Il diniego di accesso opposto dalla Procura della Repubblica sul fascicolo in via di archiviazione circa alcuni illeciti dell’inceneritore datati un lustro fa, ha inquietato i Comitati: perché tanta resistenza all’acquisizione delle copie dei documenti? La trasparenza non vale per i magistrati? E il popolo deve solo pagare stipendi e ammalarsi per i rischi ambientali dai quali nessuno lo difende? Se ci sono prove che hanno convito la Procura a chiedere l’archiviazione, perché non concederle liberamente e completamente fruibili ai Comitati per una generale rassicurazione anche della «gente comune» tanto cara a Coletta?
Meglio seguir la pista di una chiavA intercettando perfino le formiche testa-rossa
che aprire il vaso di Pandora della politica diossin-velenista della sinistra:
dopo anni di non-indagini, 6 mila pagine da non toccare
LA GENTE PUÒ MORIRE DI TUMORE:
QUELLA COMUNE AI GRANDI NON STA A CUORE
AGLIANA-MONTALE-QUARRATA. La vicenda ha origine da una serie di esposti/querele del 2015 e 2016 per degli sforamenti delle soglie di sicurezza e blocchi di impianto. I documenti furono firmati da Legambiente, dal Comitato antinceneritorista e da un gruppo variegato di politici: Gianna Risaliti, Alberto Fedi, Dino Polvani, Martina Bruni, Alberto Guercini, Silvia Pieri, Marco Sarti, Enrico Mungai, Matteo Mazzanti, Fabrizio Volterrani, Massimo La Franceschina, Lara Bilenchi, Massimo Bartoli, Aurelio Biscotti, Maurizio Ciottoli, quest’ultimo una volta lupetto (vicino ai Comitati ambientalisti) e oggi mutuato a più tenero agnello, con panettone candito natalizio!
Nel frattempo c’è stato un rovesciamento del fronte , di pensieri, parole (non più dette e di posizioni: chi era “gatto”, oggi è “topo” e viceversa. Montale è tornato al Pd, Agliana è passato (si fa per dire) al centrodestra; altri sono fuoriusciti e dunque, dopo oltre un lustro, rinunceranno per ragioni di opportunità, a voler conoscere le motivazioni della richiesta di archiviazione firmata dalla sostituta Linda Gambassi.
Tali politici, un lustro fa erano motivatamente critici e attenti alla serie di malegestioni sull’impianto, ma l’avv. Santoni ci spiega che oggi, mutatis mutandis, non sono più intenzionati a procedere per dare impulso alle denunce e a opporsi alla “monumentale” richiesta del Pm Linda Gambassi, durata oltre 6 anni e con circa 6000 pagine di documenti, da gettare al fuoco quanto prima, proprio nell’impianto di via Tobagi.
Insomma, sugli impianti piace a tutti usare la reticenza come abbiamo da sempre scritto su queste pagine e non solo sull’inceneritore di Montale. I politici, a prescindere dalla parrocchia di provenienza, sono e restano i più volubili, volatili e meno affidabili di tutti i teatranti – diversamente -, sarebbero leali rappresentanti del popolo cioè dell’elettorato.
Questa è la prova che sull’inceneritore di Montale c’è omertà, aleatorietà e approssimazione, quali effetti della politica dell’inciucio trasversale che non permetterà a nessuno dei denuncianti di mantenere la barra delle “volontà politiche” dritta alle originali intenzioni programmatiche sull’inceneritore, che gode di una protezione assicurata dal 40 anni di governo Pci/Pds/Pd. Volete un riscontro?
Guardate cosa scriveva nel 2018 l’odierno Sindaco di Agliana Luca Benesperi, che oggi (lo disse in Commissione ambiente il 28 dicembre scorso) non ha ancora riferito alla cittadinanza che cosa ne è stata della indagine epidemiologica sanitaria del 2010, richiamata all’attualità dal pentastellato criptocom Bartoli: sono passati tre mesi, l’emergenza Covid è passata: glielo ricordiamo sommessamente. Si vede o non si vede, il riposizionamento nella logica più pro-inceneritorista del Sindaco del rinnovamento di Agliana, vittima delle violenze di Linea Libera? Forse anche per questo motivo avrà – lui medesimo – le ruminazioni ossessive delle quali oggi incolpa noi, malvagi giornalisti anche rinviati a giudizio?
