POPIGLIO-VAL DI LIMA.Il messaggio di Legambiente Pistoia è chiaro: svuotare e bonificare integralmente il sito dell’impianto di compostaggio di Tana Termini sull’argine della Lima.
E quanto prima: lunedì si è registrato il secondo principio di autocombustione del materiale stoccato, circa 5000 tonnellate, in dodici celle in nemmeno due mesi; il tempestivo intervento dei pompieri ha evitato i peggio.
Alla libreria “Lo Spazio” Antonio Sessa ha illustrato alla stampa criticità vecchie e nuove lanciando l’ultimatum. Lo ha fatto insieme a Marco Nesti, Luciano Marcacci e Giuseppe Biondi, tutti e tre residenti nei pressi del sito e con le loro attività proprio nel cono di ricaduta delle zaffate nauseabonde che da anni si sprigionano dal sito.
Quello della “Sistemi Biologici”, società fallita ufficialmente nel marzo 2017 e partecipata dal Cosea, società dei comuni dell’Appennino responsabile della gestione del ciclo dei rifiuti, doveva essere un impianto di compostaggio, cioè un’infrastruttura della green economy e di quella economia circolare di cui da più parti si fa un gran parlare.
Si tratta di una storia tutta italiana con la “dop” della pistoiesità, iniziata nel 2010. Dopo aver ottenuto le procedure semplificate, cioè senza via (valutazione d’impatto ambientale), in virtù della produzione di compost di qualità, la Sistemi Biologici realizzò l’impianto nel luogo meno indicato, ossia lungo l’argine della Lima, su un terrazzamento di polvere e pietrisco derivante dall’attività di estrazione e lavorazione della cava.
Curiosità: i camion in entrata provenivano molto spesso da Santa Maria Capua Vetere, e ciò in contraddizione con la logica di filiera corta o comunque di autosufficienza regionale.
Tuttavia non è mai uscito compost di qualità, stando anche ai dati del Cic (Consorzio italiano compostatori), né ammendante comunque spandibile: i pochi che lo hanno acquistato, come alcuni agricoltori del Melo, lo hanno rimandato indietro e sono stati costretti a bonificare le terre in cui lo avevano gettato.
Le foto del materiale stoccato lasciano intravedere plastiche e frazioni merceologiche tutt’altro che assimilabili a sostanza organica.
Gli operatori della zona tra Lucchio e Popiglio, titolari di bed&breakfast, ristoranti e attività che presidiano eroicamente con il loro lavoro una zona marginale coma la montagna pistoiese, penalizzata dalla chiusura del pronto soccorso, assenza di infrastrutture e tassazione uguale a quella cittadina, hanno avuto da anni l’ulteriore difficoltà dei miasmi irrespirabili. Causa di disdette e riduzione delle presenze turistiche, come già raccontava mo lo scorso anno qui.
Per la bonifica servono circa 500mila € e la Regione ha già firmato una fideiussione per circa 140mila. Il nuovo comune unificato di San Marcello-Piteglio riceverà 1,4 milioni di € per la fusione, quindi non ci sono scuse per rimandare quella che è una priorità.
Del resto Arpat e Asl avevano messo nero su bianco la pericolosità dell’impianto, non a norma in primis per chi vi lavorava. Nonostante ciò, l’allora sindaco di Piteglio Luca Marmo, oggi neo sindaco del comune unico, per così dire miracolato dalla magistratura, aveva ritardato incomprensibilmente la chiusura.
Legambiente e i residenti della val di Lima stanno anche valutando eventuali azioni legali come risarcimento dei danni economici dovuti al fetore e della persistente paura che all’improvviso “possa succedere qualcosa”.
Chi ha sbagliato paghi, e a questo giro i soggetti interessati a vario titolo da qualche responsabilità sono individuabili. Colpisce il livello di dilettantismo e inefficienza che caratterizza l’attuazione di politiche ambientali pistoiesi: dalla discarica del Cassero sotto sequestro agli sforamenti fuori norma dell’inceneritore di Montale (più le emissioni a norma di legge!) e all’impianto di compostaggio mai effettivamente operativo di Tana Termini.
[Lorenzo Cristofani]
PS – Verso le 11, all’inizio della conferenza stampa, abbiamo incrociato un notissimo politico pistoiese, anche lui casualmente alla libreria “Lo Spazio”, con un boccale di birra in mano.
Un breve scambio di battute, peraltro non ricercato, tra insinuazioni, equivoci tra biogas e biometano e in generale un’evidente confusione sulla filiera sia della digestione anaerobica che del compostaggio aerobico. Infine un tragicomico delirio della serie «[…] ne ho parlato con un premio Nobel» (?). Si tratta forse del malcelato stato di agitazione dovuto al tesissimo clima del ballottaggio?