in hitachi ti tirano le pietre. LA VICENDA DI ANTONIO VITTORIA RIPROPONE IL TEMA DELLA COSCIENZA CIVICA E CIVILE DEI DEMOCRATICI, MAESTRI DI “TROMBONE DEL SILENZIO” NELLA BANDA CHE APPOGGIA IL POTERE

Quelli del partito che domina avanzano con squilli di tromba, rulli di tamburo, tromboviolinate: gli altri devono rinunciare alla loro vita solo perché chiedono di poter fare pulizia dove manca trasparenza e rispetto delle regole e degli esseri umani?

Il nostro è un paese solidale, ma solo della solidità dello sterco secco: abbraccia tutti i Rackete dem; sputacchia addosso a tutti coloro che, in buonafede, umiltà e serietà cercano solo di spazzare la bottega facendo pulizia e ordine: non quattrini né carriera – ed è il caso del Vittoria

 

LA BANDA DEI “TROMBONI DEL SILENZIO”

TACE. E IL PADRONE: «ZITTO: O TI LICENZIO!»

 


 

Ma nessuno parlò…

 

HO CONOSCIUTO per caso Antonio Vittoria. Un giorno l’Elena Bardelli, il “capro espiatorio” delle bizze del senatore La Pietra, mi ha chiesto se poteva dare il mio cellulare a questo signore che – diceva – era un assiduo lettore di Linea Libera.

La storia è andata così ed è andata avanti fino a quando la dirigenza napolitana di Hitachi Rail (è buffo avere i giapponesi in casa, ma in mano agli amici di De Luca, che peraltro piscia in testa a Pistoia, dando di cialtroni ai pistoiesi…) ha deciso in prima battuta di spostare un dirigente sindacale da un ufficio a un capannone; poi di liberarsi di quello stesso dirigente dalla dirigenza statica in capannone, alla disoccupazione a casa.

Quando si entra in questi meccanismi stercorari da dirigenza (se la Cucci può dare di sciacallo a Salvini – che io non voto – in virtù della libertà di critica, nessuno si scandalizzi di meccanismi stercorari), c’è sempre una vita che va in frantumi. E quella del Vittoria è andata in frantumi. E ora hai voglia a usare il SuperAttak!

Alcuni, in vita loro, procedono a passo dell’oca sulla via del successo. Pochi per loro meriti, anzi… Molti perché allineati al partito che domina anche se perde tutte le elezioni (o le erezioni, come dice la Sagramola di Geo).

Quelli del partito che domina avanzano con squilli di tromba, rulli di tamburo, tromboviolinate, care a certi pesudogiornalisti dell’Asl, e cazzi vari che ne aumentano la portanza (studiate fisica) e l’importanza del vuoto cerebrale.

Quelli che, come Antonio Vittoria, sono vittime dell’arroganza del potere, vengono accompagnati – sempre – dai tromboni del silenzio. Esiste, infatti, l’orchestra del silenzio: messa su dai poteri devianti che vivono di sopraffazione, di padronismo, di democrazia sovietica degli anni di Stalin ma, professandosi democratici e politicamente corretti, evitano accuratamente di mostrare di essere corrotti.

Il decreto del dottor Francesco Barracca, giudice del lavoro di Pistoia, risalente al 28 gennaio scorso, rende ragione a Vittoria e conferma che la banda dei trombini del silenzio ha operato egregiamente secondo il protocollo previsto.

Come la gallina nera, la banda del silenzio si risolve sulla sera

Il nostro è un paese solidale, ma solo della solidità dello sterco secco: abbraccia tutti i Rackete dem; sputacchia addosso a tutti coloro che, in buonafede, umiltà e serietà cercano solo di spazzare la bottega facendo pulizia e ordine: non quattrini né carriera – ed è il caso del Vittoria.

Buttato fuori a calci in culo, nessuno – tranne, ovviamente, noi: i paria malvisti e perseguitati dell’informazione pistoiese – ha speso una parola per lui. Ma ora che il giudice del lavoro ha deciso, e non certo elogiando la dirigenza napolitana dei giapponesi, son tutti a correre qua e là per scrivere. Meglio tardi che mai, un corno!

Cari compagni sindacalisti della Triplice Alleanza; cari giornalisti iscritti all’albo, che non tutela nessuno se non appartiene all’ordine costituito, e che è solo una caccola di potere nel mare dell’iniquità umana e morale dell’Italia; cari italiani-pistoiesi a schiena china (ci metto deputati e senatori della città; esponenti politici della Regione rossa dei rossi di Rossi e poi di Giani, ma di-giuni di legalità e di vera correttezza proprio perché politicamente corretti, consiglio comunale di Pistoia): al vostro modo di affrontare la vita e i suoi problemi, preferisco, da qui all’eternità, l’idea di passare per matto che, iniquamente e in maniera vergognosa, è un perseguitato dalla giustizia locale perché, non di rado, essa fa come crede e se ne frega, convinta della propria indiscutibile impunità.

Io preferisco i matti, alle persone normali. E ne sono fiero. Mille Vittoria al posto di un solo politicamente corretto che suona un trombone del silenzio.

Poi staremo a vedere chi starà più in piedi. Intanto ben venga questa bollatura ignominiosa non tanto per i padroni (che si sa bene come siano), quanto per tutti i servi che non hanno né saputo né voluto spendere una parola dinanzi a una eclatante vergogna come quella del Vittoria.

Un ultimo, non insignificante baffo. Sotto gli occhi del dottor Barracca sono sfilate anche alcune trascrizioni forensi (cioè incontestabili) di telefonate da cui (pare) si capirebbe come la dirigenza napolitana Hitachi abbia fatto non poche pressioni, sulla politica local-comunale e romana, per “liberarsi del Vittoria”.

E allora, furboni, tenetevela voi quest’Italia di Mattarella & C., di Draghi e di… lombrichi!

Dallo Spielberg, Edoardo Bianchini
[direttore@linealibera.it]

 

Vi pubblico solo la conclusione del giudice: basta e ne avanza (R.G. 216/2020).


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