
PISTOIA. Domenica 14 giugno, alle 17.30, nella libreria Lo Spazio di via dell’Ospizio, verrà inaugurata la mostra di Giacomo Carnesecchi, Infinità finita.
“Ha ragione Picasso che, dopo aver visto le grotte risalenti al paleolitico (19.000-15.000 a.C.), ha detto: da Altamira in poi tutto è decadenza”.
Le articolate grafie nere, tracciate da Giacomo con pastelli ad olio, Oilbar, mi ricordano per la loro matericità quei disegni lasciati sulle pareti rocciose.
Queste ultime, però, sembrano essere svanite nel tempo, per le mutazioni dello spazio, restando sospese come per miracolo, nell’aria, mantenendo l’originaria spontaneità primitiva, rafforzata da una certa brutalità per il contrasto inevitabile coi cieli azzurri, le nuvole bianche, quegli sfondi ideali, dall’apparenza innocua, che anche Magritte amava in modo particolare per mettere in scena le sue magie surreali.
L’installazione di Giacomo consiste in una sorta di parziale ricostruzione di un cielo fantastico, con 70 riproduzioni fotografiche, ciascuna di 33 x 48 cm, montate su due pareti, senza cornice, ad una distanza di circa 5 cm l’una dall’altra. Si tratta dell’antro di una caverna svanita nello spazio-tempo, le cui pitture sono rimaste in piedi, come uno scheletro vivo?
Mi piace pensarlo così ma questa è solo una possibile lettura che non esaurisce l’intento poetico dell’artista. Nessuna interpretazione può esaurire un’opera d’arte che sia davvero tale. Quello “scheletro vivo” è piuttosto un labirinto dai mille percorsi possibili?
La mostra resterà visibile fino al 24 luglio.
[libreria lo spazio]