FIRENZE. [d.r.] Il 20 luglio di quest’anno la Corte dei Conti ha riferito al Consiglio Regionale sul bilancio d’esercizio della Regione Toscana per l’anno 2016. Particolare attenzione è stata data all’operazione che ha portato alla costruzione dei 4 nuovi ospedali di Massa, Lucca, Pistoia e Prato.
La relazione è un atto di accusa nei confronti dell’intero progetto e del sistema di finanziamento, il project financing. Quell’operazione prevede, infatti, che il finanziamento dell’operazione sia a carico del costruttore, costi che riprenderà con la gestione dell’infrastruttura, con un minimo contributo dell’ente pubblico.
Nel caso dei 4 ospedali, invece, l’80% dell’opera è stato finanziato da fondi pubblici. Di fatto, dice la Corte, si è fatto un uso “distorto” del project.
Per la Corte dei Conti siamo in “condizioni di spiccata convenienza per il concessionario, ricadendo molti rischi sul concedente ed incombe, altresì, sull’intera operazione l’alone di un potenziale ulteriore debito a carico della Regione.”
I COSTI. Se nel 2002 l’importo previsto era di 353,3 milioni (comprensivo del costo di costruzione, degli arredi, delle attrezzature e dei servizi essenziali), nel 2016 la cifra sale a 652 milioni (+100%).
Non solo: se inizialmente 95,5 milioni sarebbero arrivati dalla vendita degli ospedali dismessi e 88,7 dal finanziamento del project (169 milioni erano garantiti dallo stato), nel 2016 dalla vendita dei vecchi ospedali arriveranno “solo” 72,8 milioni, il resto da mutui delle Asl (53 milioni) e da finanziamenti regionali (154,7 milioni) e 199 milioni a carico del privato.
Ad oggi, scrive la Corte dei Conti, le 4 aziende sanitarie, tramite la stipula di mutui propri e attingendo a finanziamenti regionali, visto che i “vecchi” ospedali non sono ancora stati venduti, hanno sostenuto spese per 359,16 milioni di euro.
In pratica un’operazione che doveva essere finanziata senza alcun indebitamento pubblico, viene quasi interamente finanziata con indebitamento pubblico. Indebitamento a cui si dovranno aggiungere i 1.227 milioni di euro per il pagamento dei 19 canoni annui pattuiti con il concessionario per l’affitto delle strutture ed i servizi resi.
In totale l’operazione dei “4 nuovi ospedali toscani” costerà – la stima è in difetto perché l’esame dei conti prevede aumenti negli anni, dice la Corte – alle casse pubbliche della regione 1.590 milioni di euro. Quello che colpisce è l’aumento vertiginoso dei costi di costruzione in pochi anni, tra il 2002 ed il 2005.
Per esempio i costi del progetto: un progetto realizzato “ex novo”, quando un progetto già c’era. Si tratta del lavoro portato avanti dal gruppo di esperti della Commissione sanitaria voluta da Umberto Veronesi nel 2000 proprio per la costruzione e gestione degli ospedali “ad alta intensità di cura”.
Uno studio che la regione lascia in un cassetto. Quale giustificazione da la regione per questo incremento?
Si trattava di un progetto “preliminare”, risponde la Regione, che riguardava la costruzione dell’immobile comprensivo della sola “impiantistica fissa” che poi nella successiva progettazione definitiva veniva implementato al fine di diventare un progetto relativo ad ospedali “chiavi in mano”, comprensivo “di tutte le dotazioni necessarie all’attivazione del presidio”.
E quali erano le voci da implementare? “Arredi sanitari e mobilia, attrezzature sanitarie per diagnostica, radioterapia, sale operatorie, terapie intensive, elisoccorso e parcheggi esterni”.
In pratica si progetta un edificio neutro e poi si fanno delle varianti per trasformarlo in un ospedale.
Non si sapeva sin dall’inizio cosa si costruiva? Il parcheggio, e soprattutto l’elipista, sono optional? Se si vuole costruire un ospedale non si sa come deve essere fatta una sala operatoria? Non solo si lascia in un cassetto un buon progetto, ma quello che si fa realizzare ex novo dal costruttore ha queste deficienze?
