PISTOIA. Scandali che seguono altri scandali, malaffare che dilaga in ogni angolo, manager disposti a tutto pur di guadagnare, scene ripugnanti in parlamento, sindaci che fanno il bello e il cattivo tempo spendendo denaro pubblico come più gli aggrada senza freni e senza ritegno, la malavita che si fa beffe dell’ordine costituito e della gente per bene, calamità alle quali la gente deve far fronte da sola o quasi, assente com’è la protezione civile, immigrazione selvaggia della quale ci accorgiamo solo quando troviamo i migranti nel giardino di casa, figuracce continue in campo internazionale dove anche l’ultimo dei Paesi sottosviluppati ci mette in pessima luce disponendo di noi come e quando vuole e l’elenco potrebbe continuare.
A fronte di un quadro tanto pesante e riprovevole fa da contraltare il silenzio assoluto del “popolo”. Montanelli definì gli italiani non un popolo ma, più verosimilmente, degli accampati. Definizione più azzeccata non poteva trovarla. Le caratteristiche compatte e fiere di un popolo si manifestano in altre nazioni, dove un sentimento comune di appartenenza cementa pensieri e azioni dando corpo e determinazione a manifestazioni, proteste e, ove necessario, ribellioni.
I fatti francesi degli ultimi giorni ricordano da vicino qualcosa che si approssima in maniera impressionante a una sorta di piccola rivoluzione. Quella verso i vertici di Air France è stata una energica e convincente azione di dissenso, di sicuro compresa perfettamente non solo dai dirigenti oggetto del vibrante reclamo, ma anche dall’intera Nazione che non ha mostrato, mi sembra, di condannare l’episodio con evidenza (vedi La Stampa: La rabbia dei lavoratori per i tagli aggrediti i manager di Air France – n.d.r.).
Da noi no. Tutto accade e ci passa sopra quasi senza che ce ne accorgiamo, indipendentemente se ciò penalizzi i nostri interessi personali oppure se renda ancora più deteriore la nostra immagine nazionale all’estero. Un bel carattere non c’è che dire. Nei bar e per strada non si scorge nemmeno il minimo dissenso o la più pallida analisi di quanto ci succede, figuriamoci poi se si sentono critiche o condanne.
Nessuno che pensi di organizzare una qualche azione che possa esprimere una volontà che, purtroppo non c’è. Quelle pseudo proteste, del resto sempre assai circoscritte, che talora ci sono, hanno piuttosto l’aria di robetta sparuta, debole, incerta e adatta a pie e rassegnate educande.
Con la differenza che queste hanno scelto volontariamente una vita di espiazione, rinunce e mortificazioni, noi no.
[*] – Lettore, ospite
Buongiorno!…vede Fiore….là una certa maria antonietta propose di gettare brioche al popolo affamato: zac…le tagliarono la testa. Noi invece ci abbuffiamo di brioche….da qualunque parte arrivino.
Massimo Scalas