FIRENZE. Via dei Servi, a Firenze, è una di quelle ricche bisettrici urbane che congiungono la vecchia zona universitaria con l’inizio del centro turistico per eccellenza, piazza del Duomo, da dove si va verso Pitti, passando da piazza della Signoria, gli Uffizi, Ponte Vecchio fino a Boboli, di là d’Arno. Di giorno è un formicaio, la sera si spopola.
È lì, al civico 12, che ieri sera, venerdì 14 agosto, a spasso da turisti notturni quali siamo della nostre esistenze, ci siamo imbattuti nella Isle Saint Louis, un locale nato pochi mesi fa, ad aprile, per l’esattezza, ideato e ambientato dal suo Direttore, Misha Markarian, un parigino cresciuto a Nizza che ha origini passionarie, probabilmente al di là del Mediterraneo.
E ieri sera, in questo labirinto dedalico di affreschi antichi e nuove intuizioni pittoriche, a deliziare quei turisti ormai satolli delle bellezze secolari offerte dalla città, c’erano Renato Cantini e Roberto Andreucci, un trombettista jazz che conosce il valore del suono tanto che è anche un musicoterapeuta e un pianofortista, entrambi appassionati di tecnica da consolle, due prodromi dei nuovi dj, che adorano confondere la Musica con tutte le alchimie tecniche offerte dall’evoluzione informatica.
Vi raccontiamo la serata da una postazione particolarmente privilegiata, che è quella che ci vede cronisti spaparanzati allietati, distratti e dunque concentrati da un sottofondo particolarmente piacevole, che è quello offertoci dal dono, graditissimo, fattoci, ieri sera, da Renato Cantini, che tra un brano e l’altro ci ha omaggiato del suo Ipnotize, il Cd realizzato in compagnia di un altro suo compagno di viaggio, Michele Staino, chitarrista e bassista elettrico, anche lui, ovviamente, folgorato dai rivoli dell’elettronica, otto tracce di jazz didascalico che aiutano, insindacabilmente, ad aprire al meglio la giornata, ma anche a dare a questa il miglior congedo. Dipende.
Mentre i due strumentisti, perfettamente sintonizzati lungo la linea d’onda musicale che li vede complici di questa affascinante esperienza artistica, arricchire sontuose basi jazz con gli accorgimenti elettronici offerti dall’informatica anche applicata ai videogiochi, al lato del pianoforte e ancor più lontano dalla tromba, il Direttore del locale, Misha Markarian, intento a dare corpo e volume ad uno dei suoi gigantografici dipinti, pazientemente realizzati mentre nel salone delle visite e delle mostre dell’Isle Saint Louis si accende la musica.
Il locale, che ha due opportunità d’ingresso/uscita (via dei Servi, ma anche via del Castellaccio, dopo un percorso labirintico costellato dai quadri e dalle sculture di Misha) è, realmente, un mix di culture ed è un piacere essere ospiti della sua accoglienza.
Anche l’offerta musicale, come quella proposta da Renato Cantini e Roberto Andreucci, ieri sera, rispecchia, con leggera, ma ferma, fedeltà, l’umore dell’ambiente che la ospita. Un salone dai somatismi snob che in realtà è un concentrato di adorabile semplicità, dove il jazid, almeno ieri sera, l’ha fatta da padrone.