“Tale affermazione non appare condivisibile”, dice la Corte, che disprezza un così forte incremento; un incremento, tra l’altro, sostenuto soltanto dal pubblico, visto che le risorse a carico delle Asl grazie ai mutui e ai finanziamenti regionali, hanno un incremento del 381%, mentre la quota a carico del concessionario cresce solo del 2,78%.
LA CONVENZIONE. Ai costi già sostenuti dalle Asl, si aggiungono i costi per le prestazioni erogate dal gestore che, specifica la Corte dei Conti, hanno “prezzi soggetti a rivalutazioni e aggiornamenti che sfuggono alle regole del contenimento dei costi, cui invece sono soggetti gli altri acquisti di beni e servizi”. Vuol dire che in questo caso la spending review qui non vale.
La Corte analizza i costi sostenuti dalle Asl prima e dopo l’apertura dei nuovi ospedali e anche qui non mancano le sorprese. Cosa evidenzia la Corte? Che appena pochi mesi dall’apertura dei 4 nosocomi le spese si incrementano notevolmente.
Un esempio è l’Asl di Lucca che a fronte una spesa media per i servizi non sanitari del vecchio ospedale di 31 milioni di euro, si ritrova nel nuovo ospedale con una aumento di spesa di 13 milioni, con un incidenza del 41,84%.
A Pistoia lo scostamento dei servizi dall’ospedale vecchio a quello nuovo è del 30%. Per la Corte dei Conti con l’entrata in funzione dei nuovi ospedali i bilanci delle ASL si sono “appesantiti” in media di 10 milioni l’anno per plesso. Un conto economico favorevole al concessionario che, dice sempre la Corte, è anche l’unico fornitore che viene pagato a 60 giorni, ed è anche l’unico fornitore che non vedrà una ricontrattazione dei prezzi, se non al rialzo.
CONCLUSIONE. La conclusione della Corte è impietosa. Costi di costruzione alti e un finanziamento oneroso per le Asl che potrebbe compromettere il servizio sanitario, ma soprattutto la convenzione stipulata con il privato, sia per la costruzione che per la gestione dei plessi, che “presenta condizioni di spiccata convenienza per il concessionario, ricadendo molti rischi sul concedente.
Incombe, altresì, sull’intera operazione l’alea di un potenziale ulteriore debito a carico della Regione, qualora il rischio di mercato risulti stabilmente sbilanciato a carico della parte pubblica.” Tutta l’operazione sembra favorire il costruttore privato che ha la gestione del finanziamento pubblico, il quale, denuncia la Corte, tiene una modesta “attività di controllo e di monitoraggio dell’opera, anche a causa della direzione dei lavori affidata, per disposizione legislativa, all’esecutore stesso, con il collaudo affidato all’esterno della stazione appaltante ed intuitu personae.”
RIQUADRO – IL NON ABBATTIMENTO DEL Med. Per poter vendere i vecchi ospedali, nel 2005 viene fatto un accordo di programma tra Regione, Provincia e Comuni interessati che impegnava, ognuno per le sue competenze, ad attivarsi per la riqualificazione dell’area.
La Regione si impegnava, tra le altre cose, a pagare i costi per la demolizione dei vecchi ospedali. A fine 2016 gli ospedali da abbattere erano due: quello di Prato e quello di Pistoia. Per Prato sono stai finanziati 10 milioni di euro. Morale della favola? A luglio 2017 quei soldi non ci sono.
Il motivo? “Causa taglio dei fondi alle provincie e alla indisponibilità a bilancio del finanziamento”, scrive la Regione. Se però si va a leggere da dove dovevano arrivavare quei 10 milioni, si scopre che erano soldi spostati dai capitoli di spesa per acquisto di “strutture e tecnologie sanitarie”.
Insomma: invece di acquistare attrezzature per gli ospedali, si usavano quei soldi per demolirli. Cosa c’entra la provincia? Di fatto i soldi non ci sono. A questo punto viene da domandarsi: e il vecchio ospedale di Pistoia? Ci sono i soldi per le demolizioni promesse? E’ chiaro che senza le demolizioni, quelle zone non possono essere valorizzate ne vendute.
La Corte su questo aspetto è stata lapidaria: “per quanto sopra descritto, la realizzazione di tali risorse appare oggi ancora lontana ed incerta”.
[Daniele Rovai]