IN PIAZZA DEL DUOMO COME SULLA SALA

Passenger
Passenger

PISTOIA. Le ottocento seggioline blu disposte ordinatamente sul lastricato di Piazza del Duomo sono ormai, nelle serate del Festival, presagio di una poco edificante prevendita. Anche ieri, mercoledì 15 luglio, quarto appuntamento della 36esima edizione del Blues’In, la piazza, in una giornata tipicamente equatoriale, si è presentata così e alle 21, ce n’erano ancora vuote.

Era l’appuntamento dell’incognita, del resto, quello affidato al giovane cantautore londinese, Passenger che tanto aveva bene impressionato la sera precedente, scalzo, nel dare un assaggio del concerto ufficiale che avrebbe sostenuto il giorno dopo, con la sua chitarra e un mini amplificatore sotto il Leoncino.

Il pubblico non pagante, l’altra sera, è parso entusiasta della performance on the road sulla Sala. E anche in piazza del Duomo, offerta e risposta sono state degne delle migliori aspettative. Ma duecento persone in centro sono un corteo non autorizzato; intorno a mille nell’anfiteatro del Blues, una gita scolastica.

Lui, come se avesse appoggiato i sandali poco più in là e indossasse ancora una t-shirt nera e pantaloni corti, si è immerso comunque nel proprio personaggio, che ha tutta l’aria di essere sempre lo stesso, al di là del numero delle persone che lo stanno ascoltando e senza dare il minimo peso ai decibel degli amplificatori e alla suggestione della location. Camicia bianca, da palestrato con una discreta frequenza, pantaloni scuri, lunghi, con cintura e mocassini, inglesi, che diamine.

Passenger
Passenger

Ha iniziato l’esibizione come se dietro, nel back stage, si fosse già esibito per la delizia di qualche giovanissima infiltrata che le avesse chiesto di dedicarle i primi motivi che gli fossero venuti alla mente.

Era già pronto per dare il meglio, anche in considerazione che il suo repertorio, non certo un fardello, non gli consente cali di tensione o chances opportunistiche: nella faretra che si porta disinvoltamente dietro le spalle, ha ben allineati i pochi motivi che hanno già passato il vaglio della Siae, poche ma indovinatissime canzoni che lo hanno già introdotto nell’olimpo dei personaggi che almeno per due estati consecutive, nessuno potrà dire di non conoscere.

Vista la modestia, quantistica, del suo trascorso live, Giovanni Tafuro e il resto dell’organizzazione avrebbero fatto meglio a coniugare il suo nome con quello dell’altro menestrello inglese, Hozier e tirare fuori dal cilindro del Festival una serata un po’ più corposa anziché due che non entreranno mai nella top ten delle serate indimenticabili di Pistoia. La voce comunque e la personalità di Passenger, sono quelle che abbiamo potuto ammirare la sera prima, quando ha deciso di onorare le proprie origini di busker presentandosi praticamente in vestaglia.

Stu Larsen
Stu Larsen

Ad aprire le danze, ieri sera, con luci ed ombre che si spartivano, equamente, lo spazio a disposizione tra Campanile e Prefettura, una rockband torinese, i Proclama (chitarra, batteria e basso), alla quale facciamo i migliori auguri per un’esibizione meno accaldata.

Poi, calata la luminosità, non la temperatura, sul palco è arrivato un meraviglioso folletto australiano, Stu Larsen, con un si-bemolle incorporato da far impallidire le più capricciose mocciosette e una carica d’esibizione così schiva e intimista che il pubblico non ha travisato e percepito perfettamente, subissandolo di applausi.

Noi, vecchi frequentatori di piazze e ricettacoli musicali, abbiamo sorriso in più di una circostanza durante la mezz’ora della sue esibizione perché in più di un momento abbiamo avuto l’impressione che l’elfo dell’altro mondo, prima di dedicarsi anima e corpo alla musica, abbia ascoltato, chissà e chissà quante volte, il nostro Edoardo Bennato, quello della sua prima, fortunatissima e forse irripetibile stagione, quella dei Buoni e cattivi e Io che non sono l’imperatore.

Le adolescenti delle prime file, che nonostante gli urlacci, benevoli, di una parte del servizio d’ordine, hanno deciso di disattendere le direttive di restare sedute e si sono garbatamente accalcate alle transenne, Bennato, tanto Edoardo quanto Eugenio, non sanno chi siano, non hanno i loro Lp e su You Tube, i loro video, sono merce da wwf.

Su Facebook, poi, di Venderò, non si ravvisano tracce.

Print Friendly, PDF & Email