PREFERISCONO NON divulgarla, la notizia, ma solo perché sanno perfettamente che lungo i binari ferroviari non si può sostare, né tanto meno camminare. La loro intenzione non è certo quella di sfidare le forze di sicurezza, ma domenica 18 maggio, alcuni residenti lungo la Porrettana, versante pistoiese, partiranno dalla stazione di Ponte alla Venturina per raggiungere quella di Pistoia; non lo faranno lungo la statale 64, con le macchine, sfrecciando con le moto o in sella alle mountain bike per un’allegra scampagnata, ma a piedi, lungo la strada ferrata, trenta chilometri durissimi, costellati anche da lunghe ed oscure gallerie.
Dopo le inevitabili frane dello scorso inverno infatti, la montagna pistoiese è ulteriormente scivolata verso l’alto, allontanandosi ancora di più dai servizi e dai privilegi di chi vive a valle ed è ancora, dopo mesi di promesse e disagi, in attesa di una parziale ristrutturazione che consenta a chi vive lungo quelle pendici un ritorno alla normalità. Uno dei simboli più tristi, malinconici e rappresentativi di questa maledizione è proprio il trenino della Porrettana, sospeso, ma senza una data, nemmeno approssimativa, di ripristino.
E allora, visti gli irritanti silenzi con i quali le Amministrazione montane stanno gestendo i disagi dei loro cittadini, la popolazione ha deciso di insorgere. Lo farà con tutto il rispetto e la dignità che contraddistinguono quella gente, decisa però a non tornare più indietro, anzi, ad andare avanti, da Ponte alla Venturina a Pistoia, per l’esattezza.
La notizia non è correlata da dettagli perché, come dicevamo, gli artefici della protesta preferiscono che non se ne parli molto, prima; temono che la polizia ferroviaria adotti contromisure repressive. Conoscendo gli agenti della Polfer siamo pronti a scommettere che lungo i binari, domenica 18 maggio, da Ponte alla Venturina a Pistoia, tra i manifestanti, ci siano anche loro e non come infiltrati.