INFORMAZIONE E DISINFORMAZIONE, PRESENTATO A FIRENZE IL LIBRO DI ANTONELLA GRAMIGNA

Presentato ieri a palazzo del Pegaso il romanzo “I mercanti del caos. Il covid e la disinformazione”. Cristina Giachi: “L’informazione è un grande potere che implica una grandissima responsabilità”; Giacomo Bugliani: ”Uno strumento importante per arrivare ad una corretta informazione”; Gramigna: “Il giornalismo, voce o ricerca di verità”

FIRENZE –– Nella giornata mondiale della consapevolezza sulla disinformazione e per la lotta alle fake news che si è celebrata ieri, a palazzo del Pegaso è stato presentato “I mercanti del caos. Covid e disinformazione” di Antonella Gramigna. Nel volume si affronta il tema del diritto alla buona informazione e della lotta contro la disinformazione; i suoi effetti devastanti sulla società e gli strumenti per contrastarla come l’educazione mediatica, la regolamentazione delle piattaforme online, la promozione del giornalismo di qualità, normative e leggi e la collaborazione internazionale.

“Gramigna – ha detto la presidente della commissione regionale Cultura Cristina Giachi – in un libro agile che parte anche da vicende emotivamente toccanti e coinvolgenti, traccia una riflessione su quanto sia importante e quanta responsabilità procura il doversi occupare dell’informazione”.

Giachi ribadisce che “si parte dal Covid” e si parla del ruolo che l’informazione ha avuto “non soltanto per comunicare le pratiche e le politiche, i comportamenti da tenere ma anche e soprattutto per condizionare l’umore e il sentimento delle persone.

Questo è un aspetto che troppo spesso non si valuta e si fa un uso della comunicazione che suscita emotività e risonanze che poi rendono molto difficile tenere i comportamenti costruttivi” “È un grande potere che implica una grandissima responsabilità”.

“È il mio secondo libro – afferma la giornalista – ed ha uno stile di narrativa per la volontà di parlare ai più”. “Il mio core business – continua – sono il giornalismo e l’informazione; in questo libro li tratto al tempo del Covid, non per puntare il dito sul tutto quello che è successo a livello sanitario e di mortalità ma su come è stato divulgato l’evento e su come sono state date le informazioni”.  

“Il giornalismo — conclude — deve essere la voce della verità o perlomeno la ricerca di verità; quando diventa allarmismo e crea paura non è più il giornalismo”.

A chiudere l’intervento del presidente della commissione Affari istituzionali Giacomo Bugliani che ha parlato di “un’occasione importante” “che oggi va a toccare un tema particolarmente delicato ed attuale come quello della correttezza nell’informazione. Viviamo un’epoca molto complessa da questo punto di vista, dove il continuo profluvio di informazioni, della cui origine è molto spesso lecito dubitare, rischia veramente di vanificare anche le azioni delle istituzioni pubbliche nella loro difficile compito di governo dei territori delle comunità”. “È un testo che ci offre un momento di riflessione importante e che penso e spero possa essere anche uno strumento di cambiamento, incitando chi ne ha la possibilità, e penso soprattutto al legislatore nazionale, ad intervenire dove possibile per arrivare a quell’obiettivo importante della corretta informazione”.

[bernocchi —consiglio regionale toscana]

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