Se si leggono le carte – cosa che il più delle volte la procura della repubblica non fa –, si rizzano i capelli in testa anche ai calvi. Basta tornare sul cordone di protezioni che si erge a difesa del mai-comandante dei vigili Andrea Alessandro Nesti per capire che la città di Cino non è quella di un maestro di diritto, ma di discutibili maestri con cazzuola e grembiulino
Chi era più anziana, la Caramelli o la Turelli?
DA TUTTI BEN PROTETTO E CONSERVATO
VUOL CHE NOI LO CREDIÀM PERSEGUITATO?
Può un magistrato affermare che, se ha fatto qualcosa di errato, lo ha fatto solo perché non sapeva? No. Il magistrato presuntivamente conosce la legge e pertanto non è esentato dalle proprie responsabilità: in nessun caso. Anche se (che vergogna) non paga mai.
Perché il dovere del magistrato, che ha l’obbligo di servire la repubblica «con disciplina ed onore» (art. 54 Cost.), è quello – ove non sappia niente di ciò che sta toccando con le proprie mani unte dal concorso che ha vinto e riconsacrate, in séguito, da quella Anm (associazione nazionale magistrati) che non si sa bene a cosa serva, visto che i tutori della legge sono intoccabili, autonomi, inamovibili e perfino esentati dalla responsabilità civile dei normali cittadini –; il dovere del magistrato è quello di studiare, non di perdere tempo a scoutare e ad accogliere neri irregolari che giungono sul territorio che, ai magistrati, paga lo stipendio: e con emolumenti non certo da fame.
Perciò si rivela anomala la situazione della procura di Pistoia, con uomini (non ho detto magistrati: e chi capisce l’italiano davvero può intuire il perché) che, pure essendo magistrati, non di rado non servono la toga che indossano con la disciplina e l’onore richiesti dalla Costituzione.
Torno lì e lì continuo a girare il cosiddetto coltello nella ferita o, per chi è cattolico, il dito di san Tommaso nella piaga di Cristo.
Osserviamo, nei fatti, il comportamento della procura pistoiese nei confronti del mai-comandante dei vigili di Agliana, l’ottimo (per Rino Fragai) Andrea Alessandro Nesti.
Questo sedicente (o come scriveva la moglie perculando chi scrive: soi disant – e il fratellino le andava dietro) dipendente del Comune di Agliana, tenuto al suo posto per 15 anni, extra e contra legem da politici fasulli e segretari comunali infedeli allo stato (non meglio l’amministrazione delle epigastalgìe e delle scariche diarroiche fasulle di Benesperi e Ciottoli); questo signore, dicevo, che si è fatto passare per sacrificato da tutti e che, agli occhi di Claudio Curreli, di Giuseppe Grieco, di Luca Gaspari e di altri ancora, ha avuto l’onore di farci condannare perché, sosteneva, era stato diffamato: cioè eravamo colpevoli di non avere sposato la sua causa a occhi chiusi;
questo signore oltreché non essere mai stato dipendente del Comune della Ciampolini da quando il Tar della Toscana sentenziò che la graduatoria secondo la quale era stato fatto papa, era una graduatoria “eretica” e pertanto nulla; nel 15ennio di usurpazione (ripeto usurpazione per il Pm Coletta e per i magistrati pistoiesi perché l’ignorantia legis non excusat), da vero autocrate intervenne a capriccio, a capocchia, ad arbitrio, a ruota libera persino sulle più elementari norme e regole che sono binari obbligati per il mondo della pubblica amministrazione.
Parlo della scelta della sua vicecomandante (per chi non capisce: la signora Sonia Caramelli, detta la Pavona) prescelta dal signor Nessuno come Ulisse (il suo contratto era risolto di fatto e di diritto e ve l’ho già pubblicato) ai danni della più anziana Lara Turelli, oggi vittima sacrificale di tutti, indegnamente massacrata dal duo schizo-ciottolo-benesperico sotto la direzione della segretaria generale Aveta, anch’ella assai benevola nei confronti del signor Nesti.
