARE UN TUBO NON È REATO
LA PROCURA CE L’HA INSEGNATO
E sarebbe l’ora di farla finita, con questa giustizia avvizzita… Mi diverto, ora, a prendere in giro chi gioca con le nostre vite con la disinvoltura con cui si butta nel cestino l’incarto di un Cornetto Algida. Usando quello che non piace a nessuno: la satira.
Gli attori di questa comedia sono appunto tre. Li vedete in partenza. Ma intorno a loro ruotano molti altri ronzoni, vari e colorati. Dalle più disparate misure ed attitudini.
La materia? È la stessa. Si tratta delle bestialità che il Comune di Quarrata ha lasciato realizzare, sul Montalbano, a gente come questa: il ragionier non-dottor Romolo Perrozzi (benvisto dal sostituto Curreli e non solo?); gli agriturismi Il Calesse e Gli Arancini; Mara Alberti, Gionni Dainelli (all’epoca marito della Alberti), Sergio Luciano Giuseppe Meoni e Margherita Ferri, a cui il geometra Franco Fabbri, doppiolavorista al nero dello studio tecnico Geom. Mauro Ponziani, ha concesso tutto: a iniziare da un paio di condoni nulli in radice, perché falsi e incompleti, anche se la procura rifiuta di vederli.
Questo non è il Comune di Quarrata che mette panchine per gay e rispetta la legalità per le terre tolte alla mafia alla Catena: è il “Paese di Cuccagna”, dove per fare strada devi pagare chi magna.
Il tutto nel più spudorato commercio dei favori. E me ne catafotto, direbbe il commissario Montalbano, se il procuratore capo Coletta – che nessuno dei suoi subalterni sta a sentire: domani vi spiego perché – mi vuole arrosto sulla graticola, come san Lorenzo sui carboni: la verità è quella che è, non quella dei magistrati corrotti, collusi e persecutori del popolo. Di cui mi onoro di fare parte.
Il Comune di Quarrata ha venduto il demanio comunale ai privati (accanto ai nomi di cui sopra, però, c’è da aggiungere, per esempio, anche Leonardo Bassetti di via Carraia: ma ce ne sono decine dappertutto ancora) e la procura di Pistoia, con il triangolo Curreli-Martucci-Grieco è riuscita a vendere la cosiddetta anima al diavolo.
Il diavolo, ma quello sporco di pece e d’inferno; non quello un po’ orgogliosamente contadino come me. Un me che fino al 2000 ha potuto contare, con la famiglia, su 28 piante di olivo, presenti sul terreno delle abitazioni di via di Lecceto 10-12-16, fino a quando i nuovi ricchi si sono appropriati di tutto: come ho spiegato – e continuo a spiegare qui – da ben tre anni; nel silenzio omertoso della consolidata camorra del “non svegliamo il can che dorme”. Bravo non-presidente Mattarella!
Quelle 28 piante di olivo, che davano, nelle annate buone, un olio di qualità bastante per una famiglia di tre persone, sono andati a farsi fottere perché gli amorevoli vicini e i confinanti si sono comperati guarentigie che non spettavano loro.
E il triangolo – per ora, ma non ancora per molto – ha dato loro ragione e illecito frutto. La storia e soprattutto la mia resistenza senza tregua e fino all’ultimo respiro contro l’abominevole modus operandi della procura pistoiese, faranno giustizia. È solo questione di tempo.
Siamo stati privati del diritto di vivere i beni di famiglia e quando abbiamo chiesto aiuto alla legge, la procura ci ha schiaffato in galera con l’accusa di essere degli stalking. Siamo stati privati dei diritti umani di libertà e libera espressione del proprio pensiero con la ferocia medievale delle truppe dello sceriffo di Nottingham. Siamo stati fatti passare per imbecilliti e dementi da magistrati che non è affatto offesa dire che svergognano – come Curreli – tutta la categoria cui indegnamente appartengono.
Da che parte si sono messi, infatti, se si sono posizionati a fianco di gente moralmente riprovevole e senza vergogna che ha adulterato e sconvolto gli assetti idro-geologico-paesaggistici e vincolati del Montalbano? E perché si sono comportati così? Conoscevano o no gli unti del signore che hanno difeso fino al ridicolo?
Cosa c’è, inoltre, dietro i due fatti gravissimi che seguono? Uno di evidente violenza privata: il taglio dell’acquedotto e una famiglia lasciata senz’acqua per 8 giorni; l’altro del medesimo ipotetico tenore se non, addirittura, puzzolente di sequestro di persona; episodio che risale all’inizio di maggio del 2022 e che Giuseppe Grieco ha sedato e trattiene in terapia intensiva in qualche suo nascosto cassetto. In entrambi i casi – se non erro – si oscilla fra Grieco-Martucci e Cecilia Turco o studio Turco.
Dinanzi a questi campioni della giustizia e della legalità; a questi innògrafi dell’antimafia e delle commemorazioni di Falcone e Borsellino; a questi piantumatori di gelsi-moro per Caponnetto, sono qui dedicate due bellissime foto di migni in fioritura.
Ricordino, tutt’e tre, con palpitante còre, che niente di simile è più accaduto da quando i loro protetti hanno fatto e disfatto e si sono pure presa la gloria di poter fare e disfare come gli pare alla faccia della legge e della giustizia grazie al sigillo del Comune e alle bolle del tribunale!
Dies irae, dies illa, Solvet seclum in favilla…
Edoardo Bianchini
[direttore@linealibera.it]