“Smettiamola di incolpare le cose, le colpe e le responsabilità sono sempre delle persone ”
G. Raboni
“Senza valori e obblighi morali comunemente condivisi e ampiamente radicati, né la legge, né il governo democratico, nemmeno l’economia di mercato funzioneranno correttamente”
Václav Havel, 1936, scrittore, difensore dei diritti umani e Presidente della Cecoslovacchia e poi della Repubblica Ceca
PISTOIA. Quello che accade in tutta l’Italia si verifica ovviamente anche nella nostra città e sul nostro territorio. Frane, smottamenti, cedimenti di strutture vecchie e di architetture antiche, acqua alta in città, nei torrenti e nelle fosse della zona ecc.
Viene sempre invocato il Padreterno responsabile degli eventi, e imprecato contro la natura che da sempre e come sempre fa il suo corso, un meccanismo che non ammette sconti, che non contempla comprensione né amore ma solo una serie di leggi che non è possibile invertire o modificare, con le quali è possibile convivere soltanto animati da consapevolezza e a prezzo di sacrifici, di lavoro, di rinunce, di fatiche come avveniva fino a non molto tempo fa.
Provate a smentirmi. Se guardate i vari servizi televisivi che riferiscono di frane e smottamenti di strade e linee ferroviarie, di mura antiche ecc., si osservano quasi sempre strutture realizzate parecchi anni or sono che hanno superato il corso e la durezza degli anni perché chi le aveva ereditate prima di noi ha provveduto al loro mantenimento, alla loro cura intervenendo, ove se ne ravvisava la necessità, con tempestività e determinazione.
È l’assenza di controllo, di verifica e conseguenti operazioni strutturali necessarie che causa quasi sempre la maggior parte dei problemi manifestati dal nostro territorio e dalle opere costruite dall’uomo. Qualche esempio pratico diciamo così “di pronta beva” da verificare all’istante in città e nelle sue prossimità.
Un abbondante pezzo di mura cittadine, lungo il viale Arcadia, è franato fortunatamente senza produrre danni alle persone. Tutto è rimasto come al momento del crollo e si attende che altri tratti di questo antico perimetro cedano inesorabilmente, altro che manutenzione. Un ulteriore schianto sarà attribuito di sicuro alle “eccezionali condizioni atmosferiche” eppure da 700 anni quel perimetro è là e in tutto quel tempo ne avrà pur vissute di situazioni eccezionali.
Osservate le griglie di quei tombini cittadini che dovrebbero ricevere l’acqua piovana e ne troverete l’80 per cento del tutto intasate. Chiaramente non ci sarà bisogno della “bomba d’acqua” a spiegare l’acqua alta per le strade, ma basterà quella quantità di pioggia che è sempre caduta dal nostro cielo per evidenziare non i danni di un evento particolare, ma l’incuria di chi dovrebbe pulire quelle fogne unita all’indifferenza dei cittadini che o non segnalano questo stato pericoloso o lo fanno sporadicamente e senza energia.
Gli argini della Brana o della Bure mostrano in più punti crepe e cedimenti sui quali sono stati stesi teli di nylon e sacchetti di sabbia che si aggiungono ad altri teli di occasioni precedenti ancora in attesa di una soluzione radicale che non pare nemmeno in progetto.
Per intendersi gli argini cedono e quei teli e quei sacchetti da una funzione posticcia di emergenza hanno finito per divenire un’opera definitiva aumentando di numero ad ogni corposo acquazzone. Tutto questo a fronte delle non tenui gabelle imposte e riscosse dal consorzio Ombrone.
Proprio nell’alveo dell’Ombrone si trovano ancora le famose briglie del Granduca che una funzione pratica dovevano avere ma che, del tutto abbandonate a se stesse, senza alcun tipo di vigilanza e manutenzione, hanno ceduto alle insidie del tempo.
Scuola media “Raffaello” via Calamandrei, un gioiello quando venne costruita provvista di aula magna, di piscina, di palestra ecc.. I primi dieci anni la manutenzione era a carico della ditta costruttrice, poi, passata in mani pubbliche è risultata praticamente assente e basta osservarla per capirne lo stato di degrado.
Istituto Tecnico “Silvano Fedi”: verificate personalmente con una escursione sul posto e resterete disgustati di come viene tenuta una struttura pubblica offesa dalla maleducazione della gente e da un complice, totale difetto di conservazione.
Non mi pare il caso di invocare, come quasi sempre succede, la mancanza di fondi, io che non sono matusalemme ho vissuto epoche in cui non si navigava nell’oro ma le strutture cardine della città erano curate con zelo e puntualità unite anche, è ovvio, ad una maggiore creanza e senso civico di ciascuno.
Ci sono strade con buche profonde che non sembrano destare la preoccupazione di alcuno o perlomeno non appaiono cose tanto pericolose da aggiustare con urgenza. Anche dinanzi ad una segnalazione bisogna scordarsi un intervento tempestivo pur trattandosi di un lavoro minuto. È evidente la difficoltà di un dirigente, che avesse voglia di provvedere, a disporre delle proprie maestranze impastoiato tra stati giuridici farraginosi, pretese sindacali, commissioni interne ecc. che limitano in maniera spesso assurda qualsiasi attività o iniziativa.
Figuriamoci se fosse anche nevicato. Il ghiaccio sui marciapiedi? Tutta colpa del buon Dio non della mancanza del sale e di qualcuno comandato a spargerlo. Alla base di tanto scempio la trasformazione radicale della nostra società, del suo modo di pensare e di comportarsi che rapidamente ci sta portando, insieme al crollo degli ideali fondamentali, già in via di assoluto completamento, anche a quello non meno colmo di rischi delle opere umane dalle quali dipende la nostra vita e la nostra economia.
Una delle cause determinanti che ha condotto a questa specie di abbandono è la politica sindacale degli ultimi 40 anni che ha propugnato solo i diritti dei lavoratori evitando di disciplinarne le attività ed incentivarne l’impegno. Oggi risulta difficile trovare un amministratore che insieme al suo indiscutibile e lecito interesse personale unisca quello della collettività e ancora più rari sono quei lavoratori disposti e disponibili a operare non solo per la “pagnotta” ma anche seguendo quegli stimoli etici che, senza retorica, animavano gli uomini di qualche tempo fa.
Dirigere maestranze è divenuto difficile anche per chi lo volesse fare sul serio poiché richiederebbe impegno e volontà, capacità ed energie, tante energie per scontrarsi con abitudini radicate, destreggiarsi in un dedalo di regolamenti e normative professionali e modificare un andazzo ormai consolidato.
Ovunque guardi, l’ambiente degli impianti ferroviari, la stessa linea, l’arredamento delle stazioni, i bordi delle strade, le “aiuole”, i viali “alberati”, le fosse limitrofe al centro, i selciati, la raccolta dell’immondizia, gli alvei dei torrenti ecc. vedi lassismo, abbandono, noncuranza, approssimazione e le poche operazioni cui talora assistiamo vengono svolte senz’anima con sufficienza per completare l’orario di lavoro senza curarsi troppo del come si fa una determinata operazione ma solamente tenendo d’occhio la fine del turno e i risultati si vedono e cominciano a dare i loro nefasti frutti.
Una volta si usava premiare i probi lavoratori a dispetto di coloro che manifestavano scarso rendimento. Ciò doveva premiare il buon lavoratore e incoraggiare gli altri ad un impegno maggiore. Poi si giunse alla filosofia (costituzionale, ma forse troppo democratica) di rendere per legge tutti uguali e quindi eventuali premi o incentivi cominciarono ad essere divisi equamente tra tutti i lavoratori di un reparto o di un ufficio qualunque fosse il loro rendimento e la loro attitudine.
Il risultato, semplice e scontato è stato l’appiattimento di tutti cosicché, anche chi operava con impegno e passione ha finito per adeguarsi a coloro che consideravano un’attività solo il modo per ricevere lo stipendio.
Fiore Di Monozzo
One thought on “INUTILE RIFARSELA CON DIO: I DISASTRI DIPENDONO SOLO DAGLI UOMINI”
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