La vittima di se stesso (e della Blimunda, aggiungerei) decise di preferire la Caramelli alla Turelli per ovvi motivi di affinità politico-elettive. Ma guardate il certificato delle anzianità delle due aspiranti vicecomandante. E grattatevi in testa, lettori. Perché nonostante la procura di Pistoia, siamo fuori dalla cosiddetta grazia di dio. E noi, che non siamo la procura, non possiamo, non dobbiamo, non vogliamo tacere: neppure se la procura ci fa condannare dal giudice Gaspari. Chiaro?
Eppure, pur essendo chiaro come il sole e assolutamente inconfutabile che se una vittima c’è, non può che essere la Turelli; tutta la procura si è schierata dalla parte del Nesti. E come mai? Nessuno della procura è stato in grado di vedere la realtà dei fatti perché nessuno si è preoccupato né di indagare né di portare alla luce la vera storia del Nesti attraverso i documenti di archivio. Non faceva comodo, forse? Era troppo imbarazzante?
Verrebbe da dire che la procura più che fare svolgere indagini ai carabinieri di polizia giudiziaria (i Panarelli, i Maricchioli etc.) meglio farebbe, piuttosto che farci condannare per imbavagliarci e soffocarci, a nominare noi di Linea Libera come consulenti d’ufficio per recuperare i dati certi, visto che quelli raccolti dagli addetti ai lavori sono, nella maggioranza dei casi, o falsi o quantomeno artefatti e fuorvianti.
Ce lo dicano ora, i signori magistrati penali di Pistoia, che il Nesti è un diffamato da Linea Libera e dai nostri reportage. Abbia il coraggio, Claudio Curreli, di smentirci quando diciamo:
• che il Nesti non è mai stato comandante dei vigili di Agliana
• che il Nesti ha agito scorrettamente quando ha scelto come vicecomandante la Caramelli al posto della Turelli
• che il Nesti si è prestato – da perfetto protetto-usurpatore – ai giochetti dei versamenti a Tvl di Luigi Egidio Bardelli e a tutta una serie di errori dannosi che gli sono stati analiticamente contestati e che non sono semplici sogni
• che il Nesti non è stato – come scriveva il suo psichiatra Augusto Iossa Fasano – uno speculum di comportamento morale e quant’altro, una vera e propria sedes sapientiae et causa nostrae laetitiae!
E se Claudio Curreli non è in grado di certificare tutto questo, poiché ignorantia legis non excusat, che pensare? Dovrebbe comunque comportarsi come si è comportato quando ha inteso falciare le gambe a noi che mostravamo alla platea dei lettori che certe amministrazioni pubbliche sono inquinate e che certi sostituti tendono a coprire le loro assurde malefatte?
Pensateci un po’. Poi proviamo a scrivere una lettera a Nordio: Gigante, pensaci tu! Perché in questa procura e in questo tribunale ci sono troppe cose che non vanno.
Edoardo Bianchini
[direttore@linealibera.it]
Se non sbagliamo la signora Sonia Caramelli è anche parte civile contro Lara Turelli nel famoso processo della chiavA.
Quando il sindaco Mangoni affidò il comando dei vigili alla Turelli, la Caramelli rivendicava il suo diritto di occupare quel posto perché lo aveva avuto da Nesti in precedenza.
Mangoni, saggiamente, agì secondo le norme e le regole. Ora riflettete, lettori: è credibile una testimone come la Caramelli che accusa la Turelli di atti persecutori?
Noi non solo non lo crediamo, ma pensiamo (libertà di opinione, art. 21 Cost.) che lo possano credere solo un Maricchiolo o i sostituti come De Gaudio e Serranti, che delle carte non fanno conto: a tal punto da interrogare la Turelli prima ancora che fosse venuta a conoscenza di tutto quel boscabbaccano di un anno di intercettazioni telefoniche pagate dagli ignari contribuenti italiani.
Solo Cristo poteva aver fiducia nella magistratura. Ma perché lui, in quanto figlio di Dio, sapeva che dopo 3 giorni 3 sarebbe risorto!