PISTOIA. Le buone maniere vogliono che l’avversario politico lo si combatta contrapponendogli idee migliori, non certo avvilendone il potenziale elettorato con operazioni di sputtanamento che niente hanno a che fare col dibattito politico.
Ma certa parte di questo Paese, mentre denuncia i comportamenti politicamente scorretti, si dimentica di queste buone regole e mena fendenti sotto la cintura dell’avversario. C’è chi, anziché lamentarsi, le rende. Si tratta di Casapound, il movimento di destra radicale che sta conquistando sempre più consensi ed è finito sotto i riflettori a causa della capocciata che un giornalista di Nemo ha rimediato a Ostia da quello che è stato precocemente definito come un affiliato alla tartaruga frecciata.
Lorenzo Berti, leader di Casapound Pistoia, non ci sta, ed è ben felice di scambiar con noi quattro chiacchiere.
“La storia che ad Ostia Casapound ha preso tanti voti grazie al clan Spada è una stupidaggine perché abbiamo conquistato più voti in zone ben lontane da quel territorio e dove gli Spada non esistono”. Difatti sembra di essere tornati durante il ventennio berlusconiano, allorquando l’opposizione al Cav si basava sull’attacco personale finendo, per altro, con l’assicurargli ogni volta la centralità politica.
Ma Casapound non può essere paragonata alla Forza Italia liberale e liberista anche perché le sue origini e le sue attività nascono nelle strade, nei quartieri più difficili dove la sinistra storica ha abbandonato il suo ruolo di difensore del vecchio proletariato preferendo la cricca di Soros e le frotte di Ong. Un vuoto che Casapound ha saputo colmare anche con attività discusse come le ronde e la distribuzione di viveri ai bisognosi.
“È assurdo colpevolizzare chi, a differenza di altri, si spende per gli altri. Il Pci, un tempo, sfamava i poveri, adesso nessuno scende più in strada. E la colpa sarebbe nostra?”. L’antifascismo però avanza inesorabile e, forse, chi disse che anche l’antifascismo è una forma di fascismo non aveva tutti i torti. “I denunciati di Casapound per rissa”, spiega Berti, “hanno sempre subito un’aggressione dalla quale si sono difesi senza arretrare, rifiutandosi di limitare la propria libertà”.
E coloro che si divertono ad attaccare una generica destra (di cui Casapound fa parte? Non è chiaro)
tacciandola di violenza (ogni riferimento a un don pistoiese è puramente casuale) “sono persone rancorose che credono che occuparsi di politica significhi scontrarsi brutalmente con l’avversario evitando il confronto costruttivo”.
Nei confronti dell’amministrazione Tomasi , Casapound è all’opposizione, sebbene taluni provvedimenti siano stati apprezzati. Sono a destra della destra, come quando Berti afferma che i campi rom andrebbe sgomberati, e nessuna legge dichiara fuori legge queste posizioni. Il loro è un nero splendente, piaccia o no. Certamente chi sbandiera l’arcobaleno e si veste di lino predicando la pace nel mondo può apparire meno minaccioso di chi ascolta gli Zetazeroalfa (interessante è la canzone Nel dubbio mena) e rivendica la difesa del proprio territorio anche con la forza.
Questione di gusti, dunque, di idee e di cultura personale. A meno che non si voglia pensare che chi non è di sinistra, immigrazionista, omosessualista e tutti gli “ista” che volete, sia un mezzo delinquente da rinchiudere.
La libertà di pensiero di cui tutti (troppi) discutono in modo eccessivamente forbito consiste anche in questo: rispettare i fascisti del terzo millennio. Fine.
[Lorenzo Zuppini]