PISTOIA. Abbiamo rivolto qualche domanda al coordinatore regionale per la Toscana del Partito Anti Islamizzazione, Riccardo Casolaro, sulle questione principali dei giorni d’oggi: dall’immigrazione, sulla quale ci sono stati aspri confronti a Pistoia negli ultimi tempi, alla convivenza con le comunità islamiche.
Immaginiamo quanto sia facile per i vostri detrattori affibbiarvi qualifiche come razzisti, xenofobi e simili. Come affrontate questo primo problema?
Molto semplicemente ricordando a tutti coloro che si interessano al Pai, che noi dirigenti abbiamo firmato un codice etico in cui dichiariamo di essere soggetti moderati, non esagitati neofascisti o simili. E difatti il Pai ha un bacino di elettori moderati, che semplicemente avvertono un pericolo incombente sulle proprie teste. Oltre ciò, non abbiamo pregiudiziali verso chi si dichiara “di sinistra”. Chiunque converga sulle nostre posizioni è ben accetto. Staiamo inoltre ottenendo un’adesione significativa. Pensi che l’ultimo video postato sui social da Alessandro Meluzzi, cofondatore del Pai, in cui ribadisce il nostro appoggio alle forze dell’ordine, ha ottenuto oltre un milione di visualizzazioni e più di dieci mila condivisioni.
L’islamizzazione che lamentate voi come sta avvenendo? In che modo possiamo avvertirla?
Ogni qualvolta noi arretriamo su una delle più comuni situazioni: dal presepe abolito, al canto natalizio vietato. L’islamizzazione avanza a grandi passi nel momento in cui, nel patetico tentativo di ottenere benevolenza nei nostri confronti da chi abbiamo deciso di accogliere, decidiamo di privarci di un pezzetto di noi stessi, delle nostre abitudini quotidiane o delle nostre tradizioni millenarie. Tutto ciò, oltretutto, senza ottenere in cambia né gratitudine né una vera integrazione.
La vicenda di don Biancalani l’ha seguita?
Sì, e mi ha lasciato sbigottito sebbene a certi comportamenti si sia ormai abituati.
La questione dell’immigrazione di massa, che ha coinvolto anche il parroco di Vicofaro, ha
qualcosa in comune con il rischio di islamizzazione?
Certo che sì, dal momento in cui la quasi totalità di coloro che arrivano è composta da islamici e, di questi, il 72% è composto da maschi adulti. Il rischio, oltre che nel presente, è di creare una situazione simile a quella presente in altri Paesi come la Francia o l’Inghilterra, dove addirittura le seconde generazioni intendono terrorizzare gli autoctoni praticando il terrorismo. Mi faccia dire anche un’altra cosa sulla vicenda di don Biancalani.
Certo, dica pure.
È incredibile come questo parroco, tramite degli interventi su Facebook, dichiari palesemente di preferire la gioventù immigrata a quella italiana. In un suo post datato 31 luglio egli dichiara che quella da lui accolta è la meglio gioventù, e, in un altro post del 18 febbraio, ringrazia Allah per aver permesso ad un ragazzo immigrato di essere arrivato da lui. Forse, senza neanche accorgersene, con quest’ultima esclamazione, ha reso chiaro il nesso tra l’immigrazione di oggi e l’islamizzazione in corso.
Eppure quei ragazzi hanno bisogno di aiuto. Dunque, se pensate di fare a meno della carità in stile don Biancalani, cosa proponete in alternativa?
Un modo semplice per aiutare davvero chi ha bisogno evitando, al contempo, di creare un terreno fertile per approfittatori di vario genere: aiutiamoli a casa loro investendo in quei luoghi ciò che qui spendiamo a casaccio per il loro mantenimento. Oltretutto, con le cifre di cui parliamo ogni giorno, in Africa potremmo creare infrastrutture ottime e funzionanti.
E qui sorge un altro problema, ovvero la distinzione tra migranti economici e veri profughi.
Fino ad oggi è stata creata una confusione ad hoc per rendere impossibile tale distinzione. Il punto è che aiutare tutti nel solito modo è la miglior via per non aiutare veramente nessuno. L’accoglienza dei soli profughi è fondamentale per garantirgli la protezione di cui hanno diritto. E poi, se i migranti economici hanno le ingenti disponibilità per pagarsi il viaggio per arrivare qui, per quale motivo vengono definiti “poveri”?
Ha anticipato la mia prossima domanda. Me lo dica lei.
Perché è evidente che anche questa assurdità non sia spiegabile se non prendendo in seria considerazione il ruolo che le potenze arabe ricoprono dietro le quinte. Ovviamente la politica dell’accoglienza indiscriminata favorisce tutto ciò.
Ma in definitiva, alla luce di tutto questo, come è possibile convivere con l’Islam?
La convivenza è una possibilità e non un obbligo, a differenza di quanto sostengono i soloni del multiculturalismo a tutti i costi. Ciò sarà possibile quando la comunità islamica deciderà di sottomettersi alle leggi dello Stato, alla nostra Costituzione, dimostrando il rispetto più assoluto per i diritti dell’uomo.
Se tutto ciò non accadrà?
Allora sarà l’Islam stesso a porsi fuori dal perimetro della legalità, in quanto movimento sovversivo.
[Lorenzo Zuppini]
«L’islamizzazione avanza a grandi passi nel momento in cui, nel patetico tentativo di ottenere benevolenza nei nostri confronti da chi abbiamo deciso di accogliere, decidiamo di privarci di un pezzetto di noi stessi, delle nostre abitudini quotidiane o delle nostre tradizioni millenarie. Tutto ciò, oltretutto, senza ottenere in cambia né gratitudine né una vera integrazione».