inceneritore. QUELLO CHE NON VI DICONO I POLITICI, PARTE PRIMA

Solita passerella di Franceschi che ha ipnotizzato i commissari parlando del patrimonio consolidato e accresciuto. La chiusura? Festina lente ha detto ai commissari. Anche la Regione va a rallentatore, facendo tacitamente capire che essendo strategicamente rilevante al mostro sarà assicurata una lunga vita


 

Edoardo Franceschi, ha intrattenuto la commissione con ampie rassicurazioni. Ma l’ha detta tutta o tutte?

AGLIANA-MONTALE. La commissione ha ascoltato la solita supercazzola del Franceschi che ha fatto una rappresentazione parziale e autoreferenziata dello “stato dell’arte” sull’impianto di incenerimento dei rifiuti di Montale, approfittando della sua specializzazione economica.

Pedrito (sindaco allineato alla maggioranza dei soci proprietari), ha aperto i lavori salutando Franceschi e chiamandolo per nome: si è dimenticato di quando era consigliere di opposizione e diceva “peste e corna” del poltronificio intossicatoio di via Tobagi? Glielo ricorderemo presto, con un “bestiario” dedicato.

La presidente di commissione ha fatto la “soubrette-presentatrice” e non ha riferito di alcun conflitto potenziale di interesse, riconoscibile nel fatto che la madre, Sandra Andreini, sarebbe oggi ancora dipendente (è vero o smentisce?) e subordinata del Franceschi, con mansioni di impiegata di segreteria. Sciocchezzuole direbbe Totò.

Solo cinque commissari hanno fatto domande, ma le note critiche più forti (un eufemismo dire “forti”) sono state quelle del pentastellato Massimo Bartoli (stasera ci è però piaciuto: lo dovremmo rivalutare), il civico Riccardo Coppini e il cambiante Fabrizio Nerozzi. L’unico commissario specialista in “Ingegneria ambientale” nella commissione era la presidente/soubrette Biagioni ma che non ha fatto alcuna domanda: ci chiediamo perché. L’epidemia dell’inciucismo ha colpito anche lei?

Francesca Biagioni non aveva intenzione di turbare o disturbare il “manovratore” o, diversamente, dall’alto delle sue competenze non ha davvero avuto alcuno stimolo per rinvenire qualche argomento fallace? La presidenza della commissione gli era stata affidata per la sua specializzazione in Ingegneria ambientale o cos’altro? E perché non propone osservazioni o chiarimenti?

L’inceneritore ha sul terreno una discarica, archiviata dal Procuratore Dell’Anno, ora da bonificare con un paio di milioni di euro. Lo sapevate?

La fa o non la fa l’attività sindacale prevista dalla funzione di consigliere di maggioranza e commissario? Non piace la parresia (la libertà di parola) alla Francesca?

La prognosi della serata è purtroppo infausta: Franceschi ha chiesto tempo per la chiusura con un rinvio di anche un anno (ma non basterà): il progetto di riconversione, affidato ai ricercatori (quelli positivisti e ispirati dalla tecnologia) [1] dell’Università non c’è; la Regione Toscana “nicchia” e rilancia ogni argomento (ci ha messo 9 mesi per compilare la manifestazione di interesse composta in una pagina) [2], il Guercini osserva e si compiace di come l’impianto sia una risorsa dei Comuni che si potrà mettere a reddito (a nulla rileva per il “concubino del Pd” se l’impianto minaccerà la salute dei cittadini, inquinando a “termini di legge”) e il Vannuccini, si augura che l’impianto venga acquisito in concessione da superelefanti come la utility Heracomm [3], mentre i membri di maggioranza, hanno ancora bisogno di metabolizzare sia i personaggi che gli argomenti, troppo hot per il loro breve noviziato.
[1]. L’approccio ingegneristico è basato sulla risoluzione del problema in senso pratico, prescindendo dalle minacce diluite nello spazio e tempo dei territori, ammesse e tollerate dalla legge.
[2]. La procedura è una formalità prevista dalla legge e assolta con la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale, che impegnerà la concorrenza di poche aziende specializzate, appunto definite multiutility, ma che perseguono interessi privatistici di tipo lucrativo.
[3]. Heracomm è un consorzio di società che hanno tutte origine dalla primitiva tradizione dell’Emilia Romagna all’incenerimento dei rifiuti spinto con almeno una dozzina di impianti in Regione: un garanzia per i cittadini del territorio della piana Prato/Pistoia.

Inceneritore, la pietra dello scandalo. Ma i commissari lo sanno?

Alla Francesca Biagioni, facendo uso del nostro archivio, suggeriamo noi degli argomenti da chiarire, visto che lei non li vede proprio, scusando leggermente gli altri commissari di maggioranza non così eminentemente preparati al contraddittorio:

1. La gassificazione di prodotti di sintesi (come le fibre tessili), implica la produzione di inquinanti organici: è inutile che Franceschi ripeta – lo ha fatto come fosse un mantra liberatorio – che nella conversione si chiuderà il ciclo del “termico”. Ma lo sa il supercommercialista che la anche la pirolisi [4] di prodotti di sintesi è un processo che libera composti inquinanti sempre e comunque? Quindi si proseguirà a inquinare il territorio nel rispetto del “limite di legge” o cosa altro?
[4]:processo di termodistruzione chimica in assenza di ossigeno che implica la produzione del syngas e petrolio, per l’immissione in turbine o caldaie di produzione di energia.

2. Come sono state contenute o arginate le falde acquifere che viaggiano in orizzontale nel terreno e che vedono i territori dei Comuni di Montale e Agliana (ma non Quarrata, lontana 8 chilometri e però detentrice del 48% delle quote) esposti a potenziali dispersioni di residui tossico-nocivi, dimostrati per la discarica storica denunciata da Paolo Vagnozzi e archiviata dal Procuratore Renzo Dell’Anno?

3. I 3 milioni che la soc. Cis andrà a versare alla Ati Ladurner/Hafner sono stati riconosciuti nelle loro consistenze? C’è un verbale del CdA con le specifiche analitiche dedotte nel conteggio? Che ne è stato delle difettosità dell’impianto al Sal di consegna nel 2006, sul quale è stato redatto un lungo verbale di constatazione?

4. Come ha fatto l’assemblea dei soci (cioè i sindaci) a definire questa somma che non è stata decisa in sede di formale procedura di arbitrato nel 2016 (ce lo disse la presidente del collegio, avv. Lisabetta Bujani, che ci spiegò che non era competente in meccanica, e però chiese e ottenne al  tribunale di farsi liquidare una parcella da 7.300 euro). Hanno usato i dadi? Hanno consultato la sfera di Mago Otelma o cos’altro? Sanno cosa pagano e per cosa?

Alberto Guercini è orgoglioso dell’impianto e spera in una sua conversione e affidamento in casa

Francesca Biagioni ha la madre, Sandra Andreini, che lavora nello staff del Franceschi? Non c’è conflitto di interesse?

5. Franceschi ha ovviamente incluso nel monte della definizione di lodo (3mioioni di euro) la parallela procedura arbitrale (aperta dalla soc. Cis per opporsi strumentalmente ai 4,7 milioni richiesti per maggiori costi) motivata dal ritardo e la mancata produzione di energia (circa 1,6 milioni): perché non l’ha espressamente riferito alla commissione? Si fa “pari e patta”? C’è stato uno “scambio di ostaggi”? L’Aveta che dirà sull’argomento? Farà una telefonata alla collega sicula Fata Smemorina al Comune di Montale per concordare un bel chi ha avuto ha avuto e chi ha dato ha dato, scurdammoce ’o passato..?

6. Se la spa Cis oggi paga solo 94 mila euro di stipendi con due/tre dipendenti, come faceva a pagarne circa 330mila nel 2017? Ciò è dovuto alla uscita del supermanager Alfredo Perruccio, a libro paga fino all’Agosto 2019 [5]? Andava tutto bene così?
[5]:Perruccio ci dicono che era a cavallo di due aziende: rileva la circostanza che nessuno abbia potuto rimuoverlo prima, per limitare gli esborsi di tanti soldi che affliggevano il bilancio della soc. CIS e questo fino al suo pensionamento. Quando si dice l’inerzia della politica.

7. Ci risulta che Perruccio prendeva circa 20mila euro al mese, per fare attività non molto esclusive e/o specialistiche, come ha confermato Edoardo Franceschi: dopo il suo pensionamento fanno “tutto da soli” con qualche “aiuto esterno”. Complimenti: i cittadini hanno pagato uno stipendio da senatore della repubblica a un manager che poi è risultato ben facilmente sostituibile? Annammo bbene… commenta la sora Lella!

L’incendio sull’argine dell’Agna dal quale si alzarono le ceneri che fecero andare in black out l’impianto il 20 agosto 2017

8. Con mezzo milione l’anno di spese in sicurezza impiantistica, come è stato possibile un black-out come quello del 20 agosto 2017, clamoroso e non solo imbarazzante, perché mise a nudo – nelle successive commissioni – gli inciuci intercorsi tra Usl e Arpat, denunciati e magnificamente ignorati dagli uomini e donne della procura di Pistoia [6].
[6]. Sulla questione, vennero tenute ben tre commissioni in due comuni e il Comitato portò ben tre esposti firmati dalla Paola Gelli per le evidenti incongruenze tra le dichiarazioni di Asl e Arpat che mettevano in luce vari illeciti, omissioni e falsi ideologici. Nessuna risposta è pervenuta dalla procura dopo 4 anni, altra vicenda archiviata o cos’altro?

9. Com’è possibile che ancora oggi, i “ristori ambientali” vadano tutti a Montale (7 €/Tonn, per circa 350 mila € annui) e niente al Comune più fesso d’Agrumia che lo tiene sul confine e si becca le ricadute ambientali insieme a Montemurlo?

10. Nessuno si è ancora reso conto che la procedura di bando avviata è strategicamente ordinata per conferire l’impianto a un gestore esterno che, ricordàtevelo, non si farà certamente scrupoli per ottenere benefici lucrativi privati e non di servizio pubblico. L’impianto è definito o no come “strategico” dalla Regione Toscana?

[comtinua – parte seconda]

Alessandro Romiti
[alessandroromiti@linealibera.it]


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