Grossa questione la cittadinanza onoraria a Benito Mussolini… Ma se i compagni non se ne sono mai accorti in 70 anni di direzione del traffico, ciò non significa che quella cosa assurda là non era un vero problema e non dava noia neppure a loro?
DA UNA PARTE MASOTTI E LÀ CASALE
FANNO, ALLA FINE, A CHI SI FA PIÙ MALE
SEMBRA INTERESSANTE l’intervista dedicata a Renzo Mochi – per i lettori di Linea Libera “Renzó Le Mokó” – che riepiloga trent’anni di storia serravallina in una paginetta.
Ovviamente lo fa solo ed esclusivamente dal suo punto di vista e – come tutti quelli che hanno o hanno avuto le mani in pasta – tacendo quello che non s’ha da dire. Perché la cosa funziona così, sempre e dovunque: in Comune, in Chiesa, in Tribunale, in Regione, in Parlamento e al Quirinale.
Si raccontano 70 anni di tempo e una trentina d’anni (o danni) di mani in pasta, ma non fa, il Mochi, una dichiarazione che non sia più seria dell’ultimo dei problemi di Serravalle – problemi a cui anche lui ha contribuito, s’intende –, cioè quella specie di “scorreggia barocca” che è la «cittadinanza onoraria a Mussolini». Una sonora scornata per la ex-vicesindaca Querci.
Se i compagni, infatti, non se ne sono mai accorti in 70 anni, ciò significa che quella cosa assurda là non era un vero problema. Ma fa look; fa cassetta come i film cochon degli anni 70, le prime volte che si vedevano culi e puppe all’aria sugli schermi.
Alla fine viene voglia di dire che tutta la comparsata mochiana (o moicana?) è un bellissimo esempio di recita a canovaccio: teatro dell’arte – ovviamente di dire tutto senza dirne una intera.
Noi di Linea Libera – e in special modo chi scrive: agli arresti domiciliari solo perché svela le verità che non vanno dette – la vediamo, la storia, da una angolatura completamente diversa. La nostra passione politica (e quindi la nostra partigianeria) è morta ad Hammamet con Bettino Craxi, macellata dai compagni sostenuti dai giudici di Mani Pulite e che ora imperano ovunque, mentre nessuno più è in grado di levarci dalle vene e dal midollo il dubbio fetore, il puzzo del politically correct e l’arroganza del potere sotto il manto della partigianeria da Caferri.
Ma quando un potere dilaga, come quello dell’inaffondabile sinistra democristian-compagnera, occorre che ci siano anche uomini che non temano (non come tanti bravi giornalisti di oggi) di finire agli arresti.
Se Renzo – uno dei pochi che non mi abbiano ancora querelato con successo – dice quello che dice, può farlo perché nessuno gli ha chiesto di spiegarci Serravalle per filo e per segno.
Lo abbiamo fatto noi, da oltre dieci anni a questa parte: da quando scrivevamo delle anatre sparate coi fucili sequestrati in Germania; delle gite all’estero salvate da qualche manina politica che andava di moda all’epoca; delle Rocchine, nate come pennécciole e come tali rimaste rinsecchite nel bosco, ma solo dopo aver stuprato il Montalbano non diversamente dai furon-compagni di Quarrata e delle licenze edilizie date a capocchia; alle scelte politiche, due o tre delle quali – in èra mochiana – sono meravigliose.
E se il il Pd (o quel che era) ha perso il Comune di Serravalle, perché Mochi non prova a chiedersi come mai è accaduto? Per l’autocrazia di cui quel partito è sempre stato molto più attivo dei camerati di Mussolini cittadino onorario di Castruccio, più che fingere di leccare le ferite di Mungai, il fregato da Lunardi, meglio farebbe Renzó a interrogarsi su due importantissimi colpi di bocce tirati da lui stesso quando, per avere le mani più libere, decise di fare fuori due della sua giunta: il famoso «rompi di Casale», Ermanno Bolognini; e il socialista Patrizio Rafanelli (o sbaglio?) estromesso di colpo. Nel frattempo tutto questo avveniva nonostante la casa del popolo (più nobilmente detta Circolo Arci) di Masotti, venisse su, ma per poi andare giù, in questi ultimi anni, con il fallimento della Cooper Casa.
Perché Renzó non ci ha parlato diffusamente di questo? Perché non gli è stato chiesto? Perché non ci spiega com’è andata realmente e non aggiunge che, a forza di voler avere le mani sempre più libere, s’è fatto (non solo lui: tutto il suo partito) in vuoto di giovani intorno ai piedi; e oggi il Pd è lì come il contadino che s’è dimenticato di seminare e che al momento di segare il grano piglia coscienza, ma troppo tardi, del fatto che dovrà passare un inverno di fame.
Se a questo si aggiunge che Serravalle non ha un unico Pd, ma due e con anime diverse e cozzanti (Masotti non sopporta Casale e viceversa) il gioco è fatto. Se inoltre si scava appena appena più a fondo e si aprono gli orecchi da superudito di Nembo Kid, si sente frusciare un’altra verità. Se non è vera, Le Mokó smentisca prima di querelare, come fanno anche certi preti di San Bastiano che si ergono a censori ma, magari, alle partite di basket smoccolano e vogliono aggredire gli arbitri cornuti e incapaci (ma questa storia ve la racconterò più in qua, a tempo e luogo).
Quando parla dicendo che sta organizzando la controffensiva rossa per annientare Lunardi e la destra, il Mochi – a quanto ci risulta – nasconde la faccia nera della luna: tace sul fatto di avere scritto (è vero?) una bella lettera ai masottiani, dichiarando di essere pronto a fare di nuovo il sindaco, ma aggiungendo (questo fruscia nell’aria) che il Pd o porta lui come candidato o altrimenti anche lui farà una lista civica propria adatta a rompere le corna al Pd.
Non c’è che dire: le due anime del Pd sono affettuose fra loro e si vogliono molto bene. Di là dalla Stella, in area Casale, le batterie contraeree, dal canto loro, sono già pronte per contrapporre Pd a Pd con un progetto di primo cittadino da affidare alla coppia Leardo Corsini-Franca Frosini. Associazione Forti Legami al Circolo Milleluci, ma sparpagliata dal Covid.
Se non sbaglio, il Mochi parla dell’emorragia di un paio di migliaia di voti, subìta da Mungai per colpa (o caso?) della lista di destra. Ma quelli erano i voti dei due defenestrati di cui parlavo poc’anzi, Bolognini & C.
A Casale, sì, che nascerà una bella lista civica – quella di cui vi parlo da un pezzo – alla faccia di tutti gli almanacchi e in grado di scompigliare a dovere la calma apparente e richiamare gente in sfide da Ponte della Nevaia!
La storia e la politica, cari miei, sono come lo stipendio in una famiglia. C’è chi sa spenderlo e ci fa affari; e c’è chi lo sciupa e gli affari li perde. Guardate cos’è stata in grado di fare la politica reazionaria e fascista del Piano Marshall e fino all’esperienza di Mani Pulite; e che razza – al contrario – di immondo puttanaio economico e sociale sono stati capaci di tirare su, tutti i governi mosci di Berlusca e quelli distruttivi del Pd, così cari ai democratici alla Biden-Bidet!
E allora ci possiamo chiedere: perché il Mochi, che ha già fatto abbastanza per Serravalle, non fa il serio, si dà pace e si ritira in una onorevole vecchiaia di dolce riposo?
Forse domani vi racconto un’altra cosina bellina di Serravalle Pistoiese…
Edoardo Bianchini
[direttore@linealibera.it]
Ma si possono ancora esprimere giudizi politici e dire – come ho detto della Sabrina Sergio Gori di Quarrata – che è stata la sindaca più inutile del mondo, senza dover essere rinviati a giudizio per avere offeso l’onore e il decoro di chi il decoro, per dieci lunghi anni, lo ha sottratto in prima persona a 27 mila cittadini di Quarrata?