MONTALE. Tempi duri per l’inceneritore: prima le pesanti relazioni di Arpat, poi le infelici determinazioni del capo del Dipartimento Prevenzione Renzo Berti, poi l’infrazione per la violazione alla certificazione Emas di Ispra e ora una vicenda di mobbing anomalo.
“Anomalo” perché il mobbing, nelle aziende normali è condotto da dirigenti superiori verso dei sottoposti, non è mai “orizzontale” come nel caso del Cis che è una azienda, anch’essa anomala. Il Cis è una partecipata pubblica ma in realtà endodiretta e con il controllo di “chissenefrega”.
Infatti, alcune voci confidenziali ci riportano che tra il sig. M e il sig. T, entrambi dirigenti e dunque pari-grado, ci sarebbero stati dei dissapori e delle liti, poi dissimulati da formali rapporti di corrispondenza e apparente collaborazione.
M, avrebbe esercitato le dovute tutele per le vessazioni subite e avrebbe anche ottenuto una decicione dal Giudice del lavoro in suo favore (sembra € 100mila) con la condanna del Cis nella causa al Tribunale di Pistoia.
T, dal canto suo, non gliela avrebbe perdonata e lo avrebbe relegato a frustranti incarichi marginali nell’ambito territoriale e, finalmente, dopo alcuni mesi, impegnato alla conduzione del cantiere di Buggiano, per una “marcatura” del cartellino e un rientro alla sede madre di via Tobagi.
Tutto questo a carico del solito ignaro cittadino che vede disperdere risorse in liti giudiziali esose, temerarie e costose, come quella della Gale per i carboni attivi al Tribunale di Milano.
[Alessandro Romiti]