immigrazione. ROSSI E LA FAMIGLIA ROM COME MODELLO FAMILIARE E CULTURALE

La stazione di Pistoia. 2
La stazione di Pistoia

PISTOIA. L’aggressione subita dalla ragazza e dal suo fidanzato martedì 5 aprile alla stazione di Pistoia, ad opera di quattro rom, non deve stupirci. Come non ci saremmo dovuti stupire della protezione che l’intero quartiere di Molenbeek a Bruxelles ha offerto al fuggiasco Salah.

Ma non perché dobbiamo nutrire pregiudizi verso certe etnie, piuttosto perché è ormai chiaro che dove lo Stato non interviene, vige l’anarchia più totale. Dove la legge italiana (o belga, nel caso sopracitato) non arriva, non viene imposta, automaticamente entra in vigore l’arbitrio indiscriminato, messo in atto secondi gli usi e i costumi di chi vive quella realtà.

A Molenbeek addirittura le donne islamiche (che non possono neanche mostrare le unghie con lo smalto) hanno berciato contro la polizia, dicendo che quello non era il loro posto, che la legge belga lì non vigeva. Nei campi rom accade la stessa cosa: sono come circondati da alte mura invisibili che impediscono di controllare cosa accada al loro interno, che impediscono alla legge italiana di imporsi su coloro che vivono in quei campi. E la cosa è talmente palese agli occhi di tutti che ormai quasi nessuno si schiera contro il coro del politicamente corretto per denunciare questa assurda tolleranza, che vige nel nome del multiculturalismo.

Multiculturalismo significa promuovere il rispetto delle diverse culture che convivono in uno stesso luogo, ma non per forza ciò è fattibile. È infatti ovvio che la voglia di rispettarsi, e magari integrarsi, debbano averla entrambe le parti in questione.

Non è attribuendo la colpa della criminalità, operata da alcuni rom, alla politica “che se li è scordati” o “ai territori fragili” che Laura Boldrini aiuta a combattere tali reati. Non è affermando che gli immigrati hanno la precedenza sugli italiani indigenti per quanto riguarda l’assegnazione di alloggi popolari, che il Presidente della Camera disincentiva il conflitto sociale.

E non è invitando la delegazione di rom a Montecitorio, ricevendo le loro richieste di non viver più nei campi rom (senza però averli mai sentiti parlare di lavorare e pagarsi un affitto o un mutuo), che lady Boldrini promuove l’integrazione.

Per non parlare della foto grottesca del presidente Rossi con la famiglia rom, elevandola a modello familiare e culturale, mentre migliaia di famiglie italiane vivono nell’indigenza senza che un presidente di regione li consideri minimamente. I cittadini e le istituzioni devono, accettando le diversità, imporre il proprio modo di vivere e le proprie leggi a chi chiede ospitalità. Perché per poter accogliere, dobbiamo prima di tutto essere padroni a casa nostra.

Un forte abbraccio e un augurio di pronta guarigione ai due ragazzi aggrediti.

Lorenzo Zuppini

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One thought on “immigrazione. ROSSI E LA FAMIGLIA ROM COME MODELLO FAMILIARE E CULTURALE

  1. Buona sera Lorenzo: condivido e rilancio andando fino in fondo. I campi Rom vanno demoliti. (punto) Non per cattiveria, ma perchè sono una vergogna che tra l’altro non esiste in altri paesi. Si tratta di specificità italiana. Quindi radere al suolo e chi vuole stare a vivere in città va ad abitare in case, (a spese sue chiaro…come i comuni mortali) e chi non ci sta torni pure a girovagare con la roulotte in giro per il mondo.
    Buona serata

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