PISTOIA-PIANA. Anche la dottoressa Ambra Clemente dell’associazione Aiab ci conferma quello che è il pensiero mainstream sulla considerazione della qualità delle verdure coltivate all’ombra degli inceneritori: se Usl e Arpat dicono “tutto va bene”, le colture non sono contaminate e quindi sono certificabili come “biologiche”, senza alcuna riserva legata alla presenza di un impianto di incenerimento.
A niente rileva se Usl 3 (dicembre 2011) e l’Istituto Studi e Prevenzione e Oncologica (giugno 2011) abbiano detto esattamente il contrario: nella Piana è dimostrato che gli organi di controllo sono rassicurativi sulla minaccia potenziale d’inquinamento dell’inceneritore e – fino a qualche anno fa – era assicurato anche un “basso profilo” sull’impianto di via Tobagi dalla stessa Procura della Repubblica.
La risposta pervenuta dalla Regione Toscana, data a un potenziale agricoltore di Sesto F.no preoccupato per l’imminente costruzione dell’inceneritore di Case Passerini è stata infatti la seguente:
Richiesta info parametri per progetto di azienda agraria.
Buongiorno, attualmente non vi è alcuna pregiudiziale alla Sua intenzione di intraprendere la nuova attività considerato che l’inceneritore (di Case Passerini – n.d.r.) non è ancora realizzato.
Comunque sarà l’Organismo di Controllo e Certificazione prescelto a valutare anche in futuro la conformità dell’azienda alle disposizioni del regolamento n. 834/2007 (che regolamenta la certificazione delle aziende biologiche – n.d.r.).
Saluti.
Donatella Cavirani
[Alessandro Romiti]
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