Com’è buffo il destino, procura della repubblica di Pistoia! Nelle carte compare quello stesso geometra presso il quale, nel pomeriggio e dopo l’orario di ufficio, il buon Franco Fabbri, dispensatore di condoni e permessi, passava le sue ore libere in altre faccende affaccendato. E sotto gli occhi e il silenzio di tutti
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DEVO DA CITTADÌN PASSARE A SCHIAVO
PERCHÉ IL COMUNE È SANTO BÒNO E BRAVO?
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Sto ancora tornando sul pezzo di ieri: inquietudine. è arrivato il nuovo giorno di rossella o’ hara e sale il dubbio sull’affidabilità della giustizia a pistoia.
La pratica intorno a cui sto girando è la domanda di condono n. 354 del 28 febbraio 1995, presentata al Comune da Nella Lapini per la compravendita di suoi immobili e terreni in Via di Lecceto 14.
In merito a tale richiesta avevo segnalato al Comune che certi lavori che venivano dichiarati fuori regola, non dovevano essere sanati perché costruiti in parte in forma aerea, in parte su colonna di mattoni poggiante su area a comune: per intenderci le scalette della particella 430 del foglio 44 delle mappe d’impianto del Catasto di Pistoia, 1954.
Leggete attentamente cosa chiede, in maniera corretta, l’assessore all’edilizia di allora, Marcello Bracali: la richiesta di condono va integrata – dice all’interessata – dichiarando che le opere (nel caso di specie il bagnetto che vedete nelle foto) non sono state realizzate su parti a comune e non creano limitazioni urbanistiche alle proprietà confinanti – come recentemente anche l’architetto Caterina Biagiotti ha ufficialmente rilevato.
Sempre per rimanere in tema, aldilà della dichiarazione sostitutiva dell’atto notorio di cui parla Bracali, diveniva indispensabile, per concedere la sanatoria, che la parte richiedente (Nella Lapini) esibisse un atto di assenso di Bruna Lapini Bianchini con cui si dichiarava consenziente alla realizzazione del bagnetto stesso salvo se altro.
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Quell’atto di assenso non c’era, non c’era mai stato e non ci sarebbe stato mai: come non ci sarà neppure in futuro. Quindi: con quali poteri il geom. Franco Fabbri, responsabile dell’urbanistica, sia pure molto dopo, poté sanare l’insanabile? Con la solita mossa dell’imposizione delle mani e della discesa dello Spirito Santo? Chi lo autorizzò? Si autorizzò da sé? E perché, pur essendo a piena conoscenza dell’opposizione dei controinteressati lesi nei loro diritti, si sentì così tanto papa da rimettere i peccati dei peccatori e concedere l’indulgenza plenaria senza nemmeno avvisare le vittime di quella sua indecenza?
È interessante, però, vedere anche chi fosse il geometra che curava gli interessi di Nella Lapini. E qui spunta Mauro Ponziani di Via Cavour 47 a Quarrata.
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Com’è buffo il destino, procura della repubblica di Pistoia! È quello stesso geometra presso il quale, nel pomeriggio e dopo l’orario di ufficio, il buon Franco Fabbri passava le sue ore libere in altre faccende affaccendato. E sotto gli occhi e il silenzio di tutti. Poi si parla di Sicilia, di mafia, di omertà; di trasparenza, di legalità, di giustizia e di diritti del cittadino!
E come si arrabbiò, nel 2020, il grande falso testimone, ingegner Iuri Gelli, quando gli chiesi, come cittadino avente diritto di sapere, di fornirmi i numeri delle pratiche edilizie bocciate a Quarrata per poter controllare quante andavano, invece, a buon fine in nome del padre (geom. Ponziani), del figlio (ing. Sassaroli) e dello spirito santo (geom. Biagini)!
Rispose inviperito – quel cognato di Dario Parrini o, meglio, Parrini Dario) che non poteva perdere una settimana di tempo dietro a queste cose.
Eppure, dato che tutto era informatizzato, quanto tempo ci sarebbe voluto per estrapolare dei dati nudi e crudi?
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Uno di questi giorni vi pubblico la relativa corrispondenza con l’ingegnere del Pd direttamente scelto dal Mazzanti il quale, pur essendo un semianalfabeta, in quel caso di specie fu in grado – dall’alto del suo sapere di burraco e romanzi di Salgari – di certificare il valore della professionalità di quell’ingegnere così vicino al suo partito.
Le opere del Gelli, da subito contestato, si sono viste nel tempo, fino alla falsa testimonianza resa in aula, al giudice Luca Gaspari, sulle vicinali-interpoderali chiuse dal ragionier non-dottor Romolo Perrozzi.
Quel no sulle statistiche dei matton powers sarebbe stato un problema? Avrebbe fatto vedere troppo in chiaro che a Quarrata (come in tutta questa Italia di Mattarella) c’è chi è più favorito e chi meno anche da parte dei compagni democratici della repubblica del Pd?
Edoardo Bianchini
[direttore@linealibera.it]
MATTON POWER & C.
La maggior parte del potere del mattone locale è anagrafata nel Lions Club di Quarrata-Agliana e Piana Pistoiese.
È per quello che sindaci e assessori (anche quarratini) vanno a cena al Croce di Malta quando suona la campana.
Ma la fauna lionistica è varia. Dentro il gruppo degli autisti del Rotary e della Massoneria (così venivano chiamati gli chauffeurs dei fratelli maggiori) ci sono personaggi di varie virtù: anche ufficiali di polizia giudiziaria, purtroppo.
È un incrocio di uomini e interessi di varia natura. Una vera e propria Samarcanda in cui al posto dei fili di seta si allungano, invisibili, i fili di interessi che fin troppo spesso possono essere opachi.