in attesa del 14 luglio. CHE CI SIA STATA O NO LA BASTIGLIA, PER PISTOIA È LA STESSA COSA E IL SUO TRIBUNALE CE LO DIMOSTRA OGNI GIORNO

Milano, Brescia, Perugia con Cantone; e perfino la Marta Cartabia, così serafica, ex presidente della Costituzionale e ministra dell’in-Giustizia. Mi è sembrato di vedere non un gatto – come diceva quell’antipatico del canarino giallo Titti, nemico di Silvestro –, ma Pistoia stessa…


Chi potrà liberarci dai mali se i giudici non sono migliori di noi?


RIFLETTENDO SULLA CORRUZIONE DI UN PAESE


 

Ieri sera, 12 luglio, un gruppo di Linea Libera si è trovato a sedere dinanzi a un tavolo per una pizzata d’amicizia e per fare il punto della situazione in relazione alle ignobili vicende giudiziarie di cui la testata è stata fatta bersaglio pur in presenza, a Pistoia/Sarcofago City, d’una schiera di fedelissimi democratici difensori indiscutibili dei valori costituzionali.

Dall’Anpi (e che dio ce ne scampi), a sei parlamentari d’ogni colore (perfino cangiante, a vedere Maurizio Carrara), ai quotidiani locali bene accompagnati dalla stampa periodica on line, ai settimanali (almeno uno ce n’è, del venerdì), a quella fucina di fanatismo papale coordinata da un don Manone che, tutto impegnato nel servizio dei bisognosi, alla fine s’è fatta propria anche la Tv che doveva essere dell’Aias (illo tempore), ma che di fatto è sempre stata sua: tutti questi campioni si sono distinti in ermetico silenzio.

 

Ma questi se ne sono mai accorti che il tribunale di Pistoia non funziona a dovere e che arresta la gente come se stesse mangiando noccioline al festival del blues?

 

Eppure il trattamento Linea Libera è stato un vero e proprio attentato alla Costituzione: come quelli di Napolitano e Mattarella dal governo Monti a questa sciagurata panzanella di Draghi, nani e ballerine.

Garginiano delle Casermette, don Manone/Cavaliere della luce della Chiara Amirante, è ancora in sella e non è mai stato scalfito neppure dalle prove incontestabili portate spesso – nel corso dei decenni – in procura: dai tempi di Giuseppe Manchia a quelli degli ultimi anni.

Con un periodo di massima fioritura sotto l’arcontato di Renzo Dell’Anno, prima giudice civile e successivamente anche penale, ma soprattutto noto per l’etica dei bassi profili (ovviamente a discrezione) e per la sua passione di ricercatore micòlogo – con il commendator Mauro Gualtierotti, quello beccato dalla Corte dei Conti, ma ciononostante illeso dal tribunale penale di Pistoia. Un tribunale, a nostro parere, che funziona a corrente alternata e solo per i treni che abbassano la testa a certa rispettabile sinistra.

Dell’Anno era frequentatore del padrone dell’Aias-Apr-Tvl-Maic etc. Ci serviva pranzi (dicono) ai soggetti deboli ospitati da Bardelli – anche se non ha mai voluto affrontare le violenze lasciate fare a danno dei popolo pistoiese grazie agli inquinamenti del Cassero, del Fossetto o dell’inceneritore di Montale. Ma tant’è e basta: certi eroi del nostro tempo, poi cancellati dal CSM stesso (il che è tutto dire…) che negò la riconferma, fanno come la cometa di Natale; spariscono e – direbbe Dante – fama di loro il mondo esser non lassa; misericordia e giustizia li sdegna: non ragioniam di lor, ma guarda e passa.

Come Linea Libera potevamo, o no, parlare tra di noi dei danni della giustizia a Pistoia?

Stamattina, però, abbiamo aperto le prime pagine dei giornali e siamo rimasti colpiti da ciò che vi abbiamo messo in apertura.

Ci siamo resi conto che tutt’Italia è una Pistoia-Sarcofago City, anche perché tutto l’Occidente è, ormai, una dittatura. Democratica, ma dittatura. E dittatura dei magistrati, a ben vedere.

Ma i giudici sono o no soggetti alla legge? Dìtecelo, perché se così non è, anche i cittadini hanno il diritto di non essere richiamati all’ordine delle «autorità costituite»

Milano, Brescia, Perugia con Cantone; e perfino la Marta Cartabia, così serafica, ex presidente della Costituzionale e ministra dell’in-Giustizia. Mi è sembrato di vedere non un gatto – come diceva quell’antipatico del canarino giallo Titti, nemico di Silvestro –, ma Pistoia stessa.

Una Pistoia in cui i mali della magistratura sono gli stessi anche se – forse – vieppiù esasperati che altrove. Più accentuati perché mentre altrove le cose saltano fuori e si riesce a smascherarle e a parlarne, a Pistoia la procura stessa è capace di minacciare i giornalisti per costringerli a non parlare di ignobili processi come quello celebrato contro il luogotenente Sandro Mancini, uomo nero di Dell’Anno e del sostituto Giuseppe Grieco, accanitissimi contro di lui; o anche in grado di rinviare a giudizio, senza prove e senza indagini degne di tal nome, i giornalisti che, come noi di Linea Libera non si inchinano, né si chineranno mai come procura stessa vorrebbe, alle «autorità costituite», colonne d’Ercole della Gip Patrizia Martucci.

Abbiamo parlato di questo, ieri sera, tra un antipasto toscano, un salmone e rucola, un baccalà alla livornese e un bel piattone di spaghetti alla carbonara. E di tanto altro ancora.

Di cui vi parleremo via via in questa lunga estate calda.

Seguìteci: noi non veniamo mai meno al dovere di informare i cittadini come invece fa purtroppo il 99% dei giornalisti allineati pistoiesi.

Che cedono al potere e ad esso s’inchinano danneggiando non se stessi e basta – il che sarebbe un danno limitato –, ma il popolo dei cittadini-lettori che, sbeffeggiati dal potere, credono di attingere verità al veliname degli organi di stampa allineati al nuovo Partito Nazional Democratico.

Edoardo Bianchini
[direttore@linealibera.it]



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