incendio del cassero. DIOSSINE SOLO A PISTOIA E SERRAVALLE?

mappa ricadute Cassero
Mappa dell’inquinamento allegata all’ordinanza di Bertinelli

PISTOIA. Il Comune di Serravalle dopo avere ricevuto il premio Comune “Rifiuti Free”, viene travolto dall’emergenza sanitaria, connessa proprio alla sussistenza della mega discarica sul suo territorio: sarà forse da definirsi, meglio, Comune waste-burning.

Contraddittorie le predicazioni degli organi di controllo che rassicurano spiegando – per bocca del Sindaco Patrizio Mungai – che hanno “… informato telefonicamente la popolazione … avvertendola di rimanere in casa e di chiudere porte e finestre. Il vento, fortunatamente, tirava in direzione opposta alle abitazioni. L’incendio è stato circoscritto nella notte…”.

Si noti bene quel “tirava in direzione opposta”: Mungai ha contezza della sfortuna delle popolazioni della zona di Larciano e Lamporecchio, poste sottovento per oltre 36 ore di fumo aerodisperso e che hanno subìto ricadute di microinquinanti organici dei quali, le vittime, si faranno condimento alla lattuga in dosi indefinite dei parametri di Csc (concentrazione soglia di contaminazione)?

Per queste sfortunate popolazioni non è stata adottata l’ordinanza del Sindaco prevista per Serravalle e Pistoia e adottata quasi subito da Bertinelli con scrupolosa prudenza.

Alessio Torrigiani, Sindaco di Lamporecchio
Alessio Torrigiani, Sindaco di Lamporecchio

Torrigiani da Lamporecchio dice che gli manca un “riscontro oggettivo”, riconoscendo così che l’incendio del Cassero potrebbe essere una suggestione di Mungai, Poggi (Arpat) e Vestrucci (Vigili del fuoco): quest’ultimo avrebbe addirittura confidato che, senza l’intervento dei Canadair, l’incendio sarebbe stato ancora acceso.

Nessuno sa dire se il principio di precauzione, con le ordinanze, sarà adottato anche dai Sindaci Amidei (Larciano), Torrigiani (Lamporecchio), Vanni (Monsummano Terme), Bellandi (Montecatini Terme) e Mazzanti (Quarrata) o se i cittadini dovranno affidarsi al loro semplice buonsenso.

Niente, a questo proposito, è da chiedere all’Assessore regionale Federica Fratoni, che già nel febbraio 2011 ebbe a rispondere al Comitato di Montale con un Non possumus, rimettendo la palla delle eventuali ordinanze dei Sindaci al piede dei dei primi cittadini della Piana Pistoia-Prato, gli unici che hanno responsabilità sulle iniziative atte alla tutela della salute e che sono obbligati al principio di precauzione. La Fratoni  avrebbe poco confermato che il piano di campionamento di Arpat non è stato ancora avviato, facendo intravedere un lungo lungo periodo per completare la mappatura delle ricadute tossiche.

Sull’argomento è però disponibile il datato parere del dott. Aldo Fedi (Usl Centro) che, rispondendo sull’inceneritore di Montale (cioè Mauro Lorenzini, con lo “sfortunatissimo” Montemurlo), scrisse che le ordinanze dei Sindaci sarebbero state necessarie “…per eventi accidentali che comportano il rilascio dell’inquinante in quantità non definibili…”: insomma il caso-Cassero a puntino!

verdure
Le verdure vanno gettate via. Il rischio contaminazione è alto

Mentre Pistoia ha emanato l’ordinanza (l’ufficio Ambiente ci ha detto di considerare prudentemente un raggio assai superiore ai 2000 metri, buttando via ogni coltivazione anche fino a 2.500!), i Sindaci dei più “sfortunati” territori di Larciano, Monsummano, Quarrata, Montecatini e Lamporecchio non hanno ancora adottato alcun provvedimento di tutela della salute per l’inquinamento delle colonne di fumo ben percepite anche a Fucecchio.

Un altro autorevole parere è stato recentemente prescritto dall’Ispo (Istituto Studi e Prevenzione Oncologica) che ha stabilito che “le verdure contaminate non vanno assolutamente mangiate”.

Lisa Amidei, Vicesindaco di Larciano [foto Flex Giuseppina Naso]
Lisa Amidei, Sindaco di Larciano [foto Flex Giuseppina Naso]
Ma mente ci fa piacere sapere che “… la fase acuta è terminata…: è superato il rischio inalatorio e la qualità dell’aria sta tornando alla normalità”, non si potranno non contestare le macroscopiche contraddizioni riportate dai comunicati dell’Arpat quando spiega che “…resta invece valida la raccomandazione relativa a non consumare alimenti coltivati in ambienti esterni nel raggio di due chilometri di distanza dalla discarica (rischio alimentare)” avendo, sempre l’Arpat, poco prima scritto che “… si escludono preoccupazioni di una significativa contaminazione del suolo nell’area di ricaduta dei fumi”.

SCantini
Stefano Cantini, dirigente Igiene Alimenti dell’Usl Centro Toscana

Insomma, le zucchine, le croccanti lattughe, i fiori di campo e le belle bietole che in questi giorni sono pronte alla raccolta, si possono mangiare sì o no? Le ordinanze, sono da emanare neio Comuni sottovento più “sfortunati” o cosa?

È chiaro che i cittadini non possono attendere la prossima settimana per “valutare meglio la portata dell’evento”, mentre le verdure sono lì, nell’orto pronte al consumo.

E a proposito, che ne sarà adesso della Via in corso di elaborazione alla Regione Toscana ai sensi dell’art. 52 L.R. 10/2010 (Provvedimento di Via Regionale riguardante il progetto proposta di deroga ai limiti di concentrazione per i parametri Doc e Toc e progetto di modifica delle modalità di gestione della coltivazione per la discarica Fosso del Cassero, ubicata nel comune di Serravalle Pistoiese)?

La richiesta, ora, verrà approvata o respinta…?

[Alessandro Romiti]

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