IMPREPARATI A CALAMITÀ E A TUTTO: I SOLITI ITALIANI PECORONI

Mauro Biani, l'Italia in macerie
Mauro Biani, l’Italia in macerie

PISTOIA. Sembra che ci si debba abituare agli eventi “eccezionali”, come quello di giovedì, che hanno messo a nudo, ove ce ne fosse ancora bisogno, non solo la nostra impreparazione ma anche i limiti e gli errori della gestione territoriale intesa nel suo significato globale.

Come accaduto per i ripetuti, tristi, fatti di Genova di Massa e Carrara ecc. dove la gente è stata lasciata a se stessa, nel fango e tra i detriti senza l’ombra di sostegni organizzati salvo gli interventi encomiabili dei Vigili del Fuoco, anche Pistoia ha seguito lo stesso avvilente copione. I Pompieri se ne stanno nella loro caserma per tutto l’anno tacendo, tamponando come meglio possono i nostri disagi e soprattutto rispondendo 24 ore su 24 a qualsiasi richiesta. Sono sempre presenti, sempre attivi e sempre rispondono. Di essi ce ne accorgiamo e pretendiamo l’arrivo tempestivo solo quando abbiamo bisogno, poi, passata la difficoltà, nessuno propone iniziative per migliorarne le attrezzature, i mezzi, gli organici. Sarebbe opportuno far sentire la nostra voce in questo senso?

Dovrebbe essere interesse di tutti adeguare la loro efficienza ai tempi e alle sempre nuove e più pressanti esigenze. Nulla, si è smesso di protestare e quando lo si fa è, talvolta, per ragioni assai meno impellenti. Carabinieri e Polizia hanno fatto la loro parte manifestando, almeno con la divisa, la presenza dello Stato che se non risolve il tuo problema porta almeno il conforto, non banale, di non sentirsi abbandonati.

Prima domanda: la Protezione Civile esiste ancora come struttura operativa? Che cosa fa in concreto e cosa ha fatto nell’occasione specifica? Bertolaso se non altro si faceva vedere, era presente, Gabrielli appare solo raramente e mai lo si è visto con le maniche arrotolate, in prima linea, a gestire l’emergenza. Più spesso lo si sente blaterare in vacue e molto sporadiche conferenze stampa rifuggendo puntualmente dal teatro delle operazioni e dal contatto con la gente disperata.

La democrazia italiana, Mauro Biani
La democrazia italiana, Mauro Biani

Stupisce la totale rassegnazione di quelli colpiti da rovinose calamità, il silenzio generale, l’acquiescenza mortificante di persone che pagano tasse di ogni genere, a non finire, aumentate senza appello in qualunque direzione. Negli ultimi dieci anni, pare che i “contributi” locali abbiano visto un incremento poderoso del 265% e a fronte di tanta pressione fiscale non sembrano fare da contraltare idonei e adeguati servizi, sia ordinari che straordinari, come sarebbe stato necessario predisporre e attivare.

I balzelli cui siamo sottoposti ci darebbero almeno il diritto di protestare. Nulla, tutto scorre nell’apatia assoluta di un’accozzaglia di gente che non ha niente che la rassomigli ad un popolo. Ciascuno si accorge dei danni solo quando questi lo coinvolgono in prima persona. Quelli subiti dal vicino rimangono in tutto e per tutto del vicino. Il senso della collettività non ci appartiene e queste occasioni lo dimostrano impietosamente.

Il vento straordinario ha di sicuro determinato inconvenienti altrettanto straordinari ma rimane il fatto che pochi si sono interrogati su quanto avremmo dovuto fare per prevenire o almeno attenuare tanti danni. Parecchie delle piante cadute per esempio o non sono state curate a dovere, con potature adeguate, oppure sono state del tutto abbandonate e se qualcuno ha avuto modo di guardare da vicino gli alberi sradicati può essersi reso conto di quanto asserito. Ma se invece del vento forte ci fosse stata una nevicata o una “bomba d’acqua” i risultati sarebbero stati analoghi mettendo a nudo repentinamente i gravi limiti della manutenzione ambientale e quelli ancora peggiori dei soccorsi da allertare, praticamente inesistenti.

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Le uniche tute della protezione civile circolanti rimangono quelle che si vedono spesso in strada, ai banchetti per la vendita di frutta, fiori ecc., a scopo benefico naturalmente, ma che non hanno alcuna rispondenza concreta quando occorrerebbe davvero una organizzata protezione dalle difficoltà, causate dalle intemperie e dalla natura in generale e il sostegno alla popolazione. Per tornare allo stesso, pessimo, giovedì, anche la Polizia Municipale è risultata invisibile e quindi del tutto inutile anche se il numero, non esiguo, degli agenti in organico, avrebbe potuto se non altro aiutare nei casi e nelle situazioni più urgenti. Chi avrebbe dovuto e potuto distoglierli dagli incarichi ordinari e dirottarli in strada? Cosa sarebbe dovuto accadere di ancora peggiore perché si potesse verificare una simile eventualità? Ma nessuno sembra aver notato, in questo senso, mancanze colpevoli. Tutto si è risolto in brevi commenti al bar. Sabato mattina, quando ancora c’era una parte della montagna senza luce, alle nove e mezzo, sulla piazza della Sala e in piazza della Resistenza tutta l’illuminazione pubblica brillava a più non posso. Ai Vigili Urbani, che con zelo e precisione raccoglievano le quote dagli ambulanti del mercato, è stato fatto presente questo spreco, dato il clima di crisi generale e l’imperante e sbandierata spending review, ma non si è visto, anche in questo caso, alcun tipo di fattivo interessamento. Viceversa, hanno proseguito, senza alcuna esitazione, nella raccolta dei balzelli.

Stare zitti e far finta di nulla non vuol dire mostrare senso civico e comprensione, lodevoli in altre circostanze, ma indica piuttosto acquiescenza perversa e stupida disattenzione ossia le caratteristiche più sicure per determinare, rapidamente, lo sfacelo della società e dei suoi canoni fondamentali che non vanno imputati solamente ai capricci di madre natura ma al nostro modo di pensare e di comportarsi.

[*] – Ospite

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