inceneritori. E QUELLI NUOVI SAREBBERO INNOCUI?

Inceneritore di San Zeno di Arezzo
L’inceneritore di San Zeno ad Arezzo

FIRENZE. Siamo alle solite: gli inceneritoristi continuano a fare proclami rassicuranti sulla sicurezza degli impianti di nuova generazione (scandaloso quello del Presidente dell’Istituto Superiore di Sanità Ricciardi) per l’incenerimento dei rifiuti che non sembrano affatto uscire dalla circolazione, anzi.

La recente posizione assunta dalla “Società Italia di Igiene” è stata confermata dall’addetto stampa, che la ha diffusa per mail dato che non risultava disponibile sul sito istituzionale dell’associazione medica.

Sulla nota è il caso di astenersi dal fare commenti, ma non possiamo esimerci dal rilevare la manifesta inesattezza del punto 3 che appare decisamente smentito dalla consultazione del lavoro di indagine e dalla posizione del Presidente della commissione scientifica che si dimise per delle interpretazioni surrettizie sul lavoro.

Comunicato stampa 13.8.16

Sette verità scientifiche sulla gestione dei rifiuti urbani

L’emergenza rifiuti a Roma è un caso politico e rischia di penalizzare l’immagine della città nel mondo, ma le evidenze scientifiche non devono essere strumentalizzate.

La Società Italiana di Igiene, Medicina Preventiva e Sanità Pubblica (SItI) – di cui fanno parte docenti universitari, tecnici, epidemiologi e operatori delle Asl – ritiene di intervenire sulla questione per evitare che i falsi miti prevalgano sulle vere realtà scientifiche e per fare un appello di responsabilità alle istituzioni nazionali e locali affinché programmazioni razionali di lungo termine evitino situazioni come quelle di questi giorni che purtroppo sono ricorrenti.

  1. Le discariche inquinano l’ambiente più degli inceneritori, con bilanci energetici molto negativi. Soltanto Roma e Atene, tra le grandi capitali europee, non dispongono di un termovalorizzatore per lo smaltimento dei rifiuti urbani
  2. La gestione del complesso ciclo dei rifiuti solidi urbani, per le grandi metropoli europee, prevede azioni integrate con raccolte differenziate, contenimento nella produzione dei rifiuti e attività educative; ma non si può prescindere dalla disponibilità di termovalorizzatori di ultima generazione che possono portare a un bilancio energetico complessivo positivo, con produzione di energia e sistemi di teleriscaldamento come accade virtuosamente da anni in città come Brescia, Lecco e Bolzano
  3. Lo studio epidemiologico Moniter, condotto dalla Regione Emilia Romagna con l’apporto di scienziati internazionali, è una delle più sofisticate ricerche al mondo sul rischio connesso alle emissioni di inceneritori; esso evidenzia chiaramente l’assenza di rilevanti rischi sanitari acuti e cronici per chi vive in prossimità degli impianti
  4. Il trasporto a lunga distanza dei rifiuti (o anche all’estero, come accaduto a Napoli) ha costi maggiori e un impatto ambientale negativo legato alle emissioni dei mezzi di trasporto, fatto quasi mai considerato
  5. È fondamentale una strategia di lungo periodo, logicamente su base regionale o interregionale, per evitare emergenze come quella attuale o come quelle multiple viste in Campania; tali azioni devono essere accompagnate da corrette informazioni ai cittadini a cominciare dalle scuole, educazione della popolazione alla raccolta differenziata, controlli e misure repressive dove necessarie e un impegno delle istituzioni per evitare inutili strumentalizzazioni
  6. I rifiuti accumulati per strada sono uno spettacolo indecente e un segnale di degrado urbano che non vorremmo mai vedere; non sono però documentate emergenze sanitarie particolari, come epidemie o rischi infettivi, come qualcuno ha paventato in questi giorni
  7. La teoria dei rifiuti zero è illusionistica ma è un falso mito, non solo perché di fatto inattuabile ma per la dimostrazione che le raccolte differenziate oltre una certa soglia (attorno al 60%) rischiano di non essere efficaci; in tanti predicano la raccolta differenziata ma in pochi dicono che non si sa cosa fare di buona parte del compost prodotto o che la contaminazione di alcune raccolte differenziate con altri materiali (di fatto uno “sport nazionale” come documentano alcuni dati) raddoppia i costi della raccolta e costringe comunque allo smaltimento indifferenziato.

Queste affermazioni sono documentate da studi scientifici e ricerche da parte di organizzazioni nazionali e internazionali tra cui Oms e Ue. Ignorarle significa generare un grave danno economico e di immagine al nostro Paese.

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L’oncologa Patrizia Gentilini intervistata da Michela Monti

Questa la replica di Isde Italia:

L’Associazione dei Medici per l’Ambiente (Isde Italia) esprime totale dissenso per quanto riportato dai media circa la posizione di Società Italiana di Igiene, Medicina Preventiva e Sanità Pubblica (SItI) attraverso un comunicato stampa – di cui non esiste traccia nel sito Web istituzionale – sulle presunta utilità ed innocuità degli inceneritori di 3° generazione.

Le affermazioni fatte appaiono superficiali, non sostenute da evidenze scientifiche e finalizzate a “promuovere” una pratica che la comunità scientifica continua a identificare come a rischio sanitario.

L’ipotesi che raccolte differenziate oltre il 60% siano inefficaci è smentita nei fatti da numerose realtà nazionali ed internazionali in cui la quota di rifiuto secco indifferenziato è ormai inferiore ai 50 kg/anno ed i materiali riciclati sono oltre l’80% perché, al di là della raccolta differenziata, ciò che conta davvero è il recupero reale della materia.

Anche il presunto bilancio energetico positivo proveniente dall’incenerimento è ampiamente smentito da studi che valutano il ciclo di vita dei materiali. Del tutto fuori luogo appaiono le affermazioni circa l’innocuità degli impianti di 3° generazione ed i riferimenti al Moniter non rispettano le reali conclusioni di quello studio.

Numerose evidenze nella letteratura nazionale ed internazionale documentano incrementi del rischio ambientale e sanitario legati all’incenerimento industriale dei rifiuti anche quando questo avviene in impianti di ultima generazione ed anche il Moniter ha dimostrato con chiarezza un aumentato rischio di aborti spontanei e di nascite pre-termine nelle popolazioni esposte alle emissioni degli inceneritori.

Affermazioni come quelle presenti nella nota stampa divulgata servono solo a fare ulteriormente diminuire la fiducia delle Comunità nei confronti delle Istituzioni volte a tutelare la salute. La vera emergenza è creata dagli impianti di incenerimento che, se realizzati, oltre a generare conseguenze sanitarie, necessitano di essere alimentati per molti anni con grandissime quantità di rifiuti, impedendo l’attuarsi di quella virtuosa gestione dei materiali indicata come obiettivo prioritario dalla Comunità Europea e dalla normativa vigente.

Ci si aspetterebbe piuttosto dalla SItI una presa di posizione forte sulla mancata attuazione dell’obiettivo prioritario della normativa sui rifiuti sia pregressa che attuale (ridurre la loro produzione), sul mancato raggiungimento degli obiettivi posti per la raccolta differenziata e la valorizzazione delle raccomandazioni dell’Oms per una strategia nella raccolta dei rifiuti che non crei “ulteriore Isde Italia 17.8.16 domanda di incenerimento” e ispirata a “un approccio di precauzione a proposito della creazione di nuovi impianti”, come riportato nelle conclusioni del rapporto Moniter.

Isde Italia, che da decenni si occupa del problema della gestione dei rifiuti, auspica che si possa arrivare al più presto ad un confronto pubblico su basi scientifiche con chi ha visioni diverse, perché il problema della gestione dei rifiuti è troppo importante per essere “liquidato” così superficialmente.

[Alessandro Romiti]

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