MONTAGNA. Periodicamente (anche se quasi sempre con una cadenza legata alle elezioni) in montagna – complice la locale carta stampata dei quotidiani locali – vengono tirati fuori dal cilindro i classici “conigli”.
In genere si tratta di “progetti” di grandi opere: quelli ampiamente discussi nelle ormai decadute “conferenze di Maresca”, storica platea su cui si sono avvicendati, alla costante ricerca di voti, quasi tutti i politici tesserati Pci e sigle di volta in volta aggiornate fino a giungere all’attuale Pd o quelle venute in mente al capataz ultimo venuto.
Chi ha i capelli bianchi ricorda perfettamente alcune delle proposte uscite da quel crogiolo di cervelli (si fa per dire) che sfornavano a getto continuo progetti e indirizzi purtroppo finiti quasi sempre nel cestino.
Tra queste – come il prezzemolo in cucina – figurava sempre il rifacimento della SS 12 “Abetone-Brennero” mediante il ricorso (tecnicamente possibile) di gallerie e viadotti; il collegamento ferroviario dell’Abetone con Pracchia e, di conseguenza, con la linea ferrata Bologna-Porretta-Pistoia-Firenze; il Palazzo del Ghiaccio all’Abetone; il collegamento funiviario della toscana Doganaccia agli impianti sciistici del Corno alle Scale; il recupero del Conservatorio di Santa Caterina a San Marcello pistoiese; la costruzione dell’inceneritore di Lizzano pistoiese chiuso pochi mesi dopo l’inaugurazione per problemi di diossina; la reindustrializzazione di Campotizzoro; la più che strombazzata realizzazione del grande invaso del Reno quale bacino a servizio delle assetate città di Pistoia e Bologna; il potenziamento dell’Ospedale Pacini di San Marcello.
Ignorate di volta in volta invece: la scellerata conduzione della Comunità Montana di cui i responsabili hanno anticipato la morte; la contestata vendita operata dal Comune di Cutigliano del complesso turistico Rondò Priscilla di Cutigliano che – nonostante i “regali a iosa” fatti a chi l’aveva acquistato – attualmente è ridotto a un cumulo di rovine; le piscine comunali di Cutigliano e di Maresca che, dopo essere state abbondantemente finanziate, ora non trovano chi possa gestirle; le sciagurate scelte del Comune di Abetone che ha realizzato l’impianto di risalita delle Regine chiuso anch’esso in poco tempo dopo il primo viaggio inaugurale e del Comune di Piteglio a furor di popolo che ora si ritrova con l’impianto di termovalorizzazione di Tana Termini chiuso per i miasmi e necessitante di 600mila euro per farlo ripartire. E chi più ne ha più ne metta.
A questo assai interessato desiderio di “épater les bourgeoises ”, stupire il popolino, da parte dei politicanti sinistrorsi, si aggiunse la movimentazione dei privati e sorsero così impianti sportivi e per lo sci in ogni dove; seconde case per villeggiature; piscine pubbliche e private; trattorie e ristoranti; condominii; lottizzazioni proposte sulla carta a incauti compratori che – come dicevano i nostri vecchi – hanno poi perso ranno e sapone.
Svanita ogni illusione, ora sulle spalle dei residenti e contribuenti di Abetone, Cutigliano, Piteglio e San Marcello pistoiese gravano pesi insopportabili manifestati: dalla carenza di sbocchi per il lavoro; dal ridottissimo numero dei servizi erogati con giardini e passeggiate abbandonate, strade (anche quelle interne dei capoluoghi e quelle regionali e provinciali) contrassegnate da frane e buche, prive in buona parte di guardrail e con quegli esistenti arrugginiti o ammaccati; con le indicazioni stradali in buona parte nascoste dalla vegetazione; con erba e sterpi non tagliati che nascondono zanelle, tombini e le linee laterali che dovrebbero contrassegnare la sede stradale; con uffici di informazione e assistenza turistica presenti in gran parte sulla carta e, quindi, inutilmente cercati da volenterosi turisti.
Su tutto gravano poi le continue e pessime scelte della Regione riguardanti: la pratica soppressione dell’Ospedale di San Marcello Pistoiese ora depotenziato e in lunga agonia; l’affidamento della valorizzazione e promozione turistica quasi del tutto scomparsa con lo scioglimento delle storiche Aziende Autonome di Cura, Soggiorno e Turismo e via via sostituite dalle Aziende per il Turismo, poi dalle Agenzie del Turismo e infine (in barba alla strombazzata sussidiarietà) di prepotenza accentrate nel capoluogo di Regione o nel capoluogo di Provincia.
Le conseguenze che ne sono derivate (ricavabili dai dati turistici di anno in anno progressivamente in calo nel corso dell’ultimo decennio) sono platealmente illustrate dalla continua chiusura di negozi di ogni genere, pensioni, alberghi, ristoranti, trattorie, campeggi e case-vacanza.
L’accresciuto abbandono della gioventù residente in cerca di un lavoro che quassù non c’è e l’accresciuto numero degli anziani dovrebbe far suonare le campane a martello.
Politici e politicanti che dovrebbero udirle hanno però le orecchie tappate. Impegnati a scannarsi tra di loro, pensano soltanto a se stessi, alle loro poltrone, alle camarille che li sostengono.
Ci ignorano e, mosche bianche, raramente si fanno vedere tra noi. Sempreché non siano chiamati da qualche loro grande sodale che in partenza assicura la presenza della compiacente Tv di Stato e delle emittenti vassalle…
[*] – Ospite