PISTOIA. Allora, quattro anni fa lanciai un forte allarme sul futuro di decadenza che si prospettava per il centro storico, una decadenza dovuta al trasferimento di importanti funzioni, come l’Agenzia delle Entrate e l’ospedale, in zone periferiche.
Spiegavo che lo svuotamento del centro avrebbe lasciato solo la movida dei giovani sulla Sala, e soprattutto che l’insensata previsione di ulteriori spazi commerciali, come i 7500 metri quadri al nuovo quartiere ex Breda/San Giorgio e altri, avrebbe inferto il colpo letale ai tanti esercizi centrali.
Spiace anche a me essere stato la solita Cassandra inascoltata, ma di fatto i commercianti non capirono che avrebbero dovuto fare fronte comune ad oltranza contro la proliferazione della varie cittadelle commerciali, inutili colate di cemento di bassa qualità edilizia ed estetica ancora peggiore, ed esigere il mantenimento o anche il ritorno di funzioni attrattive in città.
Solo qualche anno dopo alcuni commercianti uscirono pubblicamente riconoscendo queste problematiche, ma la timidezza prevalse e nessuno disse più nulla. Adesso è in atto una spirale drammatica di chiusure di esercizi, non ultimo il negozio di fiori e piante Noris & Deanna in via Palestro, e bisogna che si dica chiaramente quali sono le responsabilità e di chi.
La causa prima è che a Pistoia non c’è mai stata una classe dirigente, ma una classe che naviga a vista nella gestione del potere, e quindi tutto è permesso e tutto può succedere: anche per le chiusure continue di negozi del centro si continua a non voler riconoscere le motivazioni e si cinguetta incolpando tutte cose che non c’entrano, tipo il decoro o i parcheggi.
Concausa della mancanza di una classe dirigente è la politica portata avanti irresponsabilmente e, si passi l’espressione colorita ma esplicativa, stupidamente dal Pd.
Prendiamo ad esempio gli immondi palazzi in via di ultimazione alla Misericordia, proprio dove c’era il parco donato da Martino Bianchi, che si sta rivoltando nella tomba, utilissimo per tanti cittadini e che è stato vergognosamente stuprato con la colata di cemento che si vede da via Bonellina. Al piano terra sono previsti spazi commerciali, che andranno a peggiorare la sofferenza degli altri negozianti del centro, innescando la proverbiale guerra tra poveri.
Chi si incolperà allora? L’operazione fu voluta, imposta e votata dal Partito Democratico; nella dichiarazione di voto, potete ritrovare tutto nei verbali, ebbi a dire che era “l’ennesima marchetta pagata all’Arciconfraternita della Misericordia”, suscitando tra l’altro lo sdegno dei colleghi consiglieri, ad esclusione di Giampaolo Pagliai, che insieme a me si oppose e votò contro quella grande indecenza.
Ora il Pd, avendo la sede in via Bonellina, proprio affacciata sulle palazzine in questione, controlla l’avanzamento dei lavori e ammira lo spettacolo, magari vantandosene con orgoglio agli occhi dei propri tifosi creduloni che ciecamente diffondono il verbo e le aspettative.
È proprio vero che in questo Paese è più facile fare politica (magari nel Pd) che fare impresa: nel primo caso anche se sei un incapace vai avanti alla grande, basta sorridere e sparare qualche supercazzola (vedere come tutti abboccano a quelle di Matteo Renzi); nel secondo caso devi invece rischiare e sudare sodo, e non è detto che sia sufficiente.
Casomai, quando aumenterà ancora lo svuotamento del centro, il Pd potrebbe aprire lì un’ulteriore sede, considerando che per quella attuale lavorano tre dipendenti e le spese annue di funzionamento superano i 130 mila euro.
Sarebbe una forma equa per ridistribuire la ricchezza e favorire l’occupazione, visto che alla politica i soldi non mancano, almeno per ora, mai e che essa non conosce crisi.
[*] – Cittadino del mondo, ospite
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