La procura della Repubblica sembra aver deciso di resistere ai Comitati – anche “parti offese” come dice il provvedimento di archiviazione (ma alla Procura non va bene: se ne facciano una ragione) – e di impedire loro l’acquisizione delle copie degli atti del fascicolo principale, che per l’istruttoria delle indagini (ma si potrà meglio dire “cestinazione”?) ha richiesto ben sei anni di istruttoria dal primo esposto del 2015 e altri tre anni per quelli del 2016. Tutto questo nonostante sulla vicenda incombe una relazione della procura pistoiese alla Commissione parlamentare sui rifiuti del 2018 che è dimostrativa delle minacce ambientali (guardate e leggete attentamente le pagine 275/278-documento XXIII-49)
La responsabile della cancelleria penale per gli artt. 408/415, Lorella Benesperi, è stata paziente, ma era imbarazzata nel dover spiegare ai due presidenti di comitato che la sig.ra Gambassi e il sig. Coletta negavano l’estrazione di copie, permettendone forse solo alcune di qualche documento, ma certamente non di tutti, e comunque ottenibili forse previa richiesta scritta e motivata.
Altrimenti i presidenti (e solo loro, perché non è permessa delega oltre agli avvocati, creando un ulteriore impedimento concreto alla consultazione), si potranno accontentare di “leggere” i documenti che sembrano ben superiori alle 6000 pagine. Dunque – solo se si muniranno di cyberpoteri – racconteranno ciò che hanno letto ai propri avvocati e ai cittadini, altrimenti “no copie, no party”! (sembra riconoscere una fattiva violazione dei diritti della difesa delle ragioni delle parti offese, cioè i cittadini, ottenuta con una applicazione rigorosa dell’articolo 408 c.p.p)
Non vi sembra questa, una formula elegante per esercitare un sostanziale impedimento alla comprensione e alla conoscenza delle motivazioni di un problema di grande interesse pubblico, reso tale da una secretazione fatta ben 4 anni fa in una Commissione parlamentare? Noi crediamo che, proprio per questo lungo termine trascorso, sarebbe da rovesciare la questione e usare la massima trasparenza e pubblicità degli atti, in soddisfazione dell’interesse diffuso sull’argomento e per assicurare la tutela del primo dei beni intuibili: la salute che, vista da questa prospettiva, non interessa per niente alla procura. Se gli accertamenti medici specifici, richiamati nella audizione della Commissione del Febbraio 2018, sono rassicurante, perché non li vuole lasciare alla consultazione libera e più diretta dei Comitati? Ma non aveva detto che lavorava nell’interesse della “gente comune”? I cittadini della piana, sono meno “comuni” del resto della Provincia?
Per quale motivo la procura vuole “coprire” tali atti con tanta riservatezza? Ci sono forse segreti di Stato? Se era la stessa riservatezza che era stata opposta dal procuratore capo Paolo Canessa nel 2018 alla commissione parlamentare sull’inceneritore di Montale, non è oramai scaduta? Abbiamo l’interrogazione del 61 del 16.10.18 e la proponiamo in margine*: dopo quattro anni con sei di inchieste, quanto “segreto d’Ufficio” vogliamo tenere in uso per quale tutele? PErchè i cittadini non devono conoscere i fatti nella loro genuina evidenza e portata di inferenza sul “rischio sanitario”?
Dopo tutto questo tempo, pregandoci di dare pubblicità alla vicenda, i comitati ambientalisti si chiedono quale sia la volontà della procura: tutelare la “gente comune” esposta alle minacce dell’inquinamento o garantire l’impunità ai dirigenti dell’impianto (Silvestri e Klotz), assicurando un rinvio sine die (senza data definita) per sfruttare il vantaggio del termine di 8 anni utile alla prescrizione penale?
Perché questo muro di gomma nei confronti dei comitati ambientalisti e, per causa della indifferenza dei 15 politici voltagabbanisti (che hanno rinunciato alla opposizione al Decreto di Opposizione della Gambassi) anche della cittadinanza esposta dalle ricadute? A cosa serve il cittadino? A fungere da pecora da tosa e basta?
* — Estratto dall’interrogazione 61 del 2018 del M5S – Comune di Agliana
IL PRESIDENTE
invita il Consigliere Bartoli ad illustrare l’interrogazione in oggetto. Il Consigliere Bartoli illustra l’interrogazione nel testo che di seguito si riporta:
PREMESSO CHE
L’indagine epidemiologica (rif. Deliberazione del direttore generale USL 3 N° 62 del 19/02/13) così come da protocollo e ulteriori approfondimenti emersi nel corso dello svolgimento del tavolo istituzionale, non può definirsi compiuta per quanto riguarda il modello diffusionale, lo studio di georeferenziazione e i nati prematuri.
RILEVATO CHE
Durante l‘ultima riunione del tavolo istituzionale per l’indagine epidemiologica del giorno 14/12/2016 è emersa una tempistica per la realizzazione del modello diffusionale e della georeferenziazione dei casi di circa un anno.
PRESO ATTO CHE
Nella relazione conclusiva della COMMISSIONE PARLAMENTARE DI INCHIESTA SULLE ATTIVITÀ ILLECITE CONNESSE AL CICLO DEI RIFIUTI E SU ILLECITI AMBIENTALI AD ESSE CORRELATI (leggi la relazione del Procuratore Capo Canessa, da pagina 275) si legge che:
• Nell’affrontare la situazione dei termovalorizzatori, la situazione peggiore della regione è costituita da quello di Montale (PT), attivo dal 1978, che si estende su una superficie di 6.000 mq, in limine con il territorio di Agliana (PT) ed è di proprietà della società CIS srl, un‘azienda a capitale interamente pubblico, posseduto dai comuni di Agliana, Montale e Quarrata.
• Tuttavia, gli sforamenti delle emissioni nocive non hanno rappresentato un fatto casuale, benché allarmante, poiché è emerso: l) che l’inceneritore operava dal 1978, ma che fino al 1998 era stato del tutto privo di dispositivi di abbattimento delle sostanze inquinanti (diossine, policlorobifenili, IPA); 2) che si tratta di un impianto che ha problemi di affidabilità, poiché nel corso degli anni e, soprattutto, a partire dal 2007, ha avuto molteplici sforamenti;3) che effettua una quindicina di fermate l‘anno per linea, causate da guasti di varia natura, che comportano arresti di marcia; 4) che ha avuto il sopracitato episodio di grande clamore dell‘estate 2015, quando il gestore ha denunciato che il suo autocontrollo e monitoraggio “in continuo” aveva posto in evidenza il superamento del limite delle diossine, perdurato per tre settimane; 5) che la stessa ARPA Toscana, con una relazione del 6 maggio 2016, reperibile on line, ha contestato alla società che gestisce l’impianto di incenerimento numerose violazioni alle procedure di controllo delle emissioni, oltre a violazioni gestionali e alla mancata collaborazione all‘accesso dei tecnici di una commissione di specialisti; 6) che, in prossimità dell‘impianto di incenerimento vi è una centralina di misurazione delle polveri fini, a 800 metri, la quale costituisce punto di elevata criticità per la qualità delle polveri misurate; 7) che l‘inquinamento coinvolge la catena alimentare e investe l’intera piana dell‘area metropolitana da Firenze a Prato, a Pistoia, più di quattro comuni, con una stima di circa 100.000 cittadini esposti.
Infine, il procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Pistoia, nel corso della sua audizione, ha riferito di indagini preliminari, relative a possibili connessioni tra la morte di soggetti adulti e spesso bambini residenti nella zona limitrofa a quella dell’inceneritore di Montale. L’indagine è coperta da segreto, perché è da poco iniziata e prevede l’esecuzione di accertamenti medici specifici, volti a verificare, in primo luogo, se in talune aree i tumori sono stati superiori alla media e, in caso positivo, se tali fatti siano dovuti in via esclusiva all’inceneritore o se vi siano stati altri fattori di rischio. Si tratta di una indagine svolta in considerazione del fatto che – quantomeno nel corso dell’estate 2015 – gli sforamenti delle emissioni di diossina e altre sostanze nocive alla salute sono stati accertati nella zona limitrofa all’impianto.
PER QUANTO SOPRA CHIEDIAMO AL SINDACO
— Lo stato dell‘arte dell‘indagine epid miologica
— Motivazioni per il ritardo delle tempistiche esposte nell’ultima riunione del tavolo istituzionale
— Se è a conoscenza dell’indagini preliminari, relative a possibili connessioni tra la morte di soggetti adulti e
spesso bambini residenti nella zona limitrofa a quella dell’inceneritore di Montale e, fatto salvo motivazioni di segretezza riferire in merito
— Se il ritardo nell‘ultimazione dell‘indagine epidemiologica è dovuto alle indagini parallele della Procura
— Quando intende convocare il tavolo istituzionale.”
Alessandro Romiti
[alessandroromiti@linealibera.it]
A scanso di equivoci, maxifoto, titoli e catenaccino sono del direttore