MONTALE. Il Comitato per la chiusura dell’Inceneritore di Montale, registra con stupore la precisazione pubblicata da Arpat relativa alla relazione tecnica del 12 ottobre e si chiede quale e da chi sia pervenuta la sollecitazione che ha impegnato l’agenzia per redigere cotanta lettera, intrisa di una inequivocabile excusatio.
La lettera è impeccabile nei contenuti formali ma risveglia l’indignazione dei cittadini, allarmati dalla criticità dell’impianto, oggi consolidata in due sentenze, provenienti da Milano e dalla Corte di appello di Firenze. Quali proteste o diffide riportava la “richiesta della Ladurner spa”, per impegnare l’agenzia nella stesura di tale nota, farcita di richiami normativi di sostegno e giustificazioni?
Altrettanta accuratezza non sembra avere usato Arpat nella stesura della relazione in questione, che è sprovvista nella tabella sinottica – e senza alcuna evidenziazione didascalica – di alcuni valori delle analisi, oltre che dell’ordinamento cronologico completo delle stesse: appare chiaro che il fenomeno di sforamento – al quale Arpat si applica allo studio – non è della seconda metà di luglio, ma parte e comprende anche la prima quindicina e forse, ancora prima.
Ma chi dovrebbe contro-verificare questa serie diffusa di anomalie, i cittadini volontari del Comitato o i tecnici di Arpat? Queste competenze specialistiche non sono forse le medesime per le quali l’agenzia è chiamata a verificare – proprio nell’interesse della cittadinanza – ai sensi dello stesso articolo 8 del D. Lgs. 195/05 “i dati o le sintesi di dati ricavati dal monitoraggio di attività che incidono o possono incidere sull’ambiente”?
Il Comitato non dispone di risorse per fare scrivere lettere dai propri encomiabili e vittoriosi avvocati, ma coglie l’occasione per contestare al dott. Claudio Coppi che la proposizione “le segnalazioni di natura precauzionale rivolte agli enti istituzionali” è sì glamour, ma certamente inutile perché tardiva, essendo certo che i “buoi sono già scappati dalla stalla” e l’inquinamento è stato più volte diffuso nell’ambiente, danneggiando la cittadinanza.
Il solenne principio di precauzione – ci hanno spiegato all’Ordine dei medici di Pistoia – è giustificato solo in una fase preliminare alle ipotesi di studio di una potenziale dannosità, appunto per evitarne gli effetti e dunque non potrà essere adottato con un intento conseguenziale, che potrebbe essere solo curativo!
È chiaro infine, che il “…giudizio sull’operato complessivo del gestore” emerge chiaramente agli occhi dei cittadini, viste le reticenze e sistematiche omissioni assicurate a livello di comunicazione dalla Ladurner e dal Cis spa.
Queste due società hanno spregiudicatamente tenuto per 8 anni la cittadinanza nell’inganno con il pretesto di un fattore di causalità falso poi sconfessato in modo definitivo dal Tribunale di Milano (sentenza Cis/Gale) con costi esorbitanti a carico dei cittadini ignari.
È dunque da suggerire ad Arpat di leggere con regolarità non solo i molto tardivi “rapporti di prova” della Ladurner ma anche le cronache dei giornali e, magari specificamente, le due recenti sentenze che hanno statuito delle chiare responsabilità sulla vergognosa e maldestra gestione dell’impianto, a far seguito sicuramente dal maggio 2007.
[comitato antinceneritorista]