intossicati (democraticamente). LA DOSE FA IL VELENO

 

Amici per le verdure?

PIANA-MONTALE. Dopo le ripetute denunce del Comitato per la Chiusura dell’Inceneritore abbiamo condotto una verifica accurata sulla pericolosità delle colture nei dintorni di un impianto insalubre di 1° grado qual è classificato un inceneritore.

La cosa è saltata fuori dalla relazione di un autorevole istituto di ricerca (della Regione Toscana) qual è l’Ispo che nel lontano 2010, depositò in Procura della Repubblica una relazione davvero interessante, firmata dalla ricercatrice Elisabetta Chellini – poi chiamata da Usl 3 a qualificare la correttezza (contestata) dell’indagine epidemiologica sugli effetti delle ricadute sanitarie dell’impianto .

Andrea Poggi, Direttore di Arpat Pistoia

Tale relazione non venne presa in alcuna considerazione dalla Procura della Repubblica, guidata dal Dott. Renzo Dell’Anno, che non sembra aver domandato ai Sindaci se avessero ottemperato alle prescrizioni scientifiche della studiosa, cioè di diffidare i cittadini alla consumazione di ortaggi coltivati nella zona di intorno al gioiellino di Franceschi.

Poi, ci furono altre tre determinazioni molto qualificanti degli organi di controllo:

L’Usl 3 che con Roberto Biagini lo riportò in un convegno nazionale del 1 Dicembre 2011, ancora Ispo che lo ribadì con una altra ricercatrice nel Maggio 2016, l’Ordine dei Medici in un seminario tenuto nell’Ottobre 2016 ad Agliana dal medico generico Guido Pastacaldi e recentemente l’Arpat che lo ha riconfermato nell’ultima Commissione Ambiente congiunta a Montale. What else?

L’inceneritore e le coltivazioni del 2016

Dopo questi solenni e autorevoli atti ufficiali di tecnici accademicamente notevoli, abbiamo anche provveduto a denunciare nel Maggio 2016 la strana situazione che vedeva distribuite le verdure di una nota marca locale in alcuni supermercati Coop di Pistoia e Prato, ma non di Agliana e Montemurlo; sulla denuncia, siamo stati – noi di Linea Libera – minacciati di querela per diffamazione, subendo altresì un tentativo di estorsione da parte di uno studio legale di Firenze, incaricato dal coltivatore diretto.

La minaccia è poi rimasta tale e la loro querela non ebbe alcun seguito.

Un’altra querela è pendente sulla vicenda, dal 1 Giugno 2016.

Coltivazioni a 600 metri dall’inceneritore (cerchio)

Oggi, nei campi di prossimità al cavalcavia stradale sulla ferrovia di confine tra Montale, Agliana e Montemurlo, si assiste alla ripetizione dei fatti: quantità industriali di verdure, per esser destinate certamente all’alimentazione umana, sono liberamente coltivate dal solito industriale di settore, per raggiungere la tavole di qualche inconsapevole vegetariano, magari anche sensibile a garantirsi una alimentazione a base di verdure, così biologicamente nutraceutiche e salutiste.

L’Unione europea che, statuisce regole sul raggio di curvatura delle banane e sulla grandezza delle vongole, dice che l’argomento non è rilevante e non lo tratta affatto nelle numerose pagine del disciplinare normativo dedicate alla coltivazione biologica.

Buco normativo è ignavia di Bruxelles?

Coltivazioni a 600 metri dall’inceneritore (cerchio)

La distanza dall’impianto di incenerimento del Cis è stimabile in un raggio di 600 metri, zona limite di rispetto per il superamento delle ricadute che avvengono seguendo un modello a “ombrello”, al netto dei venti dominanti.

Se consideriamo anche i “venti dominanti” allora il territorio massimamente esposto è il Comune di Montemurlo che, a parere di Mauro Lorenzini e del dirigente di Usl 4 Aldo Fedi, non ha alcun interesse sull’impianto, visto che non ci guadagna niente (non ha ristoro economico alcuno) e non ci brucia i suoi (dei cittadini) rifiuti.

Insomma, le belle verdure ritratte nelle immagini spediteci da un residente dei pressi, su quale tavola vanno a finire? Chi le coltiva?

È sempre la società della famiglia del Sindaco Mangoni o altri che le cura? Va tutto bene così?

Che potrebbe dirci sulla faccenda il Sindaco Betti: non sarebbe arrivata l’ora di fare delle ordinanze per proibire la coltivazione di verdure a foglia larga sul territorio in prossimità dell’impianto di Cis spa?

Il Dott. Aldo Fedi, già Dir. Dip. Prevenzione della ex Usl 4

Sappiamo che l’inquinamento dato dalla “biomagnificazione alimentare” è subdolo, perché insapore e inodore, ma infinitesimo e costante, ma chi e come – oltre a questo giornale – ha provveduto a informare della pericolosità intrinseca di queste verdure?

Betti si è sempre voltato dall’altra parte ma si rende conto che così espone la sua cittadinanza a una intossicazione che potrebbe avere delle conseguenze gravi per l’effetto di “lungo periodo” sulla salute umana?

In Comune a Montale hanno mai sentito parlare di epigenetica, una nuova branca della medicina, molto cara all’Ordine dei Medici di Pistoia?

[Alessandro Romiti